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Correre e resistere. Marco Zanchi racconta il suo ultra trail

Resistere alla stanchezza e al sonno per arrivare alle corse più lunghe

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

Marco Zanchi corridore di ultra trail nel team Vibram Marco Zanchi corridore di ultra trail nel team Vibram Marco Zanchi corridore di ultra trail nel team Vibram Marco Zanchi corridore di ultra trail nel team Vibram Marco Zanchi corridore di ultra trail nel team Vibram

Le gare di ultra trail, specialità del trail running, sono corse epiche. Possono durare anche per giorni perché coprono distanze superiori ai 42 km e per questo richiedono capacità di resistenza a sonno e stanchezza prolungati nel tempo. Come ci si prepara a sostenere uno sforzo simile? Se le gambe ci reggono, le scarpe fanno altrettanto? Il primo atleta con cui ne abbiamo parlato è Marco Zanchi del team Vibram, che vanta in curriculum vittorie e partecipazioni a gare di ultra trail come il Tor de Geants, la mitica traversata della Valle d’Aosta di 330 km. Zanchi è anche uno specialista delle suole per professione: nel suo laboratorio ZM Custom Shoes risuola, ripara e modifica calzatura da corsa.

Marco Zanchi, cosa vuol dire ultra trail per te?
Ultra trail è vivere la natura correndo. È una disciplina della corsa non solo in montagna, ma in generale in tutto ciò che è fuori dalle città e nel mondo outdoor, per esempio una traversata nel deserto. Rispetto al trail running classico prevede una percorrenza più lunga, anche se a livello di impegno e di difficoltà non è detto che il chilometraggio sia l’indicatore primario, perché dipende dalle caratteristiche del percorso. Un ultra trail dura più ore, e implica una grande fatica anche in termini di gestione del sonno, però può svolgersi su percorsi più semplici di un trail classico.

Come si fa a vincere sonno e stanchezza dopo tante ore di corsa?
Per me è proprio l’avventura il fattore chiave: la gara viene meno e si tratta alla fine di un’avventura con te stesso e la montagna. Essere in certi luoghi del mondo correndo, soprattutto la notte, è magico, ha un grande fascino, naturalmente con condizioni meteo favorevoli. Quando ti trovi a 2000 o 3000 metri e vedi in lontananza il mare o la città che brilla di luci alle 3 di notte è qualcosa di incredibile, bellissimo. Senti i rumori della foresta, della montagna…nel silenzio trovi lo stimolo per non dormire, per stare sveglio.

Come hai iniziato a correre e come sei arrivato a una gara come il Tor de Geants?
Ho cominciato 17 anni fa per dimagrire: andavo in montagna e facevo corsette al parco. Poi 15 anni fa ho scoperto le prime gare che all’epoca non si chiamavano trail running perché il termine non si usava ancora. Era corsa in montagna classica o skyrace: gare brevi di 20, 30 km al massimo in cui si faceva su e giù dai monti. Poi piano piano ho scoperto altre tipologie di competizioni e anche in Italia iniziavano ad arrivare gare su ultra distanze: la più famosa è l’Ultra Trail du Mont Blanc, e proprio per avvicinarmi a quella gara l’anno precedente ho partecipato alla Lavaredo Ultra Trail che all’epoca era di 90 chilometri. Non avevo alcun tipo di preparazione per queste distanze e anche l’equipaggiamento non era quello tecnico di oggi. Mi ero detto: “partiamo e vediamo com’è”. Mi trovai benissimo e arrivai secondo dietro a un ungherese. La gara mi ha affascinato, soprattutto lo stare in giro così tante ore a correre fra le montagne, da solo o in compagnia ma sempre con l’obiettivo del traguardo. Così l’anno successivo mi sono iscritto all’Ultra Trail du Mont Blanc. Credo che tutti i chilometri accumulati negli anni precedenti mi abbiano dato la preparazione per affrontare anche queste lunghe distanze.

Pensando a chi si avvicina ora alle prime corse in montagna un traguardo come quello di un ultra trail si raggiunge pian piano però…
Io consiglio sempre di cominciare a gradini: partire con una gara di 20 km, poi passare a una 30, poi una 50, anno per anno fino a tentare i 100. Naturalmente bisogna anche essere preparati alle sconfitte perché non è detto che si riesca sempre a finire una 100 chilometri. Però se si fa con gradualità in pochi anni si può arrivare a concludere una 60 km.

Tu sei lo specialista delle suole. Per un trail runner quanto dura un paio di scarpe e come si fa a capire che è ora di cambiarle?
Dipende molto dal tipo di corsa, dal tipo di calzatura, dal peso della persona. Io che peso 60 kg ho un impatto diverso da chi pesa 80 kg, sicuramente quest’ultimo le consumerà prima di me. Escludendo tutte queste variabili, possiamo dire che solitamente una scarpa da trail running può reggere 400km, massimo 500. Poi però dipende molto anche dal terreno: la roccia è più usurante, quindi per esempio se si corre nelle Orobie o nelle Dolomiti si consumano di più. Per quanto riguarda la suola possiamo dire che il discorso è simile a quello degli pneumatici delle auto: quando vedi che l’auto comincia a scivolare, e non hai più buona aderenza metti la gomma nuova. Lo stesso vale per le suole: nel mio laboratorio ZM Custom Shoes faccio proprio questo, mi occupo di risuolare, riparare e modifica le calzatura da corsa.

Hai una suola preferita per le tue gare di ultra trail?
Per quanto mi riguarda io uso una mescola Vibram Megagrip che dà una migliore performance con ogni condizione e su ogni terreno, soprattutto sul bagnato, e che ormai è parte della mia quotidianità. La scelta della suola però dipende ancora una volta dal terreno su cui ci troviamo. Ormai siamo diventati talmente evoluti in questo sport che ci sono scarpe e suole per ogni terreno e ogni gara e del resto la suola è un elemento importantissimo per la sicurezza perché può preservarti anche dagli incidenti.

 

Per una breve biografia di Marco Zanchi clicca qui

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