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Monte Illimani: Peñas, La Paz e la partenza verso le montagne

Dopo alcuni giorni alla missione di Padre Topio, il gruppo è pronto a partire

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da Redazione outdoortest.it

Riccardo Stacchini davanti al murales della missione missione di Peñas Antonio Zavattarelli In cima alla collina con padre Topio In cima alla collina di Peñas monotiro di 6a canti in refettorio camerata Una pecora in regalo Rocce rosse e compatte sulla collina sopra Peñas Peñas Trekking Davanti alla missione di Padre Topio La croce in cima alla collina sopra Peñas mate de coca La missione di Peñas La piazza di Peñas Popolazione locale

È entrata nel vivo la spedizione al monte Illimani di Massimo De Paoli, Davide Morini, la Guida peruviana Miguel Martinez e Riccardo Stacchini. Come ci racconta quest’ultimo, testatore di Outdoortest, il gruppo è arrivato a metà settimana presso la missione di Padre Topio, al secolo Antonio Zavattarelli, a Peñas, paese della Bolivia Occidentale, posto a quasi 4000 metri di quota. Causa maltempo, gli italiani hanno dovuto rimandare di qualche giorno la partenza per le montagne, ma l’occasione è stata sfruttata per una visita a La Paz. Nella tarda mattinata di oggi dovrebbero però partire per le prime salite di acclimatamento: il Pequeño Alpamayo e il Condoriri.

L’altitudine già elevata a cui sorge il centro abitato di Peñas ha permesso agli alpinisti di iniziare la fase di acclimatamento, necessaria ad abituare l’organismo alla quota prima di affrontare l’obiettivo alpinistico della spedizione: la cresta Ovest che arriva in vetta alla cima nord del monte Illimani alto 6438 metri.

Come vediamo dalle foto inviateci da Riccardo, la missione rispecchia il carattere del sacerdote italiano, Padre Topio, scalatore lui stesso e abituato ad ospitare trekkers e alpinisti diretti verso le affascinanti vette andine della zona. Un murales posto sulla facciata del dormitorio della missione ritrae proprio un alpinista con casco e corda, un lama e alcune persone del posto che indicano le montagne alle loro spalle, dito puntato col fare tipico delle guide.

Nei giorni scorsi De Paoli, Morini, Martinez e Stacchini, per fare un po’ di allenamento e sgranchire le gambe, hanno provato qualche monotiro su una falesia di arrampicata nelle vicinanze della missione. “Abbiamo scalato un tiro di grado 6a – ci ha detto Riccardo -. Nonostante non fosse un tiro difficile, la difficoltà aumenta a causa dell’altitudine. Che fatica!”. Oltre ad arrampicare, il gruppo insieme a Zavattarelli ha percorso un trekking che arriva in cima a una collina alta 4200 metri.

Gli alpinisti avrebbero dovuto lasciare la missione di Padre Topio ieri mattina, per dirigersi verso il Pequeño Alpamayo e il Condoriri, cime di acclimatamento preliminari alla loro salita al monte Illimani. Ma al risveglio hanno trovato una sopresa non proprio gradita: 2 cm di neve al suolo, che lasciavano prevedere in quota un accumulo maggiore di neve. Un maltempo anomalo in questo periodo. La battuta di arresto è stata però l’occasione per tornare a La Paz e visitarla.

“E’ una città incredibile – ci ha raccontato Riccardo -, con una parte alta e una bassa con 600 m di dislivello, circondata da abitazioni in mattone a perdita d’occhio. Da 2 anni è servita da 9 linee di telecabine a 8 posti, ottima scelta data l’impossibilità di poter costruire una metropolitana in salita. Il traffico stradale è caotico e nessuno rispetta i pedoni. Le voci dicono che i fondi per costruire le telecabine e le grandi opere stradali nel circondario arrivino dalla coltivazione di foglie di coca e dalla successiva produzione di cocaina. Pare infatti che negli ultimi anni il centro del narcotraffico si sia spostato dalla Colombia verso Perù e Bolivia. Questa giornata a La Paz è stata  utile per acquistare una scheda telefonica locale, molto conveniente rispetto al roming italiano, e per trovare la benzina pura da usare con il fornelletto in tenda (maggiore potenza in quota rispetto al classico propano delle bombolette). Inoltre un giorno in più di acclimatazione a 4000 m ha fatto bene a tutti.”

Ci sono 6 ore di fuso orario fra Italia e Bolivia. Alle 15 italiane, le 9 di La Paz, De Paoli, Morini, Martinez e Stacchini erano già pronti per partire per la Cordillera Real con un pulmino. Il programma è però quello di attendere le 17 (le 11 locali) nella speranza che il tempo migliori.

“Entro stasera dobbiamo raggiungere il campo base sul lago Chiar Khota a piedi e con il supporto di muli per il materiale – ci ha detto ancora Riccardo -. Domani dovremmo avere 2 giorni di tempo discreto per salire prima il Pequeño Alpamayo poi il Condoriri, entrambi in giornata. Meteo permettendo, e soprattutto se la neve caduta non sarà tanta rendendo troppo difficile e faticosa la progressione”.

In attesa di vedere cosa succederà nei prossimi giorni, pubblichiamo le foto che ritraggono la permanenza degli alpinisti a Peñas. Ne vediamo la piazza principale, il refettorio della missione, con schitarrate serali dei commensali; il cortile interno in cui sorge un bellissimo ulivo, che resiste egregiamente agli oltre 3900 metri di quota; la camerata che ospita gli alpinisti; la croce in cima alla collina sopra il paese, dove padre Topio ha posto una via Crucis che sale fra rocce vulcaniche, rosse e compatte. E poi donne che lavorano la lana nella missione, una simpatica pecorella agghindata secondo le usanze locali in quanto donata in omaggio, e il famoso mate de coca: infuso tipico dei paesi andini, tradizionalmente consigliato per prevenire mal di montagna o altri problemi dati dall’altitudine. Realizzato con le foglie di coca, l’usanza vuole che i degustatori si passino il bicchiere per berlo in compagnia.

 

 

 

 

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