L’8 agosto 2025, su un volo tra Milano Linate e Amsterdam, il cielo limpido regala un momento raro: le Alpi svizzere viste dall’alto, illuminate da una luce nitida che scolpisce valli, creste e ghiacciai.
Tra tutte le meraviglie alpine, una domina lo sguardo: l’Aletschgletscher, il ghiacciaio più lungo delle Alpi, patrimonio mondiale UNESCO.
Dall’alto, la sua curva maestosa appare ancora imponente, ma basta osservare con attenzione per cogliere un segnale inequivocabile: il ghiacciaio si sta ritirando. Le lingue laterali si interrompono, il fronte glaciale arretra, e sui versanti emergono vaste zone di roccia nuda, prive di neve e ghiaccio.

Il ritiro glaciale: un dato che cresce anno dopo anno
Secondo i rilevamenti di GLAMOS (Swiss Glacier Monitoring Network), l’Aletschgletscher perde decine di metri in lunghezza e diversi metri in spessore ogni anno. Negli ultimi 150 anni ha perso oltre il 30% del suo volume.
Il riscaldamento globale, che alle quote alpine procede a un ritmo doppio rispetto alla media mondiale, è la causa principale di questo arretramento.
Non si tratta solo di un cambiamento estetico del paesaggio:
Perdita di riserve d’acqua dolce: i ghiacciai sono enormi serbatoi naturali che alimentano fiumi, laghi e sistemi idrici.
Maggiore instabilità geologica: con il ritiro del ghiaccio, i versanti diventano più fragili e aumenta il rischio di frane e colate detritiche.
Cambiamento delle vie alpinistiche: percorsi storici diventano impraticabili o richiedono nuove varianti.

Per noi appassionati di outdoor, un simbolo e un avvertimento
Per chi ama la montagna, l’Aletsch non è solo un luogo: è un simbolo di grandezza naturale. Sorvolarlo significa ammirare un ecosistema vivo ma anche fragile, che parla del passato e avverte sul futuro.
Ogni salita, ogni escursione, ogni fotografia è un atto di memoria: il ghiacciaio che vediamo oggi non sarà lo stesso tra vent’anni.
Ecco perché la comunità outdoor ha una responsabilità doppia:
Testimoniare, raccontando i cambiamenti e sensibilizzando chi non li vede da vicino.
Proteggere, adottando comportamenti sostenibili e sostenendo politiche di tutela ambientale.

Un patrimonio UNESCO che cambia sotto i nostri occhi
L’Aletschgletscher, lungo circa 20,7 km e con un volume stimato di 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio, è stato inserito nel Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2001.
È uno dei “giganti bianchi” delle Alpi, alimentato da quattro bacini glaciali principali: Grosser Aletschfirn, Jungfraufirn, Ewigschneefeld e Grüneggfirn.
Eppure, le proiezioni climatiche indicano che entro la fine del secolo la sua massa potrebbe ridursi di oltre il 50%, modificando radicalmente l’aspetto e l’ecosistema della regione.

Un invito a guardare e agire
Le immagini scattate durante questo volo non sono solo un ricordo personale, ma un invito a guardare con attenzione e a non dare per scontata la bellezza che ci circonda.
I ghiacciai sono come “canarini nella miniera”: ci avvertono dei cambiamenti climatici in corso e delle conseguenze del nostro impatto sul pianeta.
La nostra generazione ha ancora margini di azione per preservare ciò che resta di questi paesaggi straordinari. Ma servono consapevolezza, scelte responsabili e un impegno collettivo.
Curiosità:
L’Aletschgletscher è visibile in modo spettacolare dal Belvedere di Eggishorn e dalla Jungfraujoch.
La sua velocità di scorrimento varia da 80 a 200 metri l’anno, a seconda della zona.
Nel 2019, il ghiacciaio ha registrato una perdita record di massa a causa di un’estate eccezionalmente calda.