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Cos’è l’inversione termica?

Intervista con l’esperto Giacomo Poletti per capire meglio questo fenomeno

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

A tanti lettori sarà capitato di iniziare un’escursione nella nebbia, pensando di non avere nessuna possibilità di vedere qualcosa dalla vetta, per poi trovarsi invece dall’altra parte di questa coltre di nuvole e nebbia, sotto il sole e con una vista spettacolare. In effetti è proprio quel mare di nebbia che contraddistingue, nell’immaginario di molti, un’inversione termica, come nel famoso quadro “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich. Ma che cos’è l’inversione termica? Quali ne sono le cause, e quali le conseguenze? L’abbiamo chiesto a Giacomo Poletti, ingegnere ambientale e meteorologo per passione. Ecco cosa ci ha risposto.

Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich

Che cos’è l’inversione termica e quando è più frequente?

“Come fa intuire il termine, con inversione termica si intende un fenomeno che vede una situazione invertita rispetto alla norma. E cioè una particolare situazione per cui la temperatura, invece che calare salendo di quota come è normale per quasi tutto l’anno (i famosi 6,5°C medi ogni 1000 metri di dislivello) fa invece il contrario e si inverte, cioè aumenta salendo di quota. In altre parole, con l’inversione termica l’aria fredda sta in basso, sui fondovalle, mentre in montagna fa più caldo. A Trento, ad esempio, può fare più freddo che sul Bondone (la montagna di Trento per eccellenza, che raggiunge una quota di 2180 metri). È una condizione tipica delle giornate invernali di bel tempo. In estate, infatti, il calore del sole tende ad impedire le inversioni.”

Cos’è l’inversione termica. Ph. Giacomo Polettti

Quali sono le cause dell’inversione termica?

“L’inversione termica è normale sia in inverno che in autunno e primavera, prevalentemente all’alba, dopo che le nostre valli sono rimaste al buio per molte ore. Oggi la possiamo notare facilmente mentre viaggiamo, grazie ai termometri presenti sulle auto. L’aria fredda infatti è più densa di quella calda e, se lasciata indisturbata, tende a depositarsi in basso, proprio come se fosse acqua. Per avere questo ristagno, però, servono alcune condizioni particolari. Ad esempio non ci deve essere vento, perché questo rimescola l’aria, disturbando le stratificazioni. Inoltre, il cielo sereno aiuta la dissipazione del calore e la creazione di aria fredda densa, che scivola dai monti (come fosse acqua, appunto) e va a riempire i fondovalle. Altri fattori che aiutano l’inversione sono sicuramente l’alta pressione, che schiaccia l’aria nei bassi strati. Infine la copertura nevosa dà spesso un contributo fondamentale, dato che l’aria sulla neve si raffredda sia per effetto dell’albedo (la riflessione di larga parte della radiazione solare dovuta al colore bianco) sia per le caratteristiche di emissività che vedono la neve raffreddarsi molto bene di notte. In sintesi, sono proprio le condizioni tipiche del nostro inverno. Se la frequenza delle alte pressioni aumenta, è chiaro che diventa più facile assistere all’inversione termica. Quando arrivano venti o perturbazioni forti, invece, l’inversione termica si rompe e scompare.”

Inversione termica sul Lago di Lecco. Ph. Cecilia Mariani

Quali sono gli effetti che derivano dall’inversione termica?

“Prendiamo l’esempio del Trentino, dove abito: l’inversione termica è tipica di tanti fondovalle. La Valsugana, ad esempio, è una di queste buche notoriamente inversionali. In inverno, infatti, si ricopre di galaverna (fenomeno atmosferico di trasformazione della rugiada e del vapore acqueo in cristalli di ghiaccio, da Treccani) e di brina proprio a causa del freddo stagnante. In generale, comunque, tutti i fondovalle ombrosi vedono la frequente formazione di inversione termica. E il livello di inversione può arrivare anche a 2000 metri di quota: molte nevicate in Trentino sono legate ad aria caldo/umida da sud che scorre sopra un preesistente e spesso cuscino freddo.”

Inversione termica in Valle dei Mocheni e Valsugana. Ph. Cecilia Mariani

Ci sono dei problemi legati all’inversione termica?

“In effetti uno strato di aria fredda stagnante può portare a dei problemi: se al suo interno si rilasciano inquinanti (gas di scarico delle auto, fumi domestici e industriali, ecc.) è ovvio che questi restano intrappolati. È il caso eclatante della Val Padana, che in inverno diventa un grande catino di aria ferma e inquinata. Quando si inspessisce interessa anche la Val d’Adige, facendo risalire l’inquinamento da Ala verso nord. Inoltre lo strato di inversione termica può riempirsi di umidità proveniente dal terreno ed essere rivelato dalle nebbie. Succede in Alta Valsugana durante molte mattine d’autunno e d’inverno. Quando in montagna si nota uno strato orizzontale di nebbia o foschia, siamo al cospetto di una inversione (con lo strato umido più freddo e nebbioso, mentre al di sopra si trova aria calda e limpida, “pulita”). Per questo chi vive in quota spesso respira aria buona, semplicemente perché resta al di sopra delle inversioni, nella libera atmosfera. C’è poi un altro effetto curioso: in alcuni casi, se in quota arriva un peggioramento con aria calda, le sacche fredde stagnanti favoriscono il gelicidio, e cioè la pioggia che ghiaccia al suolo creando uno strato vetroso pericolosissimo per la circolazione stradale.”

Inversione termica e inquinamento ad Almaty, Kazakistan. Ph. Giacomo Polettti

Chi è Giacomo Poletti

Contraddistinto dalla passione per la meteorologia fin da bambino, nel 2009 Giacomo si laurea in ingegneria ambientale all’Università di Trento, concentrandosi prevalentemente sull’ambito meteo/climatico. Dopo la laurea ha ottenuto una borsa per lo studio delle precipitazioni sul monte Baldo e da lì, pur lavorando sempre in altri settori, non ha mai smesso di interessarsi alla materia. Collabora con i Collegi Provinciali delle Guide Alpine e dei Maestri di Sci per la formazione dei professionisti ad essi iscritti, in più scrive di meteorologia su quotidiani e riviste locali, e gestisce con successo una pagina Facebook (https://www.facebook.com/GiacomoPolettiMeteo) dedicata alle previsioni meteo in Trentino. Da ultimo, Giacomo fa parte del direttivo di MTAA (https://www.meteotrentinoaltoadige.it/), un’associazione di promozione sociale nel campo del meteo. 


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