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da Redazione outdoortest.it

Dal blog di Alfredo Tradati

A fine gennaio, dal 24 al 27, si rinnova il classico appuntamento con le novità delle attrezzature sportive invernali, nei padiglioni della Fiera di Monaco di Baviera. Facciamo un po’ di retrospettiva, con un articolo riferito all’edizione 2014, per scoprire se il trend positivo che emergeva timidamente allora, sarà confermato, e possibilmente potenziato nel 2016.

ISPO WINTER 2014

Vero ottimismo, dietro ai numeri ufficiali

Settantatre edizioni della fiera internazionale dell’articolo sportivo di Monaco. Una lunga storia, non sempre lineare, per quello che ormai da decenni è il punto di riferimento indiscusso del settore. Il salone ha saputo nel tempo adattarsi ai cambiamenti e, soprattutto in questi anni difficili, ha dato prova di vitalità, iniziativa, visione. La risposta degli operatori è reale, e va al di la dei bilanci consuntivi ufficiali che, si sa, non possono che essere positivi.

Nei corridoi c’è molto traffico, gli stand appaiono subito affollati. Gli eventi di richiamo hanno molti spettatori, i ristoranti sfornano piatti a ciclo continuo, le sale stampa pullulano di giornalisti internazionali. Se bastasse questo per decretare il successo di Ispo 2014, l’obiettivo sarebbe senza dubbio centrato. Ma dopo oltre due decadi di frequentazione del Salone, in versione invernale sempre, estiva finché è esistita, l’istinto mi dice che bisogna scavare, andare oltre per verificare se i segnali esteriori siamo davvero sintomo di qualcosa che cambia, di quell’inversione di tendenza tanto sognata da tutti, ma non ancora realmente all’orizzonte. E così comincia il lungo peregrinare di hall in hall, tra gli stand dei pesci grandi, ma soprattutto di quelli medi e piccoli, il vero termometro della situazione. I chilometri percorsi non si contano (ma si viaggia ad una media di 10/15 al giorno) e sono il prezzo da pagare per la conoscenza, per incontrare le persone che muovono la macchina con il loro incessante lavoro fatto, prima di tutto, di passione per il prodotto e le attività sportive per cui è realizzato.

Uno dei valori di Ispo è proprio questo, dare un volto, una sostanza, a chi per il resto dell’anno incontriamo quasi solo virtualmente. Mai come in questa edizione, mi è capitato di sentire capitani d’azienda e marketing manager di ogni età rimarcare l’importanza di una stretta di mano, di una chiacchiera, di uno scambio di opinioni con un bicchiere in mano. La sensazione chiara è quella di un comparto che vuole uscire dal tunnel; aziende che, essendo abituate a lavorare con l’estero, non accettano il “ghetto” nel quale il modo di fare italiano sembra essere stato relegato ormai da troppo tempo. Si nota con piacere il ritorno a discussioni più approfondite, su temi di più ampio respiro, non più esclusivamente il qui e ora (per salvare il salvabile). Forse è ancora presto per parlare di visioni per il futuro, ma senza dubbio gli orizzonti tornano ad allargarsi e questo fa si che l’impressione che abbiamo avuto al termine, sia stata quella di un Ispo che sorride e progetta, anche per gli operatori di casa nostra.

I marchi italiani, quasi tutti presenti in Fiera da molte edizioni (qualcuno fin dall’inizio), hanno sottolineato pressoché all’unanimità un’aumentata presenza di negozianti dal nostro Paese, così come non si registrava da tempo. Un bel segnale che giunge da una categoria comunemente additata come una delle più restie all’aggiornamento, all’investimento in cultura di prodotto e al respiro internazionale. Si parla inoltre di contatti più produttivi, informati, attenti, segno quindi di una consapevolezza aumentata e di una volontà di apertura inconsueta.

Stimolati sul tema, i dirigenti d’azienda italiani, hanno convenuto che gli sforzi della Fiera di Monaco, nel tentativo di proiettare Ispo oltre la palude della crisi, hanno dato buoni frutti e, in prospettiva, di migliori ne possono ancora produrre. Le nuove iniziative del Salone (Ispo Award, Brandnew Award, Ispo Academy, Ispo Textrend, …) sono state ben recepite e, a giudicare dalla partecipazione dei marchi, accolte come utili strumenti di agevolazione delle dinamiche di comunicazione. Per contro, gli intervistati hanno espresso alcune critiche. Una su tutte, la più “trasversale” che accomuna soprattutto medie e piccole aziende con una grande tradizione di Ispo alle spalle, è quella della difficoltà di ottenere maggior spazio espositivo o un miglior collocamento nei padiglioni. Una difficoltà da parte dell’ente Fiera di Monaco nel rispondere ma, a pensarci bene, un’ulteriore dettaglio positivo che segnala la rinnovata voglia di competitività dei player italiani sul mercato.


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