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Quattro certificazioni green per scegliere i tuoi capi

Una pratica guida per migliorare la tua consapevolezza verso i tuoi prossimi acquisti per riconoscere i capi più ecologici in commercio

Scritto il
da Luca Tessore

 

In questi ultimi tempi non c’è prodotto senza un qualche slogan a tema “green”. Dal momento che riteniamo importante fornire tutti gli strumenti necessari per aiutarti a fare la scelta migliore sul tuo prossimo acquisto, abbiamo deciso di parlarti di quattro certificazioni green, tra le più importanti, per riconoscere un capo ecologico.

Qual è il prodotto migliore oggi?

Il prodotto migliore non è soltanto quello più performante durante la pratica sportiva, oggi il prodotto migliore è quello che ti permetterà di continuare a fare sport in un ambiente sano. Consapevoli di questo, molte aziende hanno iniziato ormai da diversi anni a produrre capi sempre più rispettosi per l’ambiente, e non solo, andando così  a migliorare anche la qualità dei lavoratori e del benessere animale. Le quattro certificazioni di cui andremo a parlare spaziano dalle coltivazioni sostenibili all’assenza di sostanze chimiche tossiche.

Iniziamo questo viaggio ricordando che l’impatto dell’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo ed è un nostro dovere, oltre che diritto, saper distinguere i prodotti etici e sostenibili da quelli più comuni in commercio.

L’industria tessile è una delle industrie più importanti al mondo in termini di consumo e qualità dell’acqua_Ph VAUDE

Quali requisiti sono stati presi in considerazione per la nostra selezione

Nel mondo del tessile esistono oltre 100 certificazioni green che valutano l’impatto ambientale e l’ecosostenibilità dei capi d’abbigliamento che acquistiamo. Molte di queste valutano soltanto una parte del ciclo produttivo, non escludono tutte le sostanze dannose o potenzialmente dannose per la salute e l’ambiente e, spesso il tutto non è facilmente comprensibile da noi consumatori.

Per noi un capo ecologico deve avere questi 7 semplici requisiti:

–            Origine del filato/tessuto tracciabile

–            Non contenere sostanze chimiche nocive per la salute umana e ambientale

–            Se di origine sintetica avere almeno il 50% di polimero riciclato certificato GRS o biobased

–            Controlli per il minor impatto ambientale possibile sull’intero ciclo di vita del capo, dalle materie prime alla produzione, fino allo smaltimento.

–            Rispetto del benessere animale

–            Rispetto del suolo, acqua e aria con un’agricoltura sostenibile

–            Favorire la durabilità nel tempo con la possibilità di riparazioni  del capo acquistato

Abbiamo scelto una certificazione per ogni tipologia di filato: origine naturale, sia vegetale che animale (GOTS), esclusivamente lana (ZQ e RWS) e misto, con fibre sintetiche miste a filati biobased o riciclati (GREEN SHAPE). In questo modo avrete una panoramica su quali sono gli standard necessari per far sì che un prodotto sia rispettoso dell’ambiente.

ZQ natural fibre

Spesso, molte aziende sbandierano il fatto che i loro capi sono prodotti in lana merino come sinonimo di capo naturale e di qualità; beh, dovete sapere che non è  sufficiente che un capo sia in lana merino per considerarlo ecocompatibile e di massima qualità. Infatti, la qualità del filato e l’ecocompatibilità dipende da come vengono allevate le pecore merino. La certificazione ZQ Natural fibre garantisce che le pecore merino siano allevate con una produzione etica attraverso un allevamento sostenibile.

Pecore Merino_ZQ
Sono 5 i valori che i produttori di lana certificata ZQ devono seguire:

–             Benessere animale: i capi vengono fatti pascolare in modo estensivo, inoltre, a questi non si pratica il mulesing, cioè l’asportazione di pelle nella zona perianale per prevenire l’infestazione da larve di mosca (le quali possono provocare gravi infezioni e la morte dell’animale). Questa metodologia è dolorosa, fatta senza anestesia, senza sutura e terapia antibiotica, ma le alternative efficaci a questa pratica sono numerose e, soprattutto, rispettose dell’animale. Quindi, è importante accertarsi che i capi in lana merino che indossiamo siano “mulesing free”.

–             Sostenibilità ambientale: tutti i coltivatori ZQ hanno un piano ambientale specifico per il proprio territorio. Così, in relazione alle esigenze specifiche alcuni piantano alberi autoctoni, altri proteggono una specie animale del luogo o si preoccupano di garantire che laghi e corsi d’acqua siano sufficientemente puliti da essere considerati potabili.

–             Qualità della fibra: i capi allevati, rispettando il loro benessere, ci regaleranno fibre della miglior qualità possibile. Infatti, la fibra in questo modo ha un diametro costante senza punti “deboli” che influenzerebbero le proprietà tecniche del capo, garantendo un prodotto tecnico ad alte prestazioni.

–             Tracciabile alla fonte: grazie alla certificazione ZQ Natural fiber, dal capo che teniamo in mano possiamo risalire alla singola azienda agricola da cui proviene la fibra. Questo stabilisce un rapporto duraturo nel tempo tra le aziende, favorendo il raggiungimento di obiettivi comuni nei confronti della sostenibilità.

–             Responsabilità sociale: il programma ZQ garantisce la salubrità e sicurezza dei luoghi di lavoro, oltre a garantire salari equi e una stabilità del reddito attraverso un contratto a termine.

Infine, gli allevatori ZQ si preoccupano di monitorare il futuro delle loro pecore che a fine carriera (circa 6-8 anni) scendono dai terreni difficili dell’alta montagna per raggiungere gli allevamenti più in basso e facili da pascolare, oppure vendute all’industria della carne per essere lavorate in modo etico per il consumo.

RWS_Responsible Wool Standard

Non tutti i capi sportivi sono in lana merino, quindi, ci sembrava giusto inserire tra le certificazioni davvero green anche la Responsible Wool Standard (RWS) che promuove standard accettati a livello globale per il benessere degli animali e la gestione del territorio. L’RWS è uno standard globale volontario e garantisce il benessere degli ovini e dei suoli su cui pascolano. Lo standard RWS coinvolge sia gli allevatori che le aziende che di fatto utilizzano quella lana per filati e/o prodotti finali.

Pecore lana merino
Foto di Martin Bisof su Unsplash

GOTS_Global Organic Textile Standard

Ho scelto di evidenziare questa certificazione in quanto gli standard richiesti per ottenerla sono tra i più severi e restrittivi al mondo. Questa certificazione garantisce la composizione del filato di origine naturale, che può essere sia vegetale che animale.

In particolare, i tessuti certificati GOTS non devono contenere nessun tipo di sostanze tossiche o nocive, inoltre, in tutte le fasi di produzione l’obbiettivo è avere minimi consumi e scarichi. Inoltre, le acque reflue di tutte le unità di lavorazione a umido devono essere trattate attraverso un impianto funzionale per il trattamento delle acque.

Cosa può contenere un tessuto certificato GOTS

La certificazione GOTS garantisce che un tessuto sia composto con almeno il 70% di fibre naturali (vegetali o animali) prodotte con gli standard biologici. Il restante 30% delle fibre può contenere:

–            Fibre naturali non biologiche;

–            Fibre artificiali di origine naturale (Viscosa, lyocell, modal, bamboo, ecc.);

–          Fibre rigenerate, sintetiche riciclate o comunque riconosciute come poco dannose per l’ambiente (nel caso delle fibre sintetiche elastan, lycra, poliestere e poliammide, queste possono essere presenti in una quantità inferiore al 10%). Le fibre sintetiche devono derivare dal riciclo di prodotti che hanno ottenuto altre certificazioni tessili come bluesign, Oeko-Tex, Fairtrade.

Rispetto dei lavoratori

Infine, la certificazione GOTS garantisce che sono state rispettate le norme fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Le aziende che richiedono la certificazione dovranno garantire condizioni di lavoro rispettose con orari non eccessivi, garantire le norme igieniche e di sicurezza.

GOTS è una delle poche certificazioni tessili che detta i criteri a 360°, esaminando il prodotto dall’inizio alla fine.

In futuro si auspica un ulteriore passo in avanti per questa certificazione, accettando esclusivamente i capi con una composizione di fibra naturale biologica mai inferiore al 95%.

Green Shape

Non è una certificazione autonoma, ma uno standard di produzione ideato dall’azienda VAUDE. Ho scelto di inserirla in quanto segnalata da Greenpace come etichetta davvero green proprio per i suoi alti standard di produzione che va persino oltre alla certificazione bluesign®, essendo ancora più selettiva nella composizione dei tessuti escludendo ulteriori sostanze.

VAUDE lavora con il sistema bluesign® dal 2001. Lo standard tessile più severo al mondo per la tutela dell’ambiente e dei consumatori nella produzione tessile.  Lo abbiamo completamente integrato nei criteri VAUDE Green Shape.
Controllo sull’intera vita del prodotto

Green Shape prende l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla sua progettazione ai materiali e metodi di produzione fino alla sua manutenzione e riparazione per arrivare infine allo smaltimento e riciclaggio. Perché un prodotto possa avere lo standard Green Shape, questo deve superare i criteri stabiliti da Vaude in ogni fase del suo ciclo di vita. I materiali utilizzati devono avere una percentuale molto elevata di materiali certificati come “altamente rispettosi dell’ambiente” e nello stesso tempo, il produttore del materiale deve essere certificato ecologicamente. In particolare, ogni prodotto deve essere composto da oltre il 50% di materiali biobased o riciclati.

bioplastiche
I materiali sintetici realizzati con risorse rinnovabili anziché con il petrolio sono altamente innovativi. Spesso, questi tipi di bioplastiche sono equiparati a “biodegradabili” o “compostabili”, ma non è sempre così. Molti materiali sintetici biobased hanno esattamente le stesse proprietà delle plastiche convenzionali. Ciò di solito include la loro bassa biodegradabilità. Allo stesso modo, ci sono anche plastiche convenzionali derivate dal petrolio che sono biodegradabili. Ciò significa che l’origine del materiale, che sia biobased o a base di petrolio, è indipendente da quanto sia biodegradabile.

 

No a PFAS e nanotecnologie

Lo standard Green Shape esclude materiali e tecnologie particolarmente critici per l’ambiente come i noti PVC fluorocarburi/PFAS, agenti sbiancanti contenenti cloro e ipoclorito e anche le nanotecnologie. Queste ultime nei tessuti le troviamo, per esempio, in alcuni filati batteriostatici composti tendenzialmente da nanoparticelle d’argento (sostanze da 1 a 100 nanometri, considerate che un capello umano è spesso mediamente 90.000 nanometri).

Al momento la conoscenza e i rischi associati ai nanomateriali sulla salute umana e ambientale sono limitati e non esistono ancora limiti di esposizione. Green Shape quindi, ha deciso in modo preventivo di escludere dai suoi prodotti questo tipo di tecnologia. Ricordiamo che i nanomateriali possono entrare nella catena alimentare e raggiungere, oltre ai polmoni, altri organi e tessuti.

acque reflue controllate da VAUDE
Le acque reflue industriali non filtrate nei fiumi e nei corsi d’acqua inquinano l’ambiente e la catena alimentare. Ecco perché VAUDE esegue test sulle acque reflue presso i loro fornitori.
Chiudere il cerchio

Pochi standard di produzione si preoccupano fino alla fine dell’impatto del prodotto. Con Green Shape acquistiamo dei capi che devono poter essere facilmente riparabili e che abbiano materiali efficienti e riciclabili. In questo modo acquistando un capo con lo standard Green Shape rispettiamo dall’inizio alla fine l’ambiente.

Ad oggi, l’azienda VAUDE sta lavorando affinché lo standard Green Shape venga accreditato da un’organizzazione indipendente come standard per prodotti outdoor ecosostenibili.

Occhio alle %

Il più delle volte i capi tecnici non sono al 100% in fibra naturale e al loro interno troviamo anche fibre sintetiche il cui mix conferisce al capo una serie di caratteristiche come: durabilità, traspirabilità e asciugatura rapida. A questo punto il capo non potrà più essere riciclato ed è quindi importante che, se scelto possa fare una vita il più lungo possibile applicando la logica del riuso e non del fast fashion.

Foto dell’ingrandimento su Unsplash

Fare il primo passo

Ad oggi, soprattutto in ambito sportivo, la maggior parte dei capi sono prodotti con fibre sintetiche piuttosto che naturali; eppure qualcosa si sta muovendo e, sempre più sportivi, in ambiti diversi, dallo sci alpinismo all’ultra trail running come l’ultramaratoneta Simon Holvik, stanno riscoprendo i vantaggi delle fibre naturali sia in estate che in inverno.

Abbandonare o quantomeno ridurre drasticamente l’uso di tessuti sintetici derivati dal petrolio, anche riciclati, è il primo passo per migliorare la salute ambientale oltre che la nostra: cosa stai aspettando, contribuisci a indirizzare la moda nel verso giusto!

scialpinismo sull'Etna
Sci alpinista durante una discesa_Ph Ruggero Arena

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