outdoortest.it GUIDA ALL'ACQUISTO DEI TUOI ATTREZZI SPORTIVI
OUTDOORTEST

TORNA AL MAGAZINE

Tendenze

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

Dal blog di Alfredo Tradati

Oggi in montagna si va di corsa o non si va. Si fa ultratrail, fast hiking, speed running… Ma sarà vero?

L’immagine veloce della montagna non rischia l’assimilazione alla frenetica, quanto giustamente criticata, attitudine cittadina?

“Higher, Further, Faster”, “Speed up”, “Speed Mountaineering”, “Fast hiking”, slogan che parlano chiaro. Le grandi aziende, quelle capaci di tracciare la rotta, scelgono l’estremo per promuovere i propri prodotti di punta, i modelli di calzature e abbigliamento destinati a diventare le lepri da inseguire in un mercato in forte accelerazione, se non di volumi, di immagine.

I padiglioni delle Fiere lanciano un messaggio inequivocabile, quello della performance suprema, della sfida combinata tra capacità fisiche e difficoltà tecniche, per raggiungere traguardi sempre più elevati in sempre meno tempo anzi, in pochissimo tempo.

Il giudizio che si può dare, in proposito, non è etico ne’ filosofico, ma frutto di semplice considerazione oggettiva della realtà, mercato e numeri. Quanti sono coloro che corrono in montagna? Quanti potrebbero diventare, anche con una comunicazione molto efficace?

Il limite, purtroppo, è fisiologico. Occorre allenamento, tanto allenamento, una montagna di allenamento. E già qui i numeri scendono. Bisogna essere giovani e, soprattutto in Italia, questo vuol dire che il dato crolla, vista la scarsa propensione alla fatica dei nostri under 20.

Alla luce di questa realtà si fa fatica a comprendere come aziende leader indiscusse abbiano scommesso su un cavallo che, perlomeno a sud delle Alpi, se non azzoppato appare già bolso prima di cominciare a correre.

In questo panorama sono poche le realtà che seguono un percorso autonomo, che hanno una propria visione del futuro, del loro prodotto, di dove si vuole andare. Più facile seguire l’onda: d’inverno il freeride (praticato dall’1%, forse, del popolo dello sci) e d’estate la “fast mountain” (i cui praticanti sono ancora di meno).

Immagine, si dice. Emozioni al top, inarrivabili, che a cascata stimolano le vendite ai piani inferiori. Tutto da verificare. Dove va il marketing? Davvero i manager della comunicazione, inventori delle tendenze, visionari degli scenari futuri, stanno centrando il problema?

Ancora una volta si punta al vertice, alle ultranicchie, ai pochi, anzi pochissimi, che esagerano in montagna, che vivono l’ambiente solo in chiave competitiva e di performance. Ma sono minoranza, non fanno il mercato e la loro presunta leadership culturale, in quanto trendsetter, è tutta da dimostrare.

All’opposto non c’è lo “slow climbing”, la montagna antica e stantia del CAI, ma un mondo di potenziali appassionati che si tiene lontano dagli eccessi, che ha reali problemi di spesa, che vive nell’ignoranza tecnologica e che, sinceramente, avrebbe bisogno di consigli sani, onesti, concreti, da “buon padre di famiglia”.

Un’occasione per riflettere.


Altracom s.a.s. di Alfredo Tradati - via Buonarroti 77 I-20063 Cernusco s/N (MI) - P.IVA 05019050961 - info@altracom.eu - Outdoortest.it è una testata giornalistica registrata con Aut.Trib.di Milano n. 127/2020. Direttore Responsabile: Alfredo Tradati

Made by

Pin It on Pinterest