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Il morso di vipera: come prevenire e come curare

Imparare a riconoscerla, evitare rimedi fai da e nel caso andare in ospedale

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da Redazione outdoortest.it

L’avvelenamento da morso di vipera è poco comune in Italia e tuttavia non per questo è da sottovalutarsi visto che l’incidenza annuale di morsicature di vipere, in Europa (esclusa la Russia ed i paesi dell’Est), è di 15-20.000, con 50 morti per anno. Quali effetti comporta il morso del serpente velenoso? Cosa possiamo fare per evitarlo e cosa invece è necessario in caso di morsicatura? Ce lo spiega il Dottor Gege Agazzi, membro Società Italiana di Medicina di Montagna e della Commissione Centrale Medica CAI.

Le uniche specie di rettili velenosi che sono presenti in Italia appartengono alla famiglia dei viperidi e sono la vipera aspis; la vipera berus (marasso), diffusa nell’arco alpino fino in alta quota; la vipera ammodytes (vipera dal corno), diffusa sull’arco alpino e prealpino orientale, ed infine la vipera ursinii, che vive sui Monti Sibillini e sul Gran Sasso. La vipera aspis è sicuramente la più diffusa e responsabile di casi di morsicatura e avvelenamento. La vipera berus risulta, statisticamente, la prima in Europa per quanto riguarda il numero di morsicature. Il maggior numero di morsi si verifica, in genere, tra i mesi di maggio e ottobre.

La vipera è diffusa un po’ ovunque in Italia, eccetto la Sardegna; la si trova nelle regioni centro-meridionali fino alla Toscana e nell’Appennino Tosco-Romagnolo. E’ un animale che ama stare nei luoghi caldi, in particolare nelle pietraie esposte al sole, nei muri a secco, nelle fascine di legna, nei tronchi d’albero tagliati e accatastati, nelle vecchie case abbandonate, nei pagliai, lungo le rive di stagni e dei corsi d’acqua. Esce dalla propria tana nel corso delle giornate caldo-umide, con una temperatura esterna tra i 15 ed i 35 °C. Quando si trova in situazione di pericolo, assume un caratteristico atteggiamento di difesa, alzandosi, gonfiandosi, attorcigliandosi su se stessa, in posizione di attacco. Il rettile morde per uccidere le piccole prede di cui si ciba e per difendersi.


RICONOSCERE UNA VIPERA
Per difendersi dal morso di vipera, importante è saperla riconoscere bene in base alla sue caratteristiche morfologiche, per non confonderla con altri rettili non velenosi. La lunghezza del rettile è compresa tra 70 e 80 cm. Le vipere sono contraddistinte da un corpo tozzo, con una coda corta e tronca. La testa, piuttosto appiattita, possiede una caratteristica forma triangolare o “a losanga”; l’estremità del muso è rivolta all’insù. Tra occhio e bocca sono situate delle scaglie poste su più file. Le pupille sono schiacciate e verticali, a “fessura” anziché rotonde. In bocca si trovano i due grossi denti veleniferi, molto appuntiti, dotati di scanalature, che permettono al veleno di uscire e penetrare nei tessuti della vittima. La vipera dal corno possiede una caratteristica protuberanza sopra il naso, ben visibile, da cui il nome.

 

Occhio verticale della vipera aspis_foto Giuseppe Cristiano Wikipedia Commons
Occhio verticale della vipera aspis (foto Giuseppe Cristiano Wikipedia Commons)

MORSI DI VIPERA: I SINTOMI
Il serpente non sempre inocula il veleno: in almeno il 30 % dei casi il morso di vipera è “secco”, non sempre la dose iniettata risulta tossica e quasi mai mortale. I soggetti maschi sono, dal punto di vista statistico, i più colpiti dal morso di vipera. I morsi si localizzano con maggior frequenza agli arti, inferiori o superiori.

Il veleno di vipera contiene numerose sostanze tossiche con meccanismi d’azione molto diversi, che producono effetti tra di loro differenti. Il morso è caratterizzato dalla presenza di due segni di puntura profondi, e distanti tra di loro 6-8 mm. In genere la diagnosi di avvelenamento è facile, ma le morsicature alle dita delle mani possono dare problemi diagnostici, perché non sempre si trovano i segni dei due denti. In rari casi, vipere prive di denti veleniferi sono in grado di produrre avvelenamento attraverso il contatto con la saliva velenosa.

Vari fattori condizionano la gravità del morso di vipera: la sede della morsicatura, la presenza di germi patogeni nel veleno, il peso e la superficie corporea del paziente, le condizioni generali del paziente o la presenza di malattie, l’età.

Il veleno, inoculato per via intra o sottocutanea (molto raramente per via intramuscolare o endovenosa), produce segni e sintomi locali che compaiono entro alcuni minuti: edema, ovvero gonfiore, che si estende in genere, nel giro di due ore, fino a coinvolgere nei casi gravi torace o addome; eritema, debole dolore locale, ed ecchimosi, dovuti al danno tissutale locale e dell’endotelio. Se il dolore locale non compare entro tre ore, si può escludere l’intossicazione.

I sintomi sistemici, invece, possono esordire dopo alcune ore, ma di solito si manifestano appieno entro 24 ore dal morso. Presenza di adenopatie e di linfangite testimoniano l’assorbimento per via linfatica del veleno. A livello sistemico compaiono intenso stato di ansia e sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale, quindi vomito, dolori addominali, diarrea, come pure ipotensione, pallore, tachicardia e sete. Possono verificarsi complicazioni a livello ematologico (leucocitosi neutrofila > 20.000, fenomeni trombotici e sindromi emorragiche), renale (necrosi tubulare e conseguente insufficienza renale), respiratorio (broncospasmo e ostruzione delle vie respiratorie fino all’asfissia) e cardiocircolatorio (alterazioni elettrocardiografiche, vasoparalisi con ipotensione e shock, edema angioneurotico, attivazione del sistema simpatico). Altre complicazioni si possono avere a carico del sistema nervoso (ptosi palpebrale, paralisi dell’oculomotore, disfagia, coma o convulsioni). La morte da morso di vipera, per fortuna un evento raro, è preceduta da collasso cardiocircolatorio, edema polmonare, asfissia, infezione secondaria, e sanguinamento.

Vipera Aspis (foto Eric Steinert Wikipedia Commons)
Vipera Aspis (foto Eric Steinert Wikipedia Commons)

COSA FARE IN CASO DI MORSO E COSA NO
Prima cosa da fare è cercare di mantenere la calma, tranquillizzando la vittima del morso. Occorre disinfettare la sede del morso. Non si devono assolutamente incidere la cute nella sede del morso, né si deve applicare un laccio emostatico, o effettuare una suzione del veleno: sono questi infatti trattamenti empirici spesso causa di complicanze iatrogene. Non bisogna iniettare siero antivipera al di fuori dell’ambiente ospedaliero, sia perché il siero si inattiva rapidamente dopo alcune ore a temperatura ambiente, sia per il rischio di anafilassi (grave reazione allergica).

Non bisogna somministrare alcoolici che hanno un effetto depressivo sul sistema nervoso e vasodilatatore periferico, favorendo l’assorbimento del veleno. È invece opportuno invece immobilizzare la zona sede del morso per rallentare la diffusione del veleno, ricorrendo ad un bendaggio modestamente compressivo. Il paziente deve essere trasportato rapidamente in ospedale, dove si consiglia un periodo di osservazione di 24 ore.

COME PREVENIRE?
Per prevenire il morso di vipera è molto utile calzare scarpe alte, adatte a passeggiate in montagna, e indossare calzettoni al ginocchio. L’utilizzo di un lungo bastone con cui battere il cammino fa scappare le vipere, mentre è totalmente inutile gridare o far rumore: le vipere sono sorde!

È bene evitare di sedersi su pietraie e sassi e di infilare le mani in cavità di alberi, in buchi, o in altri recessi. In generale tenete presente che il movimento dell’uomo solitamente induce la vipera a fuggire.

 

G.C. Agazzi

 

Nella foto principale: Vipera berus nel Parco delle Dolomiti Friulane (foto Dario Quattrin Wikipedia Commons)


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