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Viaggio in Mangystau: Bozzhyra, Bokty e le notti nel nulla.

Pedalare nel vuoto tra guglie bianche, tramonti surreali e notti senza confini

Riccardo Stacchini Scritto il
da Riccardo Stacchini

Quando pensi al deserto, immagini dune. Ma un viaggio in Mangystau kazako sa spiazzarti. Qui il deserto si veste di rocce bianche, calanchi dalle forme contorte, guglie che sembrano le Dolomiti, ma sognate da un artista sotto LSD.

La valle di Bozzhira.
La valle di Bozzhira.

Questa è la Valle di Bozzhyra, il cuore del nostro viaggio. Un tempo coperta dal mare, oggi è un altopiano arido, sabbioso, surreale. E per attraversarlo, servono due cose: acqua e libertà.

Con un 4×4 nel passato geologico della Terra

Avevamo pianificato di affrontare questa parte in autonomia, ma per sicurezza avevamo contattato un’agenzia locale. Così incontriamo Ruslan, autista russo che ci accompagnerà con il suo fuoristrada nei primi due giorni. Non parla inglese, ma per fortuna Google Translate in kazako funziona anche tra sassi e vento.

Sveglia all'alba, il viaggio riparte.
Sveglia all’alba, il viaggio riparte.

Lasciamo la strada asfaltata. Da qui in poi solo piste di sabbia e roccia. Niente alberi, solo spazio. E silenzio.

Montiamo le tende su un altopiano senza fine. Il vento urla tutta la notte, una delle nostre coperture vola via, quasi si rompe. Ma ci svegliamo con l’alba che filtra tra le guglie bianche. Il cuore batte forte. Di bellezza, non di paura.

“Cammino su una cresta con strapiombi su entrambi i lati. Mi tremano le gambe, ma non per la vertigine. È emozione pura.”

Bokty Mountain spunta dal deserto.
Bokty Mountain spunta dal deserto.

L’incontro con Bokty: la montagna sulle banconote

Salutiamo Ruslan e torniamo al nostro viaggio in Mangystau in bici. Destinazione: Bokty Mountain, uno dei simboli del Kazakistan, raffigurata anche sulle banconote da 1000 Tenge. Serve portarsi 10 litri d’acqua a testa, perché qui non ci sono fonti, pozzi o ombre.

Dopo una giornata grigia – per fortuna senza sole cocente – ci accoglie un tramonto da cartolina, e subito dopo… un arcobaleno.

Accampati nel nulla, davanti a una montagna a strati colorati, ci siamo sentiti i padroni dell’universo.”

Dormiamo in tenda sotto le stelle. Il silenzio è così profondo da sembrarmi assordante. Solo il rumore del vento, e il battito del cuore.

VAUDE Adventure Set – messo alla prova nel deserto più estremo

Questa seconda parte del viaggio è stata la vera cartina di tornasole per il nostro equipaggiamento. In particolare per le borse VAUDE, che abbiamo strapazzato senza pietà su sabbia, sassi, trasporti forzati e campeggi selvaggi.

Le nostre impressioni in breve:
  • Stabilità perfetta anche su sterrato mosso e durante passaggi a mano
  • Impermeabilità impeccabile, nonostante sabbia ovunque
  • Le borse manubrio (Trailfront II + Compact) si sono dimostrate fondamentali per l’equipaggiamento da tenda
  • Zaino Trailpack utile nei trasferimenti a piedi e nei momenti “off-bike”

Nota importante: l’organizzazione modulare delle borse è stata decisiva. Sapere dove si trova tutto, anche in condizioni estreme, fa la differenza tra caos e controllo.

“Abbiamo dormito sotto tempeste di sabbia, ma il materiale era sempre al sicuro. E pronto a ripartire il giorno dopo.”

Valley of Balls.
Valley of Balls.

Prossima puntata

Nel terzo e ultimo capitolo: dune, cavalli selvaggi, sorgenti tra le rocce e la Valley of Balls, misterioso luogo dove le rocce sembrano nocciole giganti. E il ritorno al Mar Caspio, tra foche, serpenti e palme… finte.

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