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Alex Zanardi e Simone Moro ci insegnano a tenere duro

Due campioni di tenacia si raccontano al Garmin Beat Yesterday Award 2016

alfredo tradati Scritto il
da Alfredo Tradati

Alex Zanardi Il maratoneta Stefano Baldini e il ciclista Ivan Basso Stefano Viganò e Alex Zanardi

Milano, 1 dicembre 2016. Nella prestigiosa cornice della Terrazza della Triennale a Milano, si è svolta la cerimonia di premiazione del Beat Yesterday Award di Garmin, edizione 2016.

Alla serata sono stati invitati alcuni tra i più importanti atleti italiani della corsa, del ciclismo, del triathlon, dell’alpinismo e dello sport paralimpico. Inutile dire che Alex ZanardiSimone Moro sono stati i protagonisti indiscussi dell’evento che, oltre alla consegna dei premi, aveva lo scopo benefico di supportare concretamente la fondazione Bimbingamba di cui proprio Zanardi è il presidente.

Davide Cassani, ex professionista del ciclismo ed oggi commentatore, affiancato dal giornalista Andrea Berton, ha condotto la serata introducendo gli atleti e consegnando i premi a Stefano Baldini, medaglia d’oro nella maratona alle Olimpiadi di Atene 2004, a Ivan Basso ex pro su strada, ai triathelti Alessandro Fabiani, Charlotte Bonin e Giovanna Rossi, agli ultra maratoneti Daniel Fontana e Giulio Molinari, al para triatleta Simone Baldini, all’associazione Friends Running e, ovviamente a Alex Zanardi e Simone Moro; quest’ultimo ha avuto il compito di premiare via “Skype” la sua partner alpinistica, l’altoatesina Tamara Lunger, in collegamento dagli Stati Uniti.

Nel corso della serata, i premiati hanno avuto modo di illustrare il proprio feeling con la disciplina prediletta ed in particolare sono stati chiamati a descrivere il proprio “beat yesterday“, l‘impegno, lo sforzo e la fatica per superare se stessi e trovare sempre nuove motivazioni. Abbiamo così avuto modo di ascoltare numerosi e curiosi aneddoti che più di tante parole hanno saputo descrivere la personalità di ciascuno.

Nei due video pubblicati, Alex e Simone raccontano alcuni momenti particolari e emblematici delle loro rispettive carriere. Per Zanardi, l’oro Olimpico di Rio nella cronometro dell’handbike, conquistato per meno di due secondi, con avversari ben più giovani, ha rappresentato forse il momento supremo della sua seconda vita sportiva; anche per Simone, la sovrumana fatica del Nanga Parbat in invernale, con temperature di -58, condivisa con Tamara Lunger, ha costituito il punto più alto di un curriculum che lo colloca di diritto tra i massimi interpreti dell’alpinismo moderno.

 

 


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