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Intervista all’avvocato Alice Arnoldi

Il TAR accoglie i ricorsi. Ecco le motivazioni che annullano l'assemblea di Aprica

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da Redazione outdoortest.it

Accogliendo senza eccezioni i due ricorsi presentati, il tribunale di Brescia azzera il risultato e impone il rifacimento delle elezioni impartendo precise direttive, basate su trasparenza e democrazia. Una vittoria di tutti i maestri di sci onesti che si battono per un ambiente pulito e efficiente.

L’allucinante esperienza vissuta all’Aprica lo scorso 14 novembre, in occasione delle assemblee (ordinaria e elettiva) del Collegio lombardo dei Maestri di sci, ha finalmente trovato un epilogo positivo.

Uno degli episodi di più basso livello vissuti dalla categoria (vedi articolo “Una storia di ordinaria inciviltà”), ha fortunatamente suscitato l’indignazione e la protesta da parte di molti colleghi la cui voce, tradotta in formale denuncia, ha dato luogo ad un doppio ricorso al TAR con l’intenzione di cancellare l’episodio e tornare alle urne con garanzia di giustizia ed equità.

La rapidità con cui il tribunale ha analizzato e accolto le istanze, inusuale in questi casi, e la chiarezza delle motivazioni, sottolineano ancor di più la gravità dei fatti lasciando intendere quale enorme cambiamento si renda necessario per evitare nel futuro simili incresciosi episodi.

Abbiamo intervistato l’avvocato Alice Arnoldi, maestra di sci, che con il collega Alberto Facchinetti ha presentato uno dei ricorsi, promosso dalla lista “Rinnovamento”, a nome del maestro Michele Alippi, per approfondire quanto successo e fare il punto sulle azioni future:

Avv. Arnoldi, in breve ci può sintetizzare gli antefatti che hanno portato alle azioni legali da lei messe in atto?

“Partiamo dall’assemblea dal 14 novembre, oggetto di proteste e di articoli, dove si è scatenato l’inferno: impossibilità di espressione del voto segreto, sala piccola per il numero di maestri presenti, un Presidente “dominante” sull’assemblea, sia nella parte introduttiva, sia in quella elettiva, che ha gestito il tutto in prima persona per far si che tutto ruotasse intorno a lui. A seguito dell’episodio i maestri si sono fatti sentire, dapprima durante l’assemblea stessa, ed in seguito anche con la Regione (organo deputato alla vigilanza sul Collegio), lamentandosi di ciò che avevano visto accadere e chiedendo di intervenire per ridare un senso alle azioni del Collegio stesso”.

Qual è stata la reazione della Regione?

“All’inizio ci è sembrato di avvertire un certo interesse ai fatti – (ndr.: la consigliera regionale Lara Magoni era presente ai fatti) – , ma successivamente vi è stato un distacco, una presa di distanza e nel frattempo il nuovo consiglio si è insediato come se niente fosse successo, arrivando ad eleggere il segretario e avviando una serie di attività”.

Come si è arrivati ai ricorsi al TAR?

“All’indomani dell’assemblea, i maestri che facevano riferimento alle due nuove liste di opposizione presenti alle elezioni, hanno discusso su come dare seguito e efficacia alla protesta ed è nata la necessità di scendere sul terreno legale del ricorso al Tribunale amministrativo. Tecnicamente sono stati depositati due ricorsi di simile contenuto: uno a nome del maestro Andrea Sarchi (lista Silvia Traini) rappresentato dall’avv. Giavazzi di Bergamo, l’altro per conto del maestro Michele Alippi (lista Rinnovamento), difeso da me, avv. Alice Arnoldi e dal collega avv. Alberto Facchinetti (testimone anch’egli dei fatti dell’Aprica). Entrambi i ricorsi sono stati depositati presso la sezione staccata di Brescia del TAR della Lombardia, con la richiesta di annullamento dell’assemblea del 14 novembre, dei relativi risultati elettorali e la decadenza di tutti gli atti successivi messi in essere dal collegio eletto”.

Quali sono state le decisioni del Tribunale?

“Il collegio del TAR, con relatrice la dott.ssa Bertagnolli, ha preso in considerazione in particolare, tra le altre, tre circostanze ritenute fondamentali nella decisione: la capienza della sala (350 posti contro gli oltre 2000 iscritti al Collegio, aventi diritto al voto), la mancanza della segretezza del voto (condizione obbligatoria, inserita nel regolamento del Collegio), la violazione della “par condicio” da parte del Presidente uscente Ghislandi (che si è appropriato di spazi di promozione personale e del proprio operato lungo tutto il corso dell’assemblea, obbligando gli altri canditati a solo 3 minuti di esposizione). A questo punto il TAR ha accolto entrambe le istanze, ha dato ragione ai ricorrenti e ha deciso di annullare l’assemblea del 14 novembre. Ha però fatto anche qualcosa che ci ha molto stupito: innanzitutto la scelta di emettere una sentenza breve (ha ritenuto di poter decidere nel merito dei ricorsi già in sede di udienza cautelare, senza richiedere ulteriore materiale), in secondo luogo l’indicazione di precise e puntuali direttive di come il collegio pro tempore dovrà operare per l’organizzazione della nuova assemblea elettiva, a garanzia delle regolarità dei risultati”.

Cosa succede nell’immediato?

“La sentenza del TAR azzera tutto quanto emerso dall’assemblea del 14 novembre, rimette in carica “in prorogatio” il collegio precedente con le sole funzioni di ordinaria amministrazione e con il preciso compito di fissare la data e le procedure organizzative della prossima assemblea elettorale, attenendosi alle direttive contenute nella sentenza stessa. Non è stata indicata una data precisa o un termine, ma le aspettative dei maestri di sci sono di certo quelle di una rapida convocazione delle elezioni, compatibilmente con gli impegni lavorativi della categoria. Da parte nostra auspichiamo che il presidente “in prorogatio” Ghislandi non intenda paralizzare la situazione ma che viceversa si adoperi per una veloce convocazione della nuova assemblea magari, e perché no, chiedendo aiuto direttamente alla Regione Lombardia che è li anche per questo”.

Quale sarà lo scenario futuro?

“La speranza è che i maestri si siano resi conto della gravità di quanto è successo all’Aprica e abbiano potuto apprezzare gli sforzi dei colleghi che si sono adoperati per denunciare i fatti, e mettere in atto le contromisure legali necessarie, pagando di tasca propria, per raggiungere un traguardo, l’annullamento, fondamentale. Auspichiamo che i maestri abbiamo compreso che lo sforzo è stato esclusivamente teso a riabilitare l’immagine dell’intera categoria dei maestri di sci, a restituire dignità alla professione e che vi sia la necessità di essere rappresentati da persone che non antepongono i propri interessi personali, ma operano per il bene esclusivo della figura del maestro di sci”.


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