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Ice climbing: l’arte di cogliere l’attimo

La scalata su ghiaccio è attesa del momento giusto per scalare la cascata, la parete o la goulotte fantasma che ad un tratto “si forma”, diventando una naturale via di salita

Daria Bondavalli e outdoortest Scritto il
da Daria Bondavalli

Una via di roccia è sempre uguale a se stessa: salvo crolli o rotture, appigli e appoggi non cambiano forma e restano dove sono. Una via di ghiaccio, invece, è qualcosa di estremamente mutevole: può variare e addirittura scomparire per riformarsi dopo anni, quando le condizioni ambientali lo permettono.

L’ice climbing è quindi l’arte di cogliere l’attimo: è attesa del momento giusto per scalare la cascata, la parete o la goulotte fantasma che ad un tratto “si forma”, diventando una naturale via di salita.

 

Cascata di Ghiaccio e CAMP
Ines Papert su Zauberflöte (M9, WI6) in Vallunga, Alto Adige – Ph. Klaus Fengler

 

Al Tempo dei Pioneri

L’ice climbing è vecchia come l’alpinismo. Anche se in verità, all’inizio e per molto tempo, più che su ghiaccio si progrediva su neve dura: i pionieri, generalmente guide valligiane, non avevano neppure i ramponi e per salire non potevano fare altro che gradinare.

Un colpo, un altro e un altro ancora, con piccozze primordiali, per intagliare serie infinite di scalini e vincere scivoli bianchi ritenuti il limite del possibile.

Un esempio? La parete nord del Pizzo Roseg, nelle Alpi Retiche, scalata nel 1890 – esattamente un anno dopo la fondazione di C.A.M.P. – dal leggendario engadinese Christian Klucker insieme a Ludwig Norman-Neruda.

Evoluzione Vertiginosa

A inizio Novecento compaiono i ramponi ma la vera rivoluzione arriva molto più tardi, schiudendo nuovi orizzonti. Stiamo parlando della piolet traction, che permette di realizzare imprese in precedenza inverosimili.

Gli alpinisti cominciano a guardare nei fondovalle, dove l’inverno ferma i salti d’acqua e li trasforma in colonne e muri di ghiaccio da scalare. Negli ultimi anni l’evoluzione degli attrezzi non si è fermata e oggi cascate un tempo riservate a pochi vedono in azione sempre più numerosi ice climber: appassionati che aspettano il gelo, che attendono pazientemente l’attimo e al momento giusto si lanciano sui loro sogni effimeri, nelle Alpi e più lontano.

 

Prodotto consigliato da C.A.M.P: la Vite Rocket Plus
Cascata di Ghiaccio e CAMP
Cascata di Ghiaccio – CAMP Rocket Plus 13 cm

 

Fettuccia in Dyneema® integrata
Costruzione leggera e robusta in acciaio al cromo-molibdeno
Filettatura inversa per la miglior tenuta in tutti i tipi di ghiaccio
Fresa frontale disegnata per garantire posizionamenti facili e veloci
• Disponibile in 3 lunghezze: 13, 16 e 19 cm
Peso 118 g (13 cm), 133 g (16 cm) e 144 g (19 cm)

 

Le viti da ghiaccio Rocket Plus, grazie alle fettucce in Dyneema® integrate, eliminano la necessità di avere con sé i rinvii. Combinate con moschettoni Nano 22 o Photon Wire, sono tra le più leggere protezioni da ghiaccio sul mercato e offrono il vantaggio di poter essere piazzate e rimosse con la corda rinviata, aumentando la sicurezza del capocordata e riducendo il rischio di perderle da parte del secondo.

Le fettucce in Dyneema® presentano due asole per i moschettoni: la prima, superiore, per il trasporto delle viti sull’imbragatura e l’allestimento di una sosta; la seconda, inferiore, per l’uso come viti preparate e limitare l’attrito delle corde.

 

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