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Cascate di ghiaccio: sai come si scalano?

I consigli della guida alpina Alice Arata per conoscere e vivere cascate indimenticabili

Alice Dell'Omo Scritto il
da Alice Dell'Omo

dove in estate scorrono torrenti, oltre i 1.500 metri di altitudine qui, sulle nostre Alpi, nella stagione invernale le cascate di ghiaccio incorniciano scorci montani di incredibile e misteriosa bellezza. Considerata in passato sport di nicchia, l’arrampicata su ghiaccio è una disciplina silenziosa nel mondo dell’outdoor. Affascinante e temuta da chi non ne conosce la tecnica e la pratica, appassiona sempre più sportivi.

Per muovere i primi passi in questa dimensione verticale abbiamo intervistato la guida alpina Alice Arata.

Val Masino; fotografo Andrea Salini

Intervista

1) Avvicinarsi al mondo delle cascate di ghiaccio: quali sono gli aspetti da considerare?

“Per chi non ha mai scalato su ghiaccio consiglio di rivolgersi ad una Guida Alpina perché ci sono davvero tanti possibili fattori di rischio e perché comunque é una attività complessa.

Il primo fattore di rischio da considerare sono i pericoli oggettivi: la cascata é esposta a valanghe? L’avvicinamento é esposto a valanghe? Molte cascate sono sotto valanga e molte hanno un conoide di accesso che con neve non assestata può rivelarsi estremamente pericoloso.

Fotografo Gabriele Canu

Secondariamente, ma non per importanza, bisogna considerare il tipo di cascata: se si tratta di free standing, é fondamentale conoscere lo storico delle temperature a cui la struttura é stata sottoposta. Nel caso di candele, un repentino raffreddamento può infragilire notevolmente la cascata provocandone addirittura la rottura in seguito al passaggio del ghiacciatore che può vedersi propagare una crepa all’improvviso con una singola piccozzata.

In generale un raffreddamento repentino crea forti sollecitazioni meccaniche nella struttura. Oltre a considerare le temperature a cui la struttura e soggetta, nel caso di candele é bene effettuare un controllo visivo: esistono fratture o crepe? Se si, sono ben rinsaldate? La base d’appoggio é sufficientemente larga? Il fatto che ci siano delle crepe potrebbe voler dire che parte delle sollecitazioni si sono già scaricate formando appunto la crepa in questione ma si tratta di un discorso comunque complesso.

Nel caso di cascatoni che aderiscono alla parete sottostante questo problema non é cosi impellente.

Per ovvie ragioni anche temperature positive possono essere pericolose, il caldo o l’irraggiamento solare (presente soprattutto a fine stagione) possono causare crolli e distacchi di porzioni anche notevoli di ghiaccio.

In annate come quelle attuali, molto carenti di neve, vi é un ulteriore pericolo: l’ambiente circostante la cascata non é coperto di neve ma può presentare diverse pietre affioranti che possono minacciare la cascata per esempio in presenza di forte vento (mi é capitato quest’anno una situazione del genere).

Altro fattore da considerare dunque é il vento: pericoloso sia per il discorso di cui sopra sia per l’effetto windchill (pericolo assideramento).

Inoltre a inizio stagione la cascata può essere in condizioni magre: magari vi è troppo poco ghiaccio affinché la si possa salire e chiodare in sicurezza e quindi oltre al discorso dei pericoli oggettivi la cascata deve essere in condizioni ottimali”.

Coboldo Caustico, Valle Argentera
2) Gli avvicinamenti richiedono abilità di tipo alpinistico?

“Gli avvicinamenti possono richiedere abilità di tipo alpinistico (canali ripidi), ma essendo la cascata una attività alpinistica chi sceglie di affrontare tale salita a maggior ragione deve avere le capacità per raggiungerne l’attacco”.

Repentance, Valnontey, fotografata da Claudio Stringa durante la salita di Monday Money (cascata alla destra di Repentance)
5) Cosa mi dici dell’attrezzatura?

“Come in tutte le cose c’è stato un notevole progresso nel materiale da cascata e le piccozze, ramponi e viti da ghiaccio di adesso (così come le corde) sono estremamente performanti. In ogni caso gli strumenti che servono sono: scarponi, ghette, ramponi, casco, piccozze, chiodi da ghiaccio, corde con trattamento idrofobico, ganci per Abalakov e la classica dotazione per ascese di tipo alpinistico“.

Colosse des Rhodes , Fournel. Foto di Alice Arata
6) Quanto dura la stagione per fare cascate?

“Da quando ho cominciato a fare io ghiaccio ho notato una riduzione della stagione, perché ovviamente fa meno freddo. Normalmente la stagione va da dicembre ai primi di marzo. In alcuni anni particolarmente miti può ridursi ai soli mesi di gennaio e febbraio”.

Fournel, foto di Gabriele Canu
7) Consigli per chi si avvicina alla disciplina?

“L’arrampicata su ghiaccio è un’attività molto bella e per certi versi (grazie anche all’evoluzione degli attrezzi che ti permettono di imparare e divertirti in poco tempo) più facile dell’arrampicata su roccia. Così probabilmente per questo motivo adesso in molti praticano questa disciplina e capita che in certi weekend ci sia parecchio affollamento su certe cascate. Ed è assolutamente da tenere in considerazione, quando ci si approccia alla cascata, quanta gente c’è sulla colata. Ricordiamo che chi scala può far cadere blocchi di ghiaccio, che possono avere dimensioni di una mela ma anche di un’anguria. Normalmente noi consigliamo vivamente di non attaccare una cascata se ci sono già altre cordate sopra la testa, specialmente se si tratta di una cascata rettilinea dove il ghiaccio si incanala e può cadere su chi sta sotto”.

Marguareis, durante l’apertura di Mystic Train, foto di Gabriele Canu
8) Dove si può fare ghiaccio?

“In Piemonte suggerisco la Val Varaita, la Valle Argentera, la Val Troncea. In Val d’Aosta Cogne, Cervinia, Gressoney.

In Francia Ceillac, Fressiniere, Fournel.

Sulle Dolomiti Corvara-Colfosco, Sella, Val Lasties Pordoi”

Candelabro del Coyote, Cogne, foto di Pietro Godani
9) Alice, ci dai qualche nome di spot di cascate indimenticabili che hai fatto?

“Certo, eccoli:

  • Valle Argentera: L’altro volto del pianeta,
  • Cogne Valnontey: Repentance,
  • Fournel: Les Colosse des Rhodes,
  • Ceillac: Les Formes du Caos,
  • Gressoney: Thriller 92,
  • Parete delle Barricate: Cascatone delle Barricate,
  • Cogne Valleile: Eknaton”.
Colosse des Rhodes, Fournel, fotografo Gabriele Canu
10) Alice, ci parli del tuo lavoro?

“Io faccio parte di Società Guide Alpine Finale (www.guidefinale.com), un gruppo giovane e molto attivo sul territorio. Siamo cinque Guide Alpine e una guida di media montagna (trekking). Abbiamo tutti in comune la passione per la montagna e per il nostro amato territorio finalese”.

Il gruppo Societá Guide Alpine Finale

Bio di Alice Arata

“Ho iniziato ad andare in montagna con mio padre da adolescente salendo alcuni 4.000 delle Alpi e dedicandomi allo scialpinismo, attività che ci ha permesso di scoprire la bellezza delle Alpi Liguri e Marittime e che tuttora condividiamo con piacere.

A diciotto anni scopro l’arrampicata sportiva e inizio a praticarla saltuariamente. Terminati gli studi universitari in Ingegneria, mi dedico ad essa con grande passione frequentando in particolare il Finalese e visitando alcuni dei più bei siti d’arrampicata d’Europa come Ceuze, Bioux, il Verdon, Siurana, Rodellar e San Vito lo Capo.

Crediti @gabrielecanu_feelms

Nel 2012 decido di lasciare il lavoro di ingegnere e mi stabilisco a Finale Ligure dove tuttora risiedo. Entro a fare parte dello staff di Crazy Idea, negozio di articoli sportivi e di abbigliamento del noto brand Valtellinese.

Nel 2015 mi dedico all’alpinismo e in pochi anni ho la fortuna di percorrere molti itinerari in tutto l’arco alpino. Nel gruppo del Marguareis effettuo la prima salita delle impegnative Viaggio al centro della pera e Mystic Train oltre a ripetere la Diretta e l’Armando Gogna sullo Scarason. Sempre nelle Alpi del sud il Diedro Rosso, Sacrilegio, e la prima invernale di Sapore d’antico sulla parete nord del Corno Stella, il Couloir nord est e il Coolidge al Monviso.

Fournel, foto di Gabriele Canu

Nel gruppo del Monte Bianco salgo quattro vie sul Grand Capucin, la via Cassin allo sperone Walker, Etoiles Filantes al Tour des Jorasses, la Ratti Vitali all’Aiguille Noire de Peuterey e il pilier Gervasutti al Tacul. Nelle alpi centrali la Diretta del Popolo al Pizzo Badile e La spada nella roccia al Qualido.

In dolomiti Tempi Moderni in Marmolada, Hasse Brandler e Cassin in Lavaredo, il diedro Philipp Flamm in Civetta e lo Spigolo nord dell’Agner.

Col tempo cresce il desiderio di condividere questa grande passione e di farne un lavoro e decido di intraprendere il percorso formativo per diventare Guida Alpina.

A gennaio 2021, dopo due anni impegnativi ma bellissimi divento Aspirante Guida Alpina e posso finalmente accompagnare i miei clienti alla scoperta di questo magnifico mondo che è la Montagna in tutte le sue forme.”

Alice e il mitico Tor

Società Guide Alpine Finale

Il nostro obiettivo è mettere a disposizione esperienza, professionalità e amore per l’alpinismo in tutte le sue forme, per regalarvi emozioni uniche in luoghi splendidi, tipici del nostro ambiente mediterraneo. Insieme a Società Guide Finale scopriremo che Finale Ligure è l’inizio di infinite avventure sensazionali“, così scrivono i professionisti del gruppo Società Guide Finale di cui Alice Arata fa parte.

Il gruppo, formato da Guide Alpine Certificate UIAGM, si occupa di outdoor a 360°: dal ghiaccio al climbing, dallo sci alpinismo al canyoning. Per escursioni in sicurezza ma anche corsi sul campo.

Il gruppo Societá Guide Alpine Finale

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