24/2/2017, Schladming (Aut). A 48 ore dalla debacle di Kitz, Henrik Kristoffersen si riprende di prepotenza lo scettro di re dello slalom. La “Night Race” è ancora sua (per la terza volta), e con grande merito.
Non si può dire che Marcel Hirscher non ci abbia provato, ma oggi (secondo per “tanto così”…) sulle nevi austriache si è notato con chiarezza che la sciata di precisione del norvegese porta più lontano, quando ben interpretata, di quella forzata dell’austriaco.
La pista in condizioni perfette ha garantito a tutti gli atleti la possibilità di esprimersi al meglio e ne hanno approfittato, oltre ai soliti noti, solide realtà come Alexander Khoroshilov (un’altra volta terzo, sulle nevi di “casa”) e senatori irriducibili come Julien Lizeroux (un quarto posto strameritato).
Gli azzurri a corrente alternata, con i grandi nomi (Moelgg, Thaler e Razzoli) in difficoltà, buoni segnali dal giovane Sala, sempre a segno, oggi 20°, e per fortuna un ottimo rendimento di Stefano Gross, quarto al termine, finalmente capace di due manche, se non perfette, entrambe ad alto livello.
Dopo otto slalom disputati, la considerazione d’obbligo è rivolta al livello stratosferico raggiunto dai due battistrada e all’effetto benefico che questo traino esercita sugli inseguitori, stimolando manche dopo manche, duelli fantastici, guizzi di genialità pura, tonfi drammatici.
Delle discipline dello sci alpino, in effetti, lo slalom sembra essere quella più in grado di evolversi, di favorire l’innata propensione dei fuoriclasse all’innovazione, di stimolare giovani rampanti e talentuosi a sfidare l’establishment e diventare, in tempi relativamente brevi, essi stessi protagonisti.
Lo slalom gigante, dal canto suo, non dorme. Ne avremo la prova domenica 29 sulla Kandahar di Garmisch, dove l’attuale Mr Giant (abdicato Ted Ligety) è, senza ombra di dubbio, Alexis Pinturault, capace di assemblare ad un livello superiore la perfetta combinazione di equilibrio dinamico, di potenza, di tempismo e tattica, ingredienti indispensabili della disciplina.
Su questo terreno, purtroppo, la compagine azzurra accusa i maggiori problemi. Non ci sono atleti in grado di tenere il passo. Eisath e Moelgg dimostrano un gap fisico che si fa sempre più evidente ma, nonostante ciò, sono ancora loro a fare i migliori risultati in gara; i giovani dietro (De Aliprandini, Tonetti, Nani) stentano a crescere e confermare prove dignitose che offrano solide speranze per il futuro. Esistono problemi di tipo tecnico, è innegabile. L’allontanamento forzato dell’allenatore svizzero Steve Locher, sebbene motivato e probabilmente inevitabile, ha comunque interrotto un processo di rinnovamento che stava prendendo avvio. Ora si è tornati al punto zero e occorrerà attendere la fine della stagione limitando i danni, per riprogrammare l’impianto e cercare di correre ai ripari nell’anno Olimpico. Difficile.