Muoversi in montagna è sinonimo di libertà e avventura, se poi decidi di arrampicare in perfetto stile trad allora troverai molto più di quello che stavi cercando. Oggi, vogliamo parlare di questo approccio alla montagna con Federica Mingolla, guida alpina e arrampicatrice professionista, tra non molto in partenza per il K2, in una spedizione tutta al femminile per celebrare il 70° anniversario della conquista italiana.
Intervista a Federica Mingolla
Ciao Federica, innanzitutto cos’ è l’arrampicata “trad”?
“L’arrampicata trad è l’arrampicata pulita, ti porti dietro il materiale necessario per proteggerti e dietro di te non lasci traccia, non ci sono spit o altro che rimane in parete. Per questo una via trad, per me è qualcosa di speciale perché oggi è piuttosto raro trovare una via senza spit e sulla quale ci si può anche proteggere. Arrampicare con questo stile mi dà molta soddisfazione.”
L’arrampicata tradizionale necessita di attrezzatura aggiuntiva rispetto all’arrampicata sportiva, come nuts e friends: ma prima del materiale cosa serve per intraprendere una via trad?
“Sicuramente l’esperienza è fondamentale, quindi, più ne sali più sarà semplice interpretare la linea dal basso. Per salire una via trad devi studiare la parete e individuare dove ci si può proteggere e con quale materiale, inoltre, devi individuare dov’ è meglio riposare e dove invece è bene muoversi in fretta. Con il tempo basterà un solo colpo d’occhio di una via per capire la linea e scalare a vista”
Muoversi sua una via in stile trad non è consigliato a chi è alle sue prime esperienze in parete, ci va tempo e passione, per questo è consigliato affidarsi sempre a persone esperte nel settore che insegnino la tecnica e il posizionamento del materiale per evitare incidenti.
Hai una via in perfetto stile trad che ti porti nel cuore?
“Ne ho tante di vie trad che mi porto dentro, ma ora che ci penso ce n’è una in particolare: si chiama Rotta per casa di Dio, l’ho aperta con Marzio Nardi in Kosovo. In realtà questa non è una via completamente trad perché ha una placchetta iniziale per accedere alla fessura a tetto con tre spit. Superata questa parte il resto del tetto fessurato si protegge tutto trad. L’abbiamo pulito e liberato stimandolo sull’8+ o 8b, ma al di là del grado è una linea veramente estetica dove ti ritrovi a scalare con tutto il vuoto sotto ed è bellissimo. Ho anche dei bei ricordi quando ho liberato in valle Orco, Know Yourself, un 8a completamente trad!“
Federica Mingolla si definisce in continua evoluzione nell’approccio alla montagna, tant’è vero che il prossimo 15 giugno partirà per una nuova avventura in Pakistan, per celebrare il 70° anniversario della conquista italiana del K2.
Stai seguendo un allenamento particolare per questa esperienza del tutto nuova per te?
“Corro, corro tantissimo per aumentare la mia capacità polmonare, ma soprattutto sto cercando di scalare il più possibile perché so che quando tornerò sarò piuttosto distrutta e non avrò la voglia di mettermi in parete. Essenzialmente, per un ottomila ti alleni scalando altre montagne, prepari il tuo corpo alla resistenza e a stare tante ore fuori, ma essendo la mia prima esperienza a quelle quote, non so come il mio corpo reagirà.”
Il carattere poliedrico di Federica non ha smesso di stupirci e solo in questi primi mesi del 2024 ha già regalato molte emozioni, da Mingus in Verdon ad una via di Larcher in Sicilia salita “flash”, per passare alla sua scuola di osteopatia e per finire il progetto del K2.
E alla domanda se ha già in mente qualche parete da scalare durante il periodo di acclimatamento in Pakistan, in perfetto stile Ming (come la chiamano gli amici) mi risponde così: “se verrò ispirata da qualche bella torre di granito magari ci ritornerò!”
A questo punto non ci resta che augurarti buone avventure in giro per le montagne di tutto il Mondo, a presto Federica!