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Respiratore antivalanga: un grande dispositivo d’emergenza ancora troppo poco diffuso

Vediamo insieme il principio di funzionamento dei respiratori antivalanga, e come riescono a tenere separata la CO2 dall'aria fresca

Scritto il
da Luca Tessore

Quando si parla di kit antivalanga ci viene in mente immediatamente il kit APS, costituito da Artva, Pala e Sonda. Ormai è noto quanto sia fondamentale averlo sempre con se, che siate scialpinisti, freerider o ciaspolatori. Sappiamo che nel caso in cui fossimo travolti da una valanga le probabilità di sopravvivenza aumentano quando abbiamo a disposizione una certa riserva d’aria. Secondo le statistiche, entro la prima mezz’ora, si ha meno del 50% di possibilità di estrarre vivi i compagni, e in questa fascia di tempo le morti sono causate prevalentemente dall’asfissia (dopo un’ora, in caso ci sia una buona sacca d’aria, è l’ipotermia a dare problemi).

Come si può notare dal grafico si dovrebbe liberare i compagni entro 15’ per avere buone possibilità di estrarli vivi. Questo non sempre è fattibile: difficoltà nell’agganciare il primo segnale, neve molto compatta e dura da scavare, seppellimenti profondi, terreno difficile su cui muoversi.

Curiosità

Insomma sono tante le variabili che possono ostacolare il soccorso ed è forse questa constatazione che ha portato nel 1993, Tom Crowley, medico americano, amante dell’ “outdoor” e dello sci alpinismo a inventare il primo prototipo di AVALUNG (da AVAlanche=valanga e LUNG= polmone), quello che oggi noi chiamiamo “respiratore antivalanga“.

L’invenzione fu sperimentata nel giardino di casa sua (ovviamente era innevato) e consisteva in un tubo di plastica forato in tanti punti ricoperto da collant di nylon. In questo modo ha constatato che si riusciva a respirare l’aria contenuta nella massa nevosa, serviva soltanto migliorare e progettare un prodotto fruibile per tutti (info da Tempo Medico n. 674 14/06/2000).

Foto di Johannes Waibel su Unsplash

Ad oggi, sono passati 21 anni, questo dispositivo molto prezioso viene ancora visto poco e con scetticismo tra coloro che si avventurano nel backcountry. Eppure ha un sacco di vantaggi.

Aria in più

Per prima cosa ci regala del tempo prezioso. Sì perché grazie al respiratore antivalanga la riserva d’aria disponibile aumenta. Si è osservato che in caso di seppellimento da valanga grazie a questo dispositivo si passa da una riserva d’aria disponibile di 10-15 minuti ad una di 45-60 minuti. Tempo importante per i soccorritori.

Ingombro ridotto

Il dispositivo che consiste in un tubo con boccaglio da indossare a tracolla in stile ARTVA oppure già alloggiato nello spallaccio degli zaini predisposti, non è ingombrante, né pesante. È perfettamente ergonomico e non impedisce i movimenti.

Costo ridotto

Se rapportato ad altri dispositivi antivalanga ha un costo ridotto, che si aggira intorno ai 100 €. Non necessita di manutenzione, né di elettricità per funzionare.

Come funziona

Il principio di funzionamento è molto semplice: in fase di inspirazione viene catturata l’aria che si trova intrappolata nel manto nevoso; in fase di espirazione, la CO2 (anidride carbonica) da noi prodotta viene condotta dietro la schiena grazie ad una valvola che si apre e incanala l’anidride carbonica lontano dalla sacca d’aria frontale.

In questo modo si cerca di immagazzinare la CO2 il più possibile lontano dalla zona di cattura dell’aria fresca. Ecco perché viene condotta alle nostre spalle.

Quando ci ritroviamo sotto una valanga ci ritroviamo in un istante bloccati, come se fossimo incementati, ogni movimento sarà impossibile, in questo nuovo strato di neve la percentuale d’aria varia di molto in relazione al tipo di valanga a cui siamo andati incontro. Quindi, in relazione a quanta energia cinetica è stata sottoposta la massa nevosa e altre variabili, avremo più o meno aria a disposizione.

Perché si va incontro ad asfissia?

Quello che succede quando non si utilizza un respiratore antivalanga è di andare a saturare con la CO2 (da noi prodotta durante la respirazione) la camera d’aria fresca disponibile. In questo modo le percentuali di O2 (ossigeno) cambierebbero in peggio e mediamente nel giro di 15 – 30 minuti si andrebbe incontro ad asfissia.

I valori sono medi appunto, esistono sempre le eccezioni, magari sacche d’aria generose formatesi per diversi motivi più diversi, possono garantire aria anche per più tempo; in ogni caso, dopo un’ora, oltre al problema dell’ossigeno si aggiunge quello dell’ipotermia.

Là sotto fa molto freddo, e spesso il rischio è che si formi davanti alla bocca una maschera di ghiaccio, questa è dovuta al vapore d’acqua prodotto in fase di respirazione che condensa e si ghiaccia quando entra a contatto con lo strato immediatamente a contatto con la neve. Questo strato di ghiaccio impedisce al travolto di respirare bloccando di fatto il flusso d’aria.

Zaino Full Safe 30+5 elettrico_Ferrino. Zaino invernale equipaggiato con 3 device di sicurezza: sistema Air Bag Alpride E1 completamente elettrico. Respiratore AIRSAFE. Riflettore RECCO. Lo zaino stato sviluppato e testato con il supporto del Centro di medicina di montagna della Valle d’Aosta e del Soccorso Alpino.

In buona sostanza il respiratore antivalanga ci viene incontro nella risoluzione di più problematiche:

  • ci garantisce la possibilità di catturare per più tempo l’aria fresca disponibile;
  • non fa formare la maschera di ghiaccio attorno alla bocca;

e non da poco

  • impedisce nella primissima fase di cattura dalla valanga di ritrovarsi con le vie aeree già ostruite dalla neve. Situazione che farebbe crollare di molto i tempi utili per estrarci vivi.

Tutto questo, ovviamente, se il tutto funziona a regola d’arte.

Quali sono gli inconvenienti ai quali possiamo andare incontro?

Il respiratore antivalanga, come il kit APS entrano in gioco quando la situazione è molto critica. Cioè vengono in nostro aiuto nel momento più critico per un escursionista, cioè quando ormai siamo sotto la neve!

Perché tutto proceda nel modo giusto, dobbiamo essere allenati ad utilizzarlo con prontezza. Molti criticano il fatto che, il più delle volte, quando ci si accorge che siamo stati catturati dalla valanga non si ha il tempo di reagire con lucidità, talvolta non si ha proprio il tempo di prendere il boccaglio e stringerlo fra i denti. Altre volte può accadere che venga sfilato dalla bocca e quindi siamo punto e a capo. Alcuni preferiscono, quando si sentono incerti sulle condizioni, di stringerlo fra i denti durante la discesa, così da essere già pronti in caso di distacco.

Zaino Full Safe 30+5 elettrico_Ferrino. Il respiratore é dotato di boccaglio anatomico con serradenti, valvola a sfera anticongleamento e tubi antischiacciamento. Tutte caratteristiche studiate per ridurre gli inconvenienti.

Altra criticità arriva da un fattore indipendente dalla nostra prontezza. Come ho accennato poco fa, le valanghe producono accumuli molto diversi fra loro: più o meno compatti, con più o meno aria e quindi con più o meno riserva d’aria fresca disponibile. Questa variabile può far cambiare di molto i tempi di sopravvivenza anche con il respiratore antivalanga.

Tuttavia resta il fatto che il vantaggio del suo utilizzo c’è sempre, anche fosse che allunghi la sopravvivenza di pochi minuti il risultato è quello di aumentare la probabilità di estrarre vivi i compagni.

Un dispositivo economico, leggero ed ergonomico capace di spostare la percentuale di sopravvivenza a nostro vantaggio dovrebbe far parte del nostro kit antivalanga, è per questo che alcune ditte ormai lo inseriscono di serie nei loro zaini insieme al più noto AIRBAG, andando ad aggiungere un tassello per la nostra sicurezza.

Zaino Full Safe 30+5 elettrico_Ferrino. Peso 3,5 kg/dimensioni 85x52x40 cm. In foto con pallone attivo


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