Chi soffre di asma sa bene che non è sottovalutare: magari capita di rado, ma quando ti manca il respiro il panico è dietro l’angolo, se non sai che fare o non hai con te i giusti medicinali. Talvolta gli episodi di asma in montagna capitano pure in condizione di intenso esercizio fisico che in montagna fa rima con salite, sudate e fiatone: la norma insomma, per chi ama camminare. E come la mettiamo poi con l’alta quota, dove l’ossigeno è ridotto rispetto alle basse altitudini: gli asmatici devono evitare? Ne abbiamo parlato con Annalisa Cogo, professoressa dell’Università di Ferrara al Centro Studi per le Scienze Motorie e lo Sport e Clinica Pneumologica, nonché Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio. La professoressa si occupa fin dagli anni ‘80 dello studio della fisiopatologia respiratoria dell’alta quota e ha partecipato come ricercatore e coordinatore a numerosi progetti di ricerca, molti dei quali in Nepal e alla Capanna Regina Margherita sul Monte Rosa. Ha maturato quindi un’elevata competenza sulle problematiche dell’esposizione all’altitudine, ed è una delle massime esperte in materia a livello nazionale ed internazionale.
COS’E’ L’ASMA?
“L’asma è una patologia infiammatoria cronica delle vie aeree caratterizzata da episodi di ostruzione bronchiale, accompagnata da sintomi quali fame d’aria, tosse stizzosa e respiro sibilante. Questi episodi si alternano a periodi di completo benessere. I bronchi dei soggetti asmatici sono iperresponsivi, cioè rispondono in maniera esagerata a stimoli che per i bronchi normali sono assolutamente irrilevanti. In tutto il mondo circa 300 milioni di persone soffrono di questa patologia. Inoltre, una percentuale di asmatici variabile tra il 60% e l’80% soffre di broncospasmo indotto da esercizio fisico, caratterizzato da un’ostruzione acuta e transitoria delle vie aeree che si verifica al termine di un esercizio intenso e prolungato.
Il clima di montagna presenta delle caratteristiche, sempre più evidenti col progredire della quota, che possono influire in maniera variabile sull’apparato respiratorio. Innanzitutto si ha una progressive riduzione della pressione barometrica cui consegue la riduzione della pressione inspiratoria dell’ossigeno: sostanzialmente, più si sale, meno ossigeno c’è nell’atmosfera. Anche altre variabili climatiche possono avere un effetto sull’apparato respiratorio: la progressiva riduzione della densità dell’aria, dell’umidità, della temperatura, degli allergeni inalati, soprattutto l’acaro della polvere (il Dermatophagoide), la cui sopravvivenza è direttamente correlata all’umidità.
Infatti, l’acaro si ritrova molto raramente al di sopra dei 1500 m eccetto che nelle regioni tropicali dove si ritrova fino a 2600 m. Anche l’inquinamento da traffico e da industrie è ridotto in una gran parte dei territori montani, non ovviamente nelle città e nei grandi agglomerati urbani ad alta quota. Sostanzialmente in montagna si respira un’aria più fredda e più secca e questo può influire sull’asma in montagna. In particolare, la respirazione di aria più fredda e più secca, soprattutto durante l’attività fisica quando la ventilazione aumenta, potrebbe facilitare la comparsa di un attacco d’asma.
LA MONTAGNA E’ CONSIGLIATA E CHI SOFFRE DI ASMA?
Da moltissimi anni è noto che un soggiorno a quote tra i 1500 e i 2000 m è benefico per i soggetti asmatici. Questo è senz’altro in gran parte dovuto alla riduzione o assenza di pollini, acari della polvere e inquinamento con conseguente riduzione dell’infiammazione delle vie aeree. Per quanto riguarda la possibilità di recarsi a quote più elevate, non ci sono molte ricerche ma ci sono informazioni su soggetti asmatici che si recano in montagna per lavoro o per sport, quali sci e trekking.
In genere l’asma in montagna migliora e soggetti asmatici sono arrivati fino in vetta al Kilimanjaro e hanno partecipato a trekking oltre i 6000 m. Informazioni interessanti sono arrivate da uno studio di ricercatori cinesi che hanno monitorato per 1 anno circa gli operai impegnati nella costruzione della “ferrovia più alta del mondo”, da Beijing a Lhasa. I 13 soggetti asmatici hanno riferito o scomparsa dei sintomi o sintomi meno intensi e meno frequenti durante l’esposizione all’altitudine rispetto al livello del mare. Questo ha rinforzato l’opinione che i soggetti asmatici non sono a rischio maggiore se impegnati in attività in altitudine. Bisogna però rispettare un principio fondamentale: l’asma deve essere sotto controllo ed in fase di stabilità clinica. Questo va ovviamente stabilito dal medico di riferimento ma sostanzialmente significa che il soggetto non deve avere la necessità di usare frequentemente il farmaco broncodilatatore “al bisogno” (>3 volte/settimana).
CONSIGLI
Oltre a questo principio fondamentale, vanno comunque seguite delle regole precise elencate di seguito:
- Continuare l’assunzione regolare di farmaci e aver sempre con sé i farmaci d’emergenza.
- Curare la conservazione dei farmaci evitando temperature troppo basse o umidità eccessiva.
- Prima dell’esercizio fisico, assumere il farmaco come si fa abitualmente a livello del mare
- Nelle giornate molto fredde e ventose coprire la bocca con un foulard o una sciarpa o con le apposite maschere.
- Iniziare gradualmente l’esercizio fisico cercando di mantenere un’intensità di esercizio sotto massimale evitando di impegnarsi in un’attività fisica troppo intensa.
- Per quanto riguarda i trekking in zone remote, sarebbe preferibile avere nel gruppo un medico. In ogni caso bisogna portare un’adeguata quantità di farmaci (sia per il trattamento quotidiano che per eventuali emergenze) possibilmente suddivisi in due contenitori diversi per ridurre al minimo i rischi dovuti ad eventuale smarrimento del bagaglio. Ogni contenitore deve contenere una chiara spiegazione di cosa fare in caso di emergenza.
- In caso di infezione delle prime vie aeree (forte raffreddore, bronchite, mal di gola), attendere qualche giorno prima di svolgere attività fisica intensa.
- Poiché l’esposizione all’inquinamento può peggiorare l’asma i soggetti asmatici devono essere consapevoli dell’elevata concentrazione di inquinanti e della cattiva qualità dell’aria che si trova in molte metropoli dei paesi in via di sviluppo, punto di partenza di molti trekking.
Prof.ssa Annalisa Cogo
Centro Studi per le Scienze Motorie e lo Sport e Clinica Pneumologica
Direttore Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio
Università di Ferrara
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