outdoortest.it GUIDA ALL'ACQUISTO DEI TUOI ATTREZZI SPORTIVI
OUTDOORTEST

TORNA AL MAGAZINE

Cause e rimedi della fascite plantare

La Dott.ssa Lisa Cosi ci spiega come prevenire, riconoscere e curare uno dei più comuni infortuni di chi pratica atletica leggera e non solo

Scritto il
da Luca Tessore

In quest’articolo la Dott.ssa Lisa Cosi, fisioterapista a contatto con molteplici realtà sportive tra cui la nazionale di scialpinismo, ci parlerà di uno dei più diffusi infortuni fra i runner e persone in sovrappeso: la fascite plantare o se vogliamo il termine più aggiornato fasciosi plantare.

Dott.sa Lisa Cosi Fisioterapista specializzata in traumatologia da sport_insta lisa_physio fb fisioterapia di Lisa Cosi_Foto di Martina Valmassoi

Cos’è la fascite plantare?

“La fasciopatia plantare è una frequente condizione dolorosa muscoloscheletrica a carico delle strutture della pianta del piede caratterizzata da dolore intenso che può persistere per lungo tempo se non riconosciuto precocemente e trattato nel modo adeguato.”

Come la puoi riconoscere?
“E’ riconoscibile, in una prima fase, per la comparsa di rigidità mattutina a carico della pianta del piede con discomfort nei primi passi o dopo periodi di inattività, per poi peggiorare con dolore anche durante la giornata con dolore o incapacità di compiere le attività abituali.”
Foto di Simon Berger su Unsplash

 

Quali sono le cause? Soggetti/sport più a rischio

“Le principali cause sono da ricercare nella somministrazione del carico. Questo può essere dovuto sia a cambiamenti in termini di intensità e volume di allenamento, oppure a vincoli meccanici o a cambiamenti nelle caratteristiche delle superfici di appoggio (terreno o scarpa).”

Spesso, ci possiamo far prendere dalla voglia di fare, e finiamo per strafare, non dando il tempo al nostro fisico di adattarci ad un nuovo sport. Altre volte abbiamo fretta di migliorare le prestazioni, bruciamo le tappe di un allenamento progressivo, caricando oltre misura il nostro fisico che potrà rispondere con infiammazioni di varia natura.

Foto di Malik Skydsgaard su Unsplash

La corsa è uno degli sport che mette maggiormente a rischio il piede per lo sviluppo di fasciopatie, come anche lo sci di fondo per il tipo di sollecitazione meccanica richiesta al piede per la prestazione. Epidemiologicamente, la popolazione più colpita è tendenzialmente compresa tra la quarta e la sesta decade d’età, decondizionata e sovrappeso, ma ricordiamoci che qualsiasi incremento repentino del carico è un alto fattore di rischio per lo sviluppo di patologie tendinee per il principio secondo cui “Too much, too soon” non riesce a creare un adattamento tendineo.”

Foto di Raspopova Marina su Unsplash

 

L’importanza della scarpa giusta per il proprio piede

“Una delle cose più importanti è mettere il piede nelle condizioni di potersi muovere ed attivare i propri muscoli. Una scarpa troppo stretta, con un toe box non adatto alla forma del piede, costringe le dita e i metatarsi ad adattarsi alla forma della scarpa. Quello che si dovrebbe ricercare è invece l’esatto contrario, quindi, una scarpa che si possa adattare alla forma del proprio piede!

Per questo oltre a controllare la lunghezza della scarpa (il consiglio è quello di avere una soletta interna più lunga del proprio piede di almeno un centimetro) è importante essere certi che lo spazio a livello dei metatarsi sia sufficiente per il proprio piede (con il piede in carico sulla soletta il piede non deve sbordare dalla stessa).
Una scarpa troppo stretta, o con un toe box che non rispetti la forma anatomica del piede (che costringe l’alluce in una posizione di valgo), rischia di impedire la corretta funzione muscolare e quindi un dispendio eccessivo di forze che possono causare patologie muscoloscheletriche, tra cui la fasciopatia plantare.

 

Come il drop incide sulla fascite plantare: scarpe consigliate

“In letteratura è ampliamente dimostrato che non esista una scarpa o un drop che possa prevenire gli infortuni, ma è importante comprendere che la scarpa è uno strumento per modulare il carico. Scarpe con drop elevato facilitano la muscolatura posteriore della gamba e della fascia del piede a discapito della catena articolare anteriore. Per cui potrebbe essere un ausilio in una fase di irritazione della fascia plantare scegliere una scarpa con più drop rispetto a quanto di abitudine, come anche l’utilizzo di una mescola morbida e molto ammortizzata, sempre pensando al rispetto della posizione anatomica del piede e delle dita.”

Per capire il drop delle vostre scarpe basterà calcolare la differenza dello spessore punta-tallone dell’intersuola.

 

Come al solito prevenire è meglio che curare:

“Utilizzare scarpe diverse per ammortizzazione e drop sembrerebbe avere un effetto protettivo per ridurre il rischio di infortunarsi. Qualsiasi cambiamento nel tipo di calzatura e nei carichi di allenamento deve essere somministrato in modo graduale e attento.”

Se volete qualche consiglio in più sull’argomento DROP e ammortizzazione delle scarpe leggete QUI

Quali sono i sintomi e quando dobbiamo iniziare a preoccuparci?

“Bisogna imparare a prestare la giusta attenzione ai feedback che il corpo ci restituisce dopo la somministrazione di un carico. Questo potrà essere allenante solo nel momento in cui il corpo avrà a disposizione il giusto tempo e risorse per adattarsi al carico. Nel momento in cui lo stimolo supera la capacità di carico dei tessuti, questi restituiranno una rigidità mattutina. Se il carico o il recupero non vengono adeguatamente dosati, e gli stimoli che eccedono la capacità di carico si susseguono nei giorni, si rischia di passare da una rigidità mattutina o post inattività ad un vero e proprio disadattamento dei tessuti e dolore. Questo feedback, se non interpretato per tempo, può creare dolore per settimane, mesi e può addirittura trasformare istologicamente i tessuti, ad esempio verso una degenerazione tendinosica che poi necessiterà di molto più tempo per essere riadattata.”

Come si cura?

Per rimodellare la componente tendinea e gestire il dolore, in letteratura spicca quello che viene denominato heavy-slow resistance training con contrazioni muscolari lente e sovraccarico elevato o contrazioni isometriche massimali, che per la fascia plantare non è sempre così facile da applicare in autonomia. Individuato il problema, la cosa più importante da fare è capire come dosare il carico e che stimolo possa avere creato il picco di carico. In una prima fase sarà sufficiente ridurre il carico che ha creato la sovrastimolazione, se invece siamo già in una fase più avanzata del problema, potremo ridurre ulteriormente il carico, oltre che adattando la calzatura, anche sfruttando sport diversi che permettano di mantenere la condizione senza sollecitare eccessivamente la struttura tendinea, come ad esempio la bicicletta. Ricordiamoci che per prevenire gli infortuni, i nostri tessuti devono essere adattati al carico, quindi dovremo dosare il tipo di allenamento in previsione delle richieste future.”

Foto di Coen van de Broek su Unsplash

Riassumendo come si può prevenire?

  • Dosare il carico e fornire il giusto recupero
  • Dare stimoli diversi sia tramite intensità e volume che tramite utilizzo di scarpe diverse
  • Ascoltare i feedback del corpo

Grazie alla Dott.ssa Lisa Cosi abbiamo gli elementi necessari per riconoscere, curare e soprattutto prevenire uno degli infortuni più comuni tra i runner e non solo.


Altracom s.a.s. di Alfredo Tradati - via Buonarroti 77 I-20063 Cernusco s/N (MI) - P.IVA 05019050961 - info@altracom.eu - Outdoortest.it è una testata giornalistica registrata con Aut.Trib.di Milano n. 127/2020. Direttore Responsabile: Alfredo Tradati

Made by

Pin It on Pinterest