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Ciaspole e sci alpinismo: consigli da mettere in pratica

Alcune cose da sapere per scoprire la montagna in inverno e per pianificare un'uscita in sicurezza

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

In questo inizio d’inverno pieno di neve ma senza impianti da sci, un sacco di gente si è improvvisata esperta di ciaspole e di sci alpinismo. È bello vedere che tante persone vogliono riscoprire una montagna diversa e più a misura d’uomo, ma è importante saper giocare secondo le regole. E la montagna in inverno è intransigente: o segui le regole o ne paghi le (talvolta drammatiche) conseguenze. Per questo voglio scrivere qui di seguito alcuni consigli su come approcciarsi nel migliore dei modi alla montagna in inverno, lontano dalle zone controllate come gli impianti da sci, con un occhio di riguardo per la sicurezza.

Ore di luce

In inverno è meglio iniziare presto e godersi l’alba in montagna

Cominciamo dalle cose più semplici. La prima cosa da tenere in considerazione è il tempo che abbiamo a disposizione per un’escursione in inverno. Se in piena estate ci sono mediamente 14-15 ore di luce in una giornata, in inverno queste sono ridotte drasticamente a 9-10. Quindi: partire presto, portarsi dietro la frontale (con batterie di scorta) e soprattutto scegliere un’escursione adatta alle proprie capacità, considerando anche le giornate più corte. Qui bisogna essere sinceri con se stessi e consapevoli delle proprie limitazioni. La neve rallenta di molto i movimenti: se in condizioni estive so di poter fare 15km e 800m di dislivello in una giornata, ovviamente dovrò ridurre il percorso per poter farcelo stare all’interno di una giornata più corta. Niente di male se si deve finire l’escursione al buio, anzi potrebbe rendere la giornata ancora più interessante. Allora però bisogna essere consapevoli del fatto che la visibilità sarà ridotta, non si riuscirà a valutare i rischi allo stesso modo che con la luce e quindi una conoscenza del territorio in cui ci si trova è fondamentale.

Attrezzatura

Rifugio d’emergenza

Il peso dello zaino è inversamente proporzionale alla temperatura: più freddo fa, più cose dovremo portarci dietro. Ovviamente serviranno più vestiti, cominciando dall’intimo termico, dalle giacche sintetiche e dai piumini, per finire con i gusci impermeabili. Serviranno cappelli, guanti e scalda collo, calze di lana, ghette e scarponi caldi e robusti. É importante capire come il nostro corpo si comporta al freddo: alcuni riescono naturalmente a regolare la temperatura corporea meglio di altri, che invece dovranno continuare a mettere e togliere strati. Come mi diceva sempre uno dei miei maestri: “be bothered”, ovvero fatti venire voglia, di metterti uno strato in più se hai freddo, di muovere le dita dei piedi per far arrivare il sangue e non rischiare congelamenti. Insomma, non aspettare fino all’ultimo perché potrebbe essere tropo tardi. É sempre meglio coprirsi prima di avere troppo freddo, o servirà molto più tempo per riscaldarsi. Per quanto riguarda invece l’attrezzatura di emergenza, nel mio zaino non manca mai un kit di pronto soccorso, completo di scaldamani e coperta isotermica.

Un altro aspetto molto importante in inverno è la nutrizione. È facile dimenticarsi di mangiare quando si è fuori in inverno, magari perché non c’è tempo o perché fa tropo freddo per fermarsi. Io consiglio di portarsi cibi che si possono mangiare al volo come barrette, pane e formaggio, frutta secca. Cibi calorici e facili da consumare. E magari conviene tenersi sempre qualcosa in tasca, così da avere facile accesso a uno spuntino in qualsiasi momento. Anche bere può risultare difficile in inverno, sempre perché fa freddo e il nostro corpo non ci chiede costantemente di assumere liquidi come in estate. Io porto sempre mezzo litro d’acqua con me, però nel mio zaino non manca mai il thermos con un buon tè caldo: ci aiuterà a restare idratati e a scaldarci allo stesso tempo.

Dove andare

Il bosco sopra casa completamente trasformato dopo una nevicata, e all’improvviso una strada asfaltata diventa il posto perfetto per una ciaspolata

La neve ha la capacità di trasformare completamente ogni cosa su cui cade. Qualsiasi strada nei boschi diventerà un sentiero sperduto, qualsiasi baita o radura nel bosco si trasformerà in un paesaggio da favola. In più ci saranno gli alberi innevati, le impronte dei caprioli e delle lepri, il rumore ovattato della neve che cade. Con questo voglio dire che non servirà fare 1500m di dislivello o andare chissà quanto lontano per godersi un’escursione in inverno. Andrà benissimo avventurarsi nei boschi dietro casa. Con la neve tutto sembrerà diverso e magico.

Ovunque si vada, però, è importante informare qualcuno dei nostri piani e dell’ora di rientro, in modo tale che se dovesse succedere qualcosa ci sarà qualcuno che potrà dare l’allarme.

Neve

Profilo nivologico per analizzare i vari strati del manto nevoso

Adesso parliamo di neve, e qui c’è davvero tanto da dire. La neve è tanto bella quanto spietata e imprevedibile, cambia costantemente e non è mai completamente stabile. Per poter giudicare correttamente le condizioni del manto nevoso ci vogliono anni di esperienza. Con le sbagliate condizioni e il minimo cambiamento (es. uno sciatore o un escursionista che aggiunge peso in cima al manto nevoso, o un cambiamento repentino di temperatura) è davvero facile provocare una valanga, e con le valanghe non si scherza. Premetto che questo è un argomento vastissimo che richiede anni di studio e di esperienza sul campo. Qui voglio solo accennare alcuni concetti da tenere in considerazione, che però andranno inevitabilmente approfonditi.

Il manto nevoso

Come ho già accennato, il manto nevoso non è mai completamente stabile. Se ci pensate, la neve non cade mai tutta insieme, ma cade invece a distanza di ore, giorni o settimane, oppure viene trasportata dal vento, formando degli strati. Tra le varie nevicate le condizioni atmosferiche cambiano: ci può essere un periodo più mite, seguito da un nuovo abbassamento delle temperature, oppure un periodo di vento forte, o ancora una gelata. Questo fa si che i diversi strati di neve avranno una composizione diversa, e non per forza si consolideranno fra di loro, e questo può causare valanghe. Pensiamo a una torta di pan di Spagna con in mezzo uno strato di crema: se mettiamo la torta su un piano inclinato, lo strato di pan di Spagna che sta in cima, non essendo completamente consolidato allo strato di crema, scivolerà. Così succede anche con la neve.

Brina di superficie

I profili nivologici sono un ottimo metodo per capire cosa succede all’interno del manto nevoso. Basta scavare una buca fino a raggiungere il suolo e l’occhio allenato potrà riconoscere i diversi strati e capire se sono stabili e consolidati tra di loro oppure no. È bene ricordare che il manto nevoso ci racconta una storia: la storia dell’inverno, fondamentale per avere un’idea generale di quanto compatta e stabile è la neve. È sempre importante essere a conoscenza di questo quadro generale, e prendere in considerazione una singola giornata non ci aiuterò a capire quali sono davvero le condizioni.

Previsioni meteo e bollettino valanghe

Entrambi sono strumenti indispensabili per l’escursionista invernale o lo scialpinista, ma bisogna saperli usare. Ci danno moltissime informazioni utili sull’attuale situazione del manto nevoso e sulle condizioni osservate il giorno stesso in montagna. Ma ricordiamoci che le previsioni non sono mai certe e che il bollettino valanghe viene pubblicato basandosi sulle condizioni della giornata appena passata, e quindi è solo un suggerimento di quello che potrebbe succedere il giorno successivo. Qui entra in gioco l’esperienza personale di osservare quello che veramente sta succedendo sul campo. Una volta fuori, infatti, è importante saper giudicare le condizioni e costantemente valutare se le previsioni sono confermate oppure no, per poter poi decidere cosa fare. Una cosa da ricordare è che non è mai troppo tardi per cambiare i piani o per tornare a casa.

In più, i bollettini sono sempre pieni di termini specifici che è importante conoscere. Ci sono tanti tipi di valanghe, ognuno causato da un particolare fenomeno e da un particolare tipo di neve, e ognuno con il proprio nome: valanghe di neve a lastroni, a debole coesione, per scivolamento. E ancora: neve ventata, strato debole persistente, brina di superficie. É importante conoscere il significato di questi e altri termini per poter sapere cosa sta davvero succedendo al manto nevoso, o il bollettino non avrà alcun senso.

Il gruppo e la destinazione

Photo by Giacomo Berardi on Unsplash

Oltre alle condizioni atmosferiche e del manto nevoso ci sono altri due fattori da considerare: noi e le persone che fanno parte del nostro gruppo e la destinazione scelta. Questi tre fattori si intrecciano tra di loro e bisogna tenerli tutti in considerazione per avere un quadro della situazione che sia chiaro e per poter prendere una decisione di conseguenza. Prendiamo la scelta della destinazione. Per esempio, se il pericolo valanghe è alto ma noi scegliamo un percorso completamente in piano e lontano da qualsiasi parete ripida, allora il rischio di valanghe nel nostro caso sarà ridotto. O viceversa, se il pericolo valanghe è moderato ma ci spingiamo su terreno ripido, magari in un canalone dove ci sono accumuli di neve ventata, allora per noi il rischio sarà più elevato.

Per quanto riguarda i componenti del gruppo vale la stessa cosa. Se sono insieme a persone che non hanno mai ciaspolato prima e non conoscono le instabilità del manto nevoso e come riconoscerle, magari non sono abituate a escursioni invernali e non hanno un livello di fitness elevato, allora la mia scelta di itinerario sarà molto prudente. E viceversa.

In definitiva, sono tre fattori che vanno di pari passo, e le decisioni che prenderò all’inizio e durante tutta la giornata dipenderanno sempre dalla loro combinazione.

Artva, pala e sonda

Arva pala Ultra

Da ultimo vorrei parlare di artva, pala e sonda. Sono attrezzi fondamentali da avere per qualsiasi uscita scialpinistica, e oserei dire anche per le ciaspolate (o comunque vivamente consigliati anche in questo caso, a seconda dell’itinerario scelto). Vanno sempre portati tutti e tre, e possono salvare la vita.

Le probabilità di sopravvivenza di un sepolto da valanga diminuiscono drasticamente dopo 15 minuti che si trova sotto la neve. L’artva ci permette di individuare rapidamente e con precisione un sepolto, la sonda ci permette di confermare la sua presenza sotto la neve e la pala ci permette di scavale velocemente fino a liberare le vie respiratorie della persona coinvolta, ed successivamente di recuperarla. Senza quest’attrezzatura le possibilità di sopravvivenza del sepolto calano di molto. È chiaro però che bisogna sapere cosa fare, e in questo nulla può sostituire la pratica.

Le montagne innevate offrono infinite possibilità per escursionisti e sciatori. Una forte nevicata ci trascina fuori di casa come bambini, e quest’anno molte più persone si avventureranno nei boschi e sulle cime delle nostre montagne, come alternativa alle piste da sci, per ora chiuse. È importante, però, ricordarsi che, per quanto bella, la montagna in inverno è altrettanto insidiosa. Bisogna rispettarla, informarsi e assicurarsi di essere preparati al meglio per affrontarla. Questi sono solo alcuni consigli da tenere a mente, ma nulla può sostituire un corso o un’uscita con un professionista, buonsenso e tanti tanti anni di esperienza.


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