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Brianza Gravel: dal Fiume Adda ai Monti di Brianza in gravel

Un percorso tutto da scoprire perfetto per la tua gravel

AlpineBike - Gaia e Simone Scritto il
da AlpineBike - Gaia e Simone

Questo itinerario permette di esplorare una buona parte del territorio della Brianza lecchese e di ammirare gli splendidi panorami tipici di questa zona. Potrete pedalare lungo il fiume Adda e poi risalire all’ormai abbandonato paese fantasma di Consonno. Da qui, è quasi d’obbligo raggiungere l’Eremo di San Genesio, sul Monte di Brianza, e fare rientro passando dalla splendida collina di Montevecchia, con il suo iconico Santuario.

DATI DEL PERCORSO

Lunghezza: 63 km

Dislivello: 1450 m 

Percentuale sterrato 32% (circa 20 km) – asfalto 68% (43 km)

Traccia GPX Brianza Gravel

Da dove si parte

Il percorso inizia a Montevecchia bassa (LC), nella zona Quattro Strade, dove si può parcheggiare comodamente nel parcheggio di Via Monza all’altezza di Via del Pestalotto.

Si imbocca subito Via del Pestalotto, dal fondo sterrato che, spesso, presenta un segmento infangato dopo periodi piovosi. Con un brevissimo strappo dal fondo cementato, si sbuca sulla pista ciclabile che costeggia la trafficata Via Europa e ci si dirige, ormai su asfalto, verso la stazione ferroviaria di Cernusco – Merate.

Transitando dalla tranquilla frazione Pagnano, si raggiunge in salita il Lago di Sartirana, attraversando la SP342dir (prestare attenzione, in quanto sempre trafficata). Da qui si scende a Imbersago e, poi, al fiume Adda, sbucando all’altezza del traghetto di Leonardo Da Vinci. Si prende la Ciclovia dell’Adda in direzione nord, verso Lecco. Ora il fondo è sempre sterrato, non accidentato e pianeggiante fino a Olginate.

 

Il fiume Adda in prossimità del ponte di Brivio
Il fiume Adda in prossimità del ponte di Brivio_Ph Gaia e Simone

Qui si abbandona il lungofiume per riportarsi a livello della SP342dir e attraversarla all’altezza di una rotonda caratterizzata da sassi dipinti a mo’ di “Barbapapà” (prestare sempre attenzione al traffico veicolare).

Dalla rotonda ha inizio la ripida salita per il paese fantasma di Consonno, sempre asfaltata ma con asfalto di pessima qualità e decisamente rovinato, specie in prossimità degli edifici abbandonati. La bici ideale per percorrere queste strade è proprio la bici gravel. Le strade comunali di accesso a Consonno sono percorribili a piedi e in bici, mentre agli autoveicoli ne è stato precluso il transito tramite due stanghe, posizionate l’una all’inizio di quella che sale da Olginate e l’altra lungo quella che arriva da Villa Vergano.

Consonno è stata vittima di un progetto di edilizia selvaggia, avvenuto negli anni ’60-’70 per mano dell’eccentrico imprenditore Mario Bagno, il quale volle creare una sorta di “città dei balocchi” con ogni genere di attrazione per i turisti milanesi. Il contesto naturale del luogo ha subito un considerevole deturpamento e il rischio idrogeologico è aumentato. In effetti, in seguito a due frane (l’ultima avvenuta nel 1976) e alla perdita di interesse da parte dei turisti, la località è diventata man mano una città fantasma. Il colpo di grazia è arrivato con il rave party del 2007, in cui parecchie strutture furono imbrattate da graffiti e ulteriormente danneggiate. Oggi Consonno si presenta in uno stato di abbandono e di degrado. Molti degli edifici rimasti sono pericolanti e ne è sconsigliato l’accesso per motivi di sicurezza.

Il “minareto” di Consonno
Il “minareto” di Consonno_Ph Gaia e Simone

Posta a 634 m, Consonno è uno dei punti più alti della zona e, da qui, si riesce a osservare chiaramente il percorso del fiume Adda a partire dal lago di Como, il monte Resegone e tutti i paesi posti al di sotto della collina stessa (ossia Olginate, Valgreghentino, Garlate e Airuno).

La salita per Consonno è lunga 5.4 km e arriva fin oltre gli edifici abbandonati, in prossimità dell’ultima sbarra che impedisce l’accesso ai veicoli a motore.

A Consonno con la bici gravel
A Consonno con la bici gravel_Ph Gaia e Simone

Da qui si inizia a scendere sul versante opposto del Monte Regina, verso la frazione di Galbiate chiamata Villa Vergano. L’asfalto, su questo lato, è migliore, in quanto è stato rifatto da poco. Sul tornante in prossimità del bivio per Cascina Figina, è d’obbligo fermarsi per ammirare il panorama sulla catena del Monte Rosa, i Corni di Canzo, i laghi di Annone e Pusiano, i Monti Cornizzolo e Barro e la Grigna Meridionale.

Panorama dal tornante vicino a Cascina Figina
Panorama dal tornante vicino a Cascina Figina_Ph Gaia e Simone

Da Villa Vergano si risale brevemente su strada asfaltata fino ad entrare nel comune di Colle Brianza, che include parecchie frazioni. La prima che si incontra è quella dell’abitato di Ravellino. Da qui si scende alla rotonda di Piecastello e si imbocca la salita (sempre asfaltata) verso la frazione Giovenzana.

Una volta a Giovenzana, con qualche mangia e bevi si raggiunge la frazione di Cagliano, da cui ha inizio la salita che porta all’Eremo di San Genesio.

La vista di cui si gode tra Giovenzana e Cagliano
La vista di cui si gode tra Giovenzana e Cagliano_Ph Gaia e Simone

L’eremo di San Genesio si trova in vetta all’omonimo monte (932 m). Insieme al vicino Monte Crocione (989 m) forma una sella collinare che divide la valle dell’Adda tra Olginate e Brivio dalla cosiddetta Valletta, interessata dai Comuni di S. Maria Hoè, Rovagnate e Perego e dai laghi di Oggiono e Annone. Dalla vetta, il panorama è davvero molto bello. Guardando verso nord e verso est, si possono ammirare le Grigne, il Resegone e il Passo Valcava, mentre verso sud si domina la Pianura Padana.

L’Eremo di San Genesio
L’Eremo di San Genesio_Ph Gaia e Simone

La salita che da Cagliano conduce a San Genesio è piuttosto ripida (pendenza media 11.5%) e misura 1.5 km di lunghezza. Oltre Cagliano, la strada è ancora asfaltata fino poco sopra la caratteristica chiesetta della Madonna del Sasso. Recentemente l’asfalto è stato rifatto ed è quindi in ottimo stato. Successivamente, il fondo è sterrato ma molto regolare e per nulla accidentato (grazie ai recenti lavori di sistemazione della strada). È, quindi, ideale da percorrere anche se si montano copertoni da 32 mm sulla propria bici gravel. In cima sono presenti alcuni parcheggi, l’eremo e una locanda dove è possibile pranzare e sostare.

La vista dal Monte San Genesio
La vista dal Monte San Genesio_Ph Gaia e Simone

Da San Genesio si ritorna sui propri passi e si torna a Cagliano. Da qui, si scende su ripida strada asfaltata verso il comune di Olgiate Molgora, passando dalle frazioni Paù e Sancina.

La vista dalla strada che scende da Cagliano
La vista dalla strada che scende da Cagliano_Ph Gaia e Simone

Si prosegue a destra verso le frazioni del Comune di La Valletta Brianza: Santa Maria Hoé (tramite blanda salita asfaltata) e Rovagnate (con discesa asfaltata). Si raggiunge, poi, Perego mediante un comodo ponticello che permette di non dover attraversare la trafficata Statale Briantea, in prossimità della località Biscioia.

Siamo ormai rientrati nel Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Questo Parco, seppur di ridotte dimensioni (2360 ettari), rappresenta una preziosa risorsa per la zona. Esso segna un po’ il confine tra la parte più verde e collinare della Brianza sud-orientale e la pianura agricola e industriale, ai bordi delle ultime propaggini della metropoli milanese. Il Parco del Curone comprende un’area molto diversificata in cui sono presenti, oltre a zone di rilevante interesse ambientale, anche centri urbani, insediamenti produttivi, aree destinate all’agricoltura e all’allevamento accanto a monumenti architettonici di grande valore artistico e culturale.

Vicino alla chiesa di Perego, si imbocca un ciottolato in salita (Via Campo). Al termine di esso, si svolta a destra e si raggiunge, con un paio di duri strappi asfaltati, la frazione Lissolo.

Da Lissolo ci si ricollega alla parte alta di Montevecchia percorrendo la Panoramica di Montevecchia, una strada dall’ottimo fondo sterrato chiusa al traffico veicolare da due sbarre. Inizialmente si procede in discesa e poi in salita. Prestare solo attenzione alle numerose canaline di scolo dell’acqua, da affrontare comunque a velocità limitata.

La vista dalla Panoramica di Montevecchia
La vista dalla Panoramica di Montevecchia_Ph Gaia e Simone

Da Montevecchia alta vale la pena affrontare ancora un paio di sezioni off-road prima di rientrare dal giro.

La scalinata che conduce al Santuario di Montevecchia
La scalinata che conduce al Santuario di Montevecchia_Ph Gaia e Simone

Si imbocca in ripida discesa la Via Valfredda, recentemente sistemata. La parte iniziale è asfaltata, poi è presente un tratto in terra e ghiaia grossa.

La discesa della Valfredda
La discesa della Valfredda_Ph Gaia e Simone

Si passa poi ad un tratto con cemento frastagliato, ad un breve ciottolato, al cemento liscio e si conclude con uno sterrato a ghiaia fine.

Al termine della Valfredda, si imbocca sulla destra il cosiddetto Sentiero dei Guadi. Questo rappresenta l’unico settore single track del percorso e si svolge su terra battuta con qualche radice e 4-5 ponticelli in legno che superano il torrente Curone (consigliamo di percorrerli portando la bici a mano).

Il Sentiero dei Guadi
Il Sentiero dei Guadi_Ph Gaia e Simone

Dopo questo splendido sentiero immerso nel bosco, si sbuca nuovamente sulla trafficata Via Europa. La si attraversa, si prende la ciclabile per un breve tratto e si rientra all’auto ripercorrendo a ritroso Via del Pestalotto.


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