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Il primo 9A a 16 anni: intervista a Matteo Menardi

Intervista a Matteo Menardi fortissimo climber di Cortina d'Ampezzo che a soli 16 anni chiude il suo primo 9A

Andrè de Biasi Scritto il
da Andrè De Biasi

Arrampicare vuol dire spingersi al limite delle proprie capacità, faticare, divertirsi ed avere degli obiettivi. Il forte climber cortinese Matteo Menardi ha salito il suo primo 9A a 16 anni, in questa intervista ci racconta com’è nata la sua passione per l’arrampicata che già in tenera età l’ha portato a chiudere grandi progetti.


Intervista

Matteo raccontaci un po’ chi sei, e come e quando è nata la tua passione per l’arrampicata.

“Vivo a Cortina d’Ampezzo da sempre, classe 1998, e proprio qui nella falesia di Campo, dove oggi sto chiodando, ho scoperto la passione per l’arrampicata. Avevo 5 anni quando ho intrapreso le prime esperienze verticali con la mia famiglia. Crescendo ho conosciuto gente nuova e mi sono avvicinato al mondo delle gare. Sono stato in Nazionale giovanile fino ai 16 anni e poi mi sono focalizzato di più sulla falesia.”

Matteo Menardi su Drum Time, 8C+
Drum Time 8C+, Fonzaso (foto di Matteo Menardi)

In che falesia hai iniziato a scalare e quella a cui sei più legato?

“Direi tra tutte le falesie di Campo, Volpera, e le Cinque Torri qui nel cortinese. Sono particolarmente affezionato anche alla Val di Landro, sia Landro classica che Landro Franchi. Una falesia old school, strapiombante che ti costringe a tirare e mettere alla prova. Altre falesie che mi hanno segnato sono Pian Schiavaneis ed Erto, dove ho salito il mio primo 7C, Super Vip a 10 anni. Direi, però, che non ho una falesia preferita.”

Matteo Menardi alle 5 Torri
Scalare in 5 Torri (foto di Matteo Menardi)

Qual è stata la figura che ti ha ispirato ad intraprendere questo sport?

“Mio papà è sicuramente una tra le persone che più mi hanno trasmesso la passione per la scalata e a cui devo molto. Un’altra figura molto importante è Sandro Neri, un uomo che mi ha permesso di viaggiare in Spagna, Francia, Slovenia e di fare delle esperienze preziose. Altre persone che voglio ringraziare sono: Luca Zardini detto Canon, e altri nomi di punta mondiale che mi spingono a puntare l’asticella sempre più in alto.”

A quanti anni hai avuto i primi successi e quando hai capito che l’arrampicata sarebbe stata parte fondamentale nella tua vita?

“Parto col rispondere alla seconda domanda. Penso di aver sempre saputo che l’arrampicata e la montagna sarebbero state parti integranti della mia vita. Quand’ero piccolo i miei mi portavano sempre in montagna. Questo contatto con la natura, trasmesso in modo molto naturale e progressivo, mi ha fatto capire che l’amore per la montagna e l’arrampicata non mi avrebbe mai lasciato. Il primo successo l’ho avuto a 11 anni quando ho chiuso il mio primo 8A a Pian Schiavaneis, e da lì si è aperta la strada verso nuovi obiettivi. A 14 anni ho salito un 8C e un paio d’anni più tardi il mio primo 9A.”

Il primo 9A a 16 anni, descrivici quella salita.

“La via 9G si trova a Gemona del Friuli, appena sopra Udine, ad un paio di ore di macchina da casa, e con questa via ho raggiunto l’apice. È una via incredibile, provata quasi sempre in condizioni ideali. Ho trovato un mio modo di espressione sulla via, ho seguito una strategia istintiva. A 15/16 anni, quando mio papà poteva, ho iniziato a girare nelle falesie della Carnia. Proprio in quel periodo era uscita la notizia in cui Adam Ondra aveva liberato il progetto più duro, irripetuto per una ventina d’anni. Mi ricordo ancora quando guardavo il video di Adam che saliva e io studiavo tutti i passaggi, e nel frattempo mi allenavo. Lì è scattata la scintilla. Ricordo 1/2 settimane di tentativi fino a quel giorno di marzo 2015. La mattina ero andato a scuola, ma ho solo pensato alla via! Alle 12.50 sono uscito e mio papà era già lì che mi aspettava. In falesia ho ripassato un po’ i movimenti, fatto un tentativo e sono arrivato in catena con il sole che tramontava. È stato un momento molto emotivo.”

Matteo Menardi su 9G
9G il primo 9A di Matteo a 16 anni, Gemona del Friuli (foto di Matteo Menardi)

Quanti 9A hai salito finora e qual è stata la via più dura?

“Siamo a 9 adesso, e la via più dura è stata l’ultima: Zeitlaüfer. Si trova nella Valle di Landro, nella falesia di Pangea, e l’ho salita il 7 ottobre 2022. È stata un’esperienza complessa visto che l’avvicinamento è di 40 minuti e non è sempre stato facile trovare qualcuno che mi accompagnasse a provare, ma liberarla è stata una grandissima emozione.”

Matteo Menardi su Zeitlaufer
Il climber cortinese sul suo ultimo 9A Zeitlaüfer, Valle di Landro (foto di Roberto De Pellegrin)

Sei stato anche in Nazionale giovanile di arrampicata. Parlaci un po’ del tuo rapporto con le gare.

“Il rapporto lo sto riscoprendo ora dopo qualche anno di stop. Rappresenta per me un modo per crescere sia come persona che come atleta. Quando facevo gare in Nazionale giovanile non c’era tanta partecipazione mentre dal 2016, anno in cui ho abbandonato questo mondo, c’è stato un exploit. È quindi interessate vedere come sia cambiato questo ambito negli anni.”

Matteo Menardi in gara
Gara di arrampicata in Nazionale giovanile (foto di Matteo Menardi)

Scali anche in montagna o prediligi solo la falesia?

“In montagna mi sto divertendo ultimamente, ma non sarà il mio focus per i prossimi anni. Non rappresenta una cosa che conosco e con cui ho dimestichezza. Vedo nell’arrampicata sportiva un fattore di crescita, per me, molto più realizzabile e interessante. Non voglio sottovalutare la montagna, non l’ho mai fatto, ma è una storia che voglio affrontare col tempo.”

Siamo arrivati alla fine dell’intervista, qualche consiglio a chi si vuole avvicinare a questo sport.

“Pazienza, tanta pazienza! Saper scalare con gente che ti valorizza e ti voglia bene davvero, e che permetta di esprimerti. Devi sentirla come una cosa interiore perché comunque ti fa uscire dalla comfort zone sia a livello fisico che mentale. Capire cosa si voglia cercare in questo gesto atletico, sia in montagna che falesia o in palestra. Inoltre se si comincia da 0 occorre iniziare con testa e affidarsi alle varie figure professionali che esistono.”


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