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In Solitaria 2021 – Quasi alla fine

Dalle Dolomiti al Carso

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

Siamo ormai in dirittura d’arrivo: Elia è finalmente arrivato in Friuli Venezia Giulia, l’ultima regione del Sentiero Italia CAI, e il suo viaggio sta per volgere al termine. Ci eravamo ormai abituati a seguire le sue avventure, e ci mancherà vedere l’Italia attraverso i suoi occhi. Per adesso, però, godiamoci questi ultimi aggiornamenti e vediamo cos’è successo nelle ultime due settimane.

Ritroviamo Elia alle prese con il tratto di Sentiero Italia che attraversa il Trentino-Alto Adige e ripartiamo dal Lago di Carezza. “Il panorama si presenta unico, con vista sul Latemar e sul Catinaccio. Mi appare, in lontananza, l’incantevole rifugio Bolzano: si tratta di una costruzione molto particolare che ricorda un vero castello tra le nuvole, ubicato su verdi pascoli e circondato da irte pareti di roccia. Entro. Mi sento tornare indietro nel tempo, come un lord che varca le porte del suo maniero, mi trovo circondato da vecchie pareti ricoperte di legno antico e classiche stufe tirolesi. Nonostante il luogo incantevole, decido di proseguire il mio cammino fino all’Alpe di Tires, dove spero di trovare un posto per ripararmi nei pressi del rifugio omonimo. Per fortuna la mia buona stella mi viene in soccorso anche oggi: due ragazzi tedeschi decidono di pagarmi la cena e il pernotto al rifugio. Passo una piacevolissima serata in ottima compagnia.”

Elia in cammino verso il Passo Falzarego

Dopo la notte al rifugio Tires, Elia prosegue verso il rifugio Sassopiatto e, costeggiando la parete del Sassolungo, fino al rifugio Comici. Scende poi velocemente, seguendo le piste da sci, fino al Plan della Garba, poco sopra Selva in Valgardena. Percorrendo la Vallunga passa poi dal rifugio Puez fino ad arrivare in Val Badia. “Con il passare dei giorni, la temperatura notturna scende a volte sotto lo zero: ci si accorge quando la mattina, al risveglio, l’erba è ancora gelata. Dovrò rivalutare le prossime tappe in modo da non rischiare di fermarmi in quota a dormire, ma scendere invece a valle.”

Per approfondire leggi anche: “Intervista a Elia Origoni: e l’attrezzatura per percorrere a piedi i 7000 km del Sentiero Italia CAI qual è?”

A volte ci sono anche degli imprevisti, e la giornata del 22 settembre non comincia per il verso giusto. “Mi sveglio durante la notte con un forte malessere, probabilmente ho preso freddo. Dopo una leggera colazione, d’obbligo per recuperare le energie, provo a rimettermi in moto. Nonostante sia molto caloroso, cammino tutta la mattina con il piumino, sintomo del mio persistente malessere. Con l’obiettivo di arrivare fino ad Arabba per cercare una farmacia, mi trascino fino al rifugio Kostner dove bevo un the caldo e vengo convinto a fermarmi per riposare. Mi sveglio alle 18 giusto in tempo per godermi uno spettacolare tramonto e fare conoscenza con Manuel, l’accogliente rifugista che da ormai 35 anni gestisce il rifugio. Manuel ascolta con interesse la mia avventura ed è molto felice di ospitarmi. Mi offre una gustosa zuppa di patate (complimenti alla cuoca Cristina!) e mi manda presto a letto con l’augurio di passare una buona nottata. Spero di stare meglio domani.”

Dopo una giornata di semi-riposo per rimettersi in sesto, Elia saluta e ringrazia i gestori del rifugio Kostner e riparte per Arabba, entrando in territorio veneto e lasciandosi alle spalle la Ladinia, territorio che comprende tre valli trentine dove parlano ancora la lingua Ladina. Da qui passa poi per Il Passo Falzarego, al cospetto di Lagazuoi e Tofane, nel cuore delle Dolomiti, per raggiungere infine le famosissime Tre Cime di Lavaredo e il rifugio Locatelli. Da qui manca davvero poco alla fine del viaggio. “Giunto fuori dal bosco guardo un’ultima volta verso le dolomiti di Sesto e scorgo in lontananza le dolomiti di Cadore in territorio friulano. Comincio a sognare poiché il Friuli è terra a me sconosciuta ed è l’ultima regione di questo mio lungo viaggio.”

Elia al rifugio Locatelli con le Tre Cime di Lavaredo sullo sfondo.

Lunedì 27 settembre, primo giorno della ventisettesima settimana sul Sentiero Italia CAI, Elia mette per la prima volta piede in territorio friulano. “I paesaggi di queste Alpi sono magnifici: boschi sconfinati sormontati da rocce dolomitiche in spazi immensi. Il Friuli mi sta piacendo molto.” Passa per poco il confine con l’Austria e continua a camminare nella nebbia, passando tra doline, sassi e trincee del Pal Piccolo, un altopiano carsico molto suggestivo teatro della Prima Guerra Mondiale.

La stagione estiva è ormai agli sgoccioli, e a confermarlo sono i rifugio quasi tutti chiusi. Anche il meteo indica il cambio di stagione ed Elia, in questi giorni, si ritrova spesso a camminare in mezzo alla nebbia o sotto la pioggia. “Mi lascio alle spalle il passo in una luce senza orario e senza tempo: tutto è buio e grigio, non si capisce se sia sera o mattina.” In poco tempo Elia si trova al cospetto del Jof Fuard, considerata una delle più belle e imponenti montagne delle Alpi Giulie. “Si cominciano ad intravedere i primi segni dell’arrivo dell’autunno: il giallo degli aceri e dei faggi è in contrasto con gli abeti, mentre i timidi larici cominciano ora a ingiallire; il sole fa fatica a sorgere e l’aria è piuttosto fredda.” Dopo un’alba magnifica, la mattina del primo ottobre Elia finisce ufficialmente la traversata delle Alpi per entrare in territorio prealpino, ultima tratta del Sentiero Italia. Da qui in poi le quote saranno più basse (neve scampata!), e la meta è sempre più vicina! Si può notare la differenza tra queste zone, molto più selvagge e poco frequentate, e le vicine montagne trentine e altoatesine, mete turistiche per eccellenza.

Le montagne si riflettono nell’acqua cristallina dei laghi

“Le campane del paese che suonano forsennatamente mi svegliano di soprassalto la mattina presto. Dopo un’abbondante colazione, mi lascio alle spalle il mio riparo, accompagnato da uno sparo improvviso che mi fa sobbalzare spaventato: presumo sia cominciata la caccia. Dovrò fare un po’ di attenzione in più nel muovermi per i boschi. In poco tempo arrivo a Sella Carnizza, piccolissimo abitato sul confine Sloveno. Devo riabituare occhi, corpo e testa all’ambiente: d’ora in poi tornerò a percorrere boschi e colline. Mi mancheranno tanto le creste maestose e le valli selvagge!”

Domenica 3 ottobre Elia si sveglia di buon’ora per intraprendere la sua ultima domenica sul Sentiero Italia, e l’ultima tappa che affronta un dislivello importante. Si incammina su una ripida mulattiera che lo porta a Stupizza, per poi proseguire verso il rifugio Pelizzo e l’abitato di Cepletischis, uno dei tanti borghi pressoché disabitati che si è trovato ad attraversare sulle montagne friulane. “Sono paesi che hanno subìto un forte processo di spopolamento, iniziato verso la fine dell’Ottocento e proseguito con intensità maggiore dopo la metà del XX secolo. Questo è dovuto in parte a motivi comuni a tutte le zone montuose italiane, e in parte a motivi particolari legati alla durezza di vita causata dalla vicinanza al confine sovietico.”

I paesaggi non smettono di lasciare a bocca aperta

“Risalgo verso Topolò, piccolo e caratteristico borgo dal nome singolare (il nome indica un terreno ricco di alberi di pioppo), attraversato da strade ciottolate e, cosa singolare, pieno di vita: c’è un bar, persone, attività, rumori.. il tutto grazie a un’associazione del luogo che sta cercando di ripopolare il borgo. Mi accolgono molto calorosamente al bar e mi invitano a restare per la cena e a dormire. Il mio programma però era raggiungere il bivacco Zanuso, sulla cresta del Colovrat, zona di confine e teatro di terribili scontri durante i conflitti mondiali. Sarebbe stata la mia ultima notte sopra i 1000 metri e, quando la montagna chiama, io proprio non riesco a resisterle. Rinuncio all’ospitalità, alla doccia calda, al sonno ristoratore in un letto. Prendo il mio zaino, appesantito da un ottimo stufato di patate, e riparto. Mi aspetta una ripidissima salita fino alla vetta del monte Nagnoj, dove inizia la traversata del Colovrat, dorsale tragicamente interessata dalla battaglia di Caporetto, che portò alla ritirata delle truppe italiane fino alla linea del Piave. A metà della cresta trovo ad accogliermi il bivacco, illuminato da un magnifico tramonto che fa capolino tra le nubi basse (che non promettono nulla di buono). Entro nel piccolo ricovero in legno, molto confortevole, e mentre cucino cominciano a cadere le prime gocce di pioggia. Spero che si sfoghi questa notte e che domani mi lasci camminare all’asciutto.”

Si conclude così anche la ventisettesima settimana di Elia sul Sentiero Italia CAI, la penultima del suo lungo viaggio. Elia, infatti, arriverà a Muggia la mattina di Sabato 9 ottobre, dopo più di otto mesi di cammino e 7000 chilometri percorsi. Non gli resta altro che godersi l’ultima settimana e assaporare la fine di un’avventura, il raggiungimento di un sogno. A settimana prossima allora, e in bocca al lupo Elia!

Per seguire Elia: eliaorigoni.com


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