Dormire in tenda e mangiare all’aperto sono sicuramente due attività che permettono di vivere appieno la montagna e di sfruttare al massimo le lunghe giornate estive. Cucinare all’aperto, però, non è sempre facile, soprattutto quando è ora di lavare piatti e stoviglie. È possibile cucinare in modo da ridurre al minimo gli sprechi e non danneggiare l’ambiente, diminuendo allo stesso tempo il numero di piatti da lavare? Vediamolo insieme.
Ci vuole organizzazione
Come spesso accade quando si parla di attività in montagna, ci vuole organizzazione. Quando cuciniamo all’aperto è utile pianificare i pasti in modo da non creare sprechi e ridurre al minimo il lavaggio dei piatti. E questo vale ancora di più se dovremo portarci tutto il cibo in spalla, nello zaino, per tutta la durata del trekking. in questo caso sono molto utili i cibi liofilizzati che si trovano nei negozi di attrezzatura outdoor. Ma pianificare la giusta quantità di cibo non aiuterà solo a diminuire il peso dello zaino, ma anche a ridurre la pulizia richiesta a fine pasto. È importante quindi preparare le giuste porzioni prima di partire, magari dividendole già per ogni pasto. È utile anche pianificare i pasti così da poter usare una sola pentola, e magari poter mangiare dalla pentola stessa invece che usare un piatto pulito. Tutti trucchi che ridurranno il numero di utensili da lavare.
Se è vero, però, che è sempre meglio dover lavare meno piatti possibili è anche vero che qualcosa da lavare ci sarà sempre e in questo caso è meglio farlo nel modo più “pulito” possibile. E questo significa non inquinare i corsi d’acqua e non lasciare in giro resti cibo che potrebbero alterare le abitudini alimentari della fauna selvatica. Vediamo allora più nel dettaglio alcune semplici regole che renderanno più facile questo compito.
Regole da seguire
Per prima cosa è fondamentale raccogliere tutti i resti di cibo in un sacchetto della spazzatura e portarli a valle insieme al resto dei rifiuti. Questo è importante perché, come già accennato, questi resti di cibo potrebbero alterare le abitudini alimentari della fauna presente sul posto o, ancora peggio, in zone frequentate dall’orso, attirare il plantigrado verso la nostra tenda.
Una volta raccolti i resti di cibo possiamo procedere con il lavaggio vero e proprio, aiutandoci magari con una spugna per piatti tagliata a metà. Questo non va mai fatto direttamente all’interno del corso d’acqua e neanche sulla sponda, ma è bene spostarsi di almeno 100 metri (circa 70 passi) dalla riva in modo da non contaminare l’acqua. Una volta lavate le stoviglie, se possibile, sarebbe meglio raccogliere l’acqua sporca in un unico contenitore in modo da poter raccogliere gli ulteriori residui di cibo rimasti.
Una volta finita questa procedura possiamo buttare l’acqua sporca rimasta, meglio però se la spargiamo il più possibile invece che buttarla tutta nello stesso posto, minimizzando così l’impatto su un’area specifica. Anche in questo caso spostarsi da qualsiasi fonti d’acqua per non contaminarla.
Il sapone
Quando laviamo i piatti all’aperto, e cioè quando non abbiamo a disposizione un lavandino come nelle aree di campeggio attrezzate, è consigliato usare un sapone biodegradabile, magari lo stesso che useremo per lavare i vestiti e per l’igiene personale. È sempre importante, però, assicurarsi che il sapone non finisca nei corsi d’acqua, in modo da non contaminarli. Usare sempre la quantità minima necessaria, e solo se è strettamente necessario.
Ecco quindi alcuni trucchi per lavare le stoviglie all’aperto evitando sprechi e riducendo al minimo il nostro impatto sull’ambiente circostante. L’impatto zero, ovviamente, non esiste ma se vogliamo continuare a poter godere degli spazi naturali che ci offrono le nostre montagne è importante che ognuno faccia la sua parte.