Tutto nasce alla fine degli anni ’80 dalla mente di Mario Verin e Peppino Cicalò che volevano trovare un percorso che unisse Pedra Longa a Cala Sisine, sulla costa orientale della Sardegna denominata Supramonte. Grazie all’esperienza alpinistica del primo e la conoscenza del territorio del secondo nel 1989 riescono a completare questo incredibile percorso che chiamano “Selvaggio Blu”.
Siamo nel 2019, trent’anni sono passati dalla visione di questi due alpinisti ed il Selvaggio Blu è ormai famoso in tutto il mondo, definito come “uno dei più spettacolari trekking d’Europa”, raccontato anche in un articolo approfondito del New York Times.
Tanto famoso che recentemente l’amministrazione locale ha varato una serie di proposte per cercare di dare ordine ad una realtà in forte crescita.
Il Selvaggio Blu ha sempre suscitato un forte richiamo in me, sarà il nome così esotico, sarà il fatto che a me la Sardegna piace, non appena si è presentata l’occasione di partire, ho comprato il biglietto senza pensarci due volte.
E detto fatto, è il 4 di maggio e siamo in partenza, destinazione: Santa Maria Navarrese.
Il nostro viaggio inizia qui, tra una spesa frazionata per le quattro giornate di cammino e l’incontro con i ragazzi di Explorando Supramonte, che ci daranno una mano per la logistica del nostro trekking.
Logistica? Si perché il trekking del selvaggio blu è selvaggio per davvero, non ci sono rifugi, né punti di appoggio e sul percorso è davvero difficile trovare acqua! Visto che abbiamo deciso di camminare semi-comodi, i ragazzi di Explorando Supramonte ci porteranno i rifornimenti di cibo e acqua ogni giorno, in modo da poter viaggiare più leggeri.
Solitamente i viaggi organizzati offrono un doppio trasporto di materiale, al mattino e alla sera, in modo da poter ritirare tende, sacchi a pelo, immondizia e tutto ciò che non serve durante il giorno. Noi abbiamo preferito averne solo uno.
Siamo in sette amici, tra noi due guide alpine Davide e Luca, ed io Accompagnatore di Media Montagna. Non abbiamo tanti giorni a disposizione e decidiamo di percorrere il trekking in 4 giorni dai boschi antistanti a Punta Giradili a Cala Sisine.
L’idea è quella di seguire il sentiero originale del Selvaggio Blu, e muniti di cartine e accurate tracce GPS, ci bastano poche ore di cammino per capire che sarà pressoché impossibile riuscire a restare fedeli alle tracce.
Il paesaggio che ci circonda lascia davvero senza fiato, per lunghi tratti ci troviamo su coste a picco, dove la roccia si immerge nel mare più blu che possiate immaginare. La vegetazione è tipica della macchia mediterranea, tanti cespugli e arbusti che al loro interno nascondono sentieri di pastori e di animali che facilmente portano a perdersi. Sebbene il percorso sia sempre lo stesso da trent’anni, i sentieri non sono segnalati e risulta molto facile ritrovarsi fuoristrada. In questo tratto di Sardegna, la presenza dell’uomo è davvero marginale, e rimango felicemente colpita nel vedere la quasi totale assenza di rifiuti. Forse merito di un turismo più responsabile, o forse grazie anche alle associazioni che ci lavorano per mantenere la sua integrità.
Il percorso totale è lungo poco più di 40km, si attraversano tratti di sentiero su terra battuta, alternati a rocce affilate, frane, sabbia, arbusti, improbabili scale su tronchi di ginepro non sempre agevoli. Ci sono diverse calate da fare con la corda e per questo motivo è importante affidarsi a dei professionisti o avere una buona esperienza in questo campo.
I nostri giorni passano in fretta, rispettando i ritmi del sole, siamo senza tenda e ci svegliamo con il suo sorgere, una colazione veloce e zaini in spalla. Percorriamo qualche chilometro, scattiamo centinaia di foto, fino ad arrivare alla tanto attesa pausa pranzo, il più delle volte in spiaggia con la possibilità di fare il bagno.
Siamo alla prima settimana di maggio e il clima è più freddo del previsto, solo i più temerari hanno avuto il coraggio di entrare.
Dopo la pausa ancora qualche chilometro per raggiungere le aree dove incontrarci per i rifornimenti e per passare la notte.
Cena e posto letto sono stellati e sono la naturale ricompensa alla fatica del giorno, solo dormendo a “cielo aperto” si può ammirare lo spettacolo delle stelle lontano dalla città. La mattina basta aprire un occhio per vedere il sorgere del sole sul mare.
Sono stati quattro giorni pieni, grazie ad un gruppo affiatato e ai panorami che ci hanno riempito occhi e cuore, tra le tante risate attorno al fuoco che difficilmente scorderemo.
Finito il nostro trekking abbiamo dormito a Lotzorai, paesino molto vicino a S.Maria Navarrese al B&B The Lemon House di Riky e Elena, i gestori sono molto gentili e vi sapranno indicare tutti gli itinerari a piedi, in bici, ma sopratutto le aree di arrampicata più belle della zona. La loro ospitalità e le loro colazioni sono imbattibili!
Se avete intenzione di partire per il Selvaggio Blu, Davide Codega (@mountain360) e Luca Silvestri (@lucasilvestrimg o @guidealpinelivigno), entrambi a.Guide Alpine, hanno già programmato la prossima data per ottobre. Siete davvero ancora indecisi?