Dal 4 al 21 febbraio 2023 prenderà vita il progetto Aconcagua Project 2023, una spedizione sul Monte Aconcagua (6962 m) a Mendoza, in Argentina, organizzata da un gruppo di alpiniste, proveniente da Cile, Argentina, Italia, Kenya, Tanzania, Nepal e Bolivia. La spedizione consisterà, in primo luogo, in un trekking fino a Plaza de Mulas e, in secondo luogo, nell’opportunità per un gruppo più piccolo di proseguire fino alla vetta dell’Aconcagua attraverso la via normale.
L’obiettivo principale è costruire un collettivo di donne che dimostri come l’alpinismo sia uno strumento utile per preziosi e nobili scopi. Per scoprire i dettagli abbiamo intervistato Cecilia Mariani e Alessandra Segantin, due protagoniste di Aconcagua Project.
Intervista a Cecilia Mariani e Alessandra Segantin, di Aconcagua Project 2023
1) Cara Cecilia e cara Alessandra, siete in partenza… Dove andrete e per quanto tempo?
“Stiamo partendo per l’Argentina, e più precisamente per Mendoza. Saremo parte di una spedizione non commerciale completamente femminile al Cerro Aconcagua, la montagna più alta di tutto il continente americano. Il nostro viaggio durerà quasi sei settimane“.
2) In che cosa consiste praticamente la spedizione?
“Il nostro viaggio è diviso in due parti. La prima parte di acclimatamento, dove io e Alessandra cercheremo di abituarci alla quota nella zona di Vallecitos, a est di Mendoza. Qui il nostro obiettivo è quello di scalare il Cerro Plata, a 5966 metri, oppure il Cerro Vallecitos, a 5435 metri.
La seconda parte, invece, inizierà i primi di febbraio e comprende la spedizione all’Aconcagua vera e propria. Abbiamo un totale di 17 giorni, durante i quali completeremo l’avvicinamento fino al campo base Plaza de Mulas, e da lì proseguiremo verso i campi alti fino alla cima dell’Aconcagua, a 6962 metri”.
3) Chi sono le protagoniste di Aconcagua Project 2023 e cosa rappresenta per voi l’alpinismo?
“Le partecipanti alla spedizione sono tutte donne, lavoratrici nel mondo della montagna che vengono da diverse parti del mondo: siamo guide, portatrici, cuoche di spedizione, veniamo da Argentina, Cile, Bolivia, Italia e Nepal. Questa spedizione ci permetterà di riunire donne di montagna che provengono da paesi e contesti culturali profondamente diversi tra loro, alcuni dei quali profondamente patriarcali e nei quali è più difficile che una donna trovi un suo ruolo attivo nel mondo della montagna.
La montagna ci mette tutti sullo stesso livello, proponendosi come ambiente in cui ognuno può esprimersi al meglio, senza pregiudizi o scorciatoie. Per noi rappresenta un punto di partenza, un campo di gioco neutrale dove metterci in gioco e confrontarci. È inoltre il filo conduttore che ci lega e che ci ha portato fino a qui, pur non essendoci mai conosciute di persona”.
4) Perché è stata organizzata e qual è l’obiettivo?
“Crediamo che l’alpinismo e qualsiasi attività che possiamo svolgere in montagna possano essere un’esperienza di collaborazione che genera empowerment e solidarietà. Il nostro obiettivo è di motivare più donne a credere in sé stesse e a dedicarsi alle attività in montagna, senza timori e senza limiti imposti. Vogliamo inoltre motivare quante più donne possibile a riconoscere il proprio ruolo nella conservazione degli ambienti montani.
Ulteriore obiettivo è raggiungere la vetta in autonomia per dimostrare che unite tutto è possibile e che per nessuna donna esistono limiti”.
5) Donne e uomini in montagna, cosa cambia?
“La montagna è da sempre vista come un ambiente prevalentemente maschile, e così anche le professioni di montagna. Le cose hanno iniziato a cambiare lentamente negli ultimi anni, ma non siamo ancora riusciti a superare questo stereotipo, in alcuni paesi più che in altri. Capita spesso di trovarsi in montagna fra donne e di essere il bersaglio di battute poco piacevoli, anche anche se a prima vista possono sembrare innocue.
Il nostro sogno è che venga riconosciuto il nostro ruolo di professioniste e appassionate di montagna. Vogliamo metterci alla prova con un obiettivo ambizioso ma alla nostra portata, per dimostrare che le montagne sono lì per regalare emozioni a tutte le persone che decidano di affrontarle con preparazione, rispetto e umiltà, che siano esse uomini o donne”.
6) Patriarcato, cambiamento climatico, diversità culturale, giustizia… Temi importanti anche nel mondo dell’alpinismo. Cosa ne pensate?
“Eh sì, c’è tanta carne al fuoco. Ma c’è anche tanto spazio per toccare così tanti temi. D’altronde siamo in 15 e ognuna di noi viene da un background culturale profondamente diverso. E’ innegabile però che a prescindere dalle nostre origini, tutti questi temi abbiano un peso enorme sulla nostra quotidianità di donne che hanno scelto di fare della montagna la propria casa o il proprio “ufficio”. Abbiamo 20 giorni di spedizione davanti a noi e siamo sicure che avremo tempo di confrontarci e parlare delle nostre esperienze. Ma soprattutto torneremo a casa con maggiori stimoli e punti di vista, pronte a condividere tutto quello che abbiamo imparato con le persone che ci circondano e con cui interagiamo sui social. Ci teniamo molto a tenere sempre alta l’attenzione su questi temi che sono sempre più sotto i riflettori”.
7) Ci sono organizzazioni che vi supportano e che “viaggeranno” con voi?
“Tutte le partecipanti fanno parte del network Mountain Women of the World, che a sua volta è composto da vari gruppi e organizzazioni come Empowering Women of Nepal, Feminist Hiking Collective, Kilimanjaro Women, Cholitas Escaladoras, Mujeres a la Cumbre, Women Who Hike-Africa and Topchu Art Group.
Ci appoggeremo ad Aconcagua Vision per quanto riguarda l’organizzazione del campo base e il trasporto dell’attrezzatura con le mule.
Il Club Alpino Italiano, e in particolare la sezione di Padova e la sezione nazionale di AGAI, ci ha concesso il suo patrocinio per la spedizione e ci ha fornito l’assicurazione che ci coprirà durante tutto il periodo”.
8) Come viene finanziato il progetto?
“La maggior parte della spedizione è auto finanziata dalle singole partecipanti, ma abbiamo ricevuto qualche piccolo aiuto. Il ministero per la cultura e il turismo della provincia di Mendoza ci garantirà alcune notti gratuite in hotel prima e dopo la spedizione. Il Parque Provincial de Aconcagua ci fornirà i permessi di ingresso al parco gratuiti per tutta la durata della spedizione. Il brand di cibo in busta Sabor de Reyes ci fornirà i pasti per i campi alti, cioè dal campo base in su, quando saremo totalmente autosufficienti per quanto riguarda l’alimentazione. La compagnia aerea cilena Latam ha offerto il viaggio alle tre partecipanti che arriveranno dalla Bolivia.
Facciamo affidamento anche a una raccolta fondi, per coprire i costi comuni di spedizione come ad esempio le mule, i pasti, i portatori (se ce ne sarà bisogno). Per chiunque voglia supportarci, è possibile donare direttamente al link qui sotto:
https://www.paypal.com/donate?campaign_id=PKE8Z5VZFG3PY“.
9) Che tipo di attrezzatura serve per una spedizione simile?
“Gran parte dell’attrezzatura è la stessa che usiamo tutti i giorni mentre lavoriamo in montagna. Altra invece è specifica per l’alta montagna, come ad esempio gli scarponi, il sacco a pelo e la tenda.
L’Aconcagua non è una montagna tecnicamente difficile, non attraverseremo nessun ghiacciaio e non sarà necessario legarsi in cordata. Ci serviranno però scarponi adeguati, indumenti caldi e attrezzatura da campeggio adatta alle temperature, che di notte possono raggiungere facilmente anche i -20°C”.
10) Tecnicamente come mi muoverete e vi sposterete?
“Dopo il nostro periodo di acclimatamento nella zona di Vallecitos, ci sposteremo a Mendoza dove incontreremo il resto della partecipanti alla spedizione. Prepareremo tutto il materiale e il 6 febbraio entreremo nel Parco Provinciale dell’Aconcagua.
I primi sei giorni saranno prettamente di acclimatamento, il nostro carico sarà trasportato dalle mule fino a Plaza de Mulas, il campo base. Da Plaza de Mulas in poi faremo rotazioni, saliremo cioè ai campi avanzati per trasportarvi il nostro materiale a piedi, per poi scendere nuovamente al campo base.
Altri quattro giorni li utilizzeremo per salire gradualmente ai campi avanzati (Campo Canadà, Condores e Còlera), per poi tentare l’attacco alla cima in una finestra di 2 o 3 giorni, sperando nel bel tempo. Dalla cima solitamente si scende al campo III (Còlera) e poi a Plaza de Mulas. Dovremmo rientrare a Mendoza verso il 21 Febbraio”.
Cecilia e Alessandra: presentazione
Cecilia Mariani è Accompagnatrice di Media Montagna con credenziale internazionale UIMLA ed è iscritta al Collegio delle Guide Alpine della Provincia Autonoma di Trento. Si è formata come istruttrice e guida in uno dei centri outdoor più prestigiosi di tutto il Regno Unito: Plas y Brenin. Dopo un lungo periodo di formazione e lavoro in Irlanda, Galles e Scozia è rientrata in Italia dove conduce trekking nell’area del Monte Bianco e delle Dolomiti. Nella stagione invernale guida escursioni con le ciaspole in Francia e Svizzera.
Cecilia collabora con Outdoortest ormai da diversi anni, in qualità di giornalista e tester.
Per conoscere meglio Cecilia Mariani:
http://www.ceciliamariani.com/
Cecilia su Instagram:
Alessandra Segantin è Accompagnatrice di Media Montagna con credenziale internazionale UIMLA ed è iscritta al Collegio delle Guide Alpine del Veneto. Conduce trekking di più giorni principalmente tra Veneto e Trentino, ma anche ai piedi del Monte Bianco, collaborando con agenzie straniere e italiane. Durante l’inverno lavora come tour leader in Islanda con un tour operator spagnolo. Propone anche attività in autonomia dedicate a tutte quelle donne e ragazze che si vogliono avvicinare al mondo della montagna partendo da zero.
Per conoscere meglio Alessandra:
Alessandra su Instagram: