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Casco da bici: come viene costruito e come ci protegge?

Analizziamo tutti gli aspetti di un casco da bici per assicurarci di avere sempre una protezione efficiente.

Scritto il
da Martina Tremolada

Il casco da bici è la protezione più utilizzata dagli appassionati e svolge una funzione davvero di vitale importanza: proteggere il cranio del ciclista.

Abbiamo già parlato dell’opportunità di indossare il casco da bici qui. In questa sede cerchiamo di analizzarne gli aspetti relativi alla sua funzione tra sicurezza e confort.

Ogni casco da bici ha delle caratteristiche differenti, ma ci sentiamo di non sbagliare se generalizziamo dicendo che sono tutti leggeri e “snelli”. Dietro all’apparente semplicità di ogni casco ci sono studi e processi produttivi complessi che mirano a garantire la sicurezza di ogni prodotto.

Ci siamo chiesti, allora, come viene costruito un casco da bici e abbiamo approfondito l’argomento rivolgendo qualche domanda a Alex Plancker sul processo di costruzione e sulle caratteristiche di Alpina.

casco da bici
Casco da bici durante un cicloviaggio

 

La struttura: calotta esterna e calotta interna

Il casco da bici è formato da una moltitudine di parti, le due principali sono la calotta esterna, quella visibile, e la calotta interna, quella che assorbe la maggior parte dell’energia in caso di urto.

Se prima le due parti erano costruite singolarmente e poi assicurate l’una all’altra incollandole in un secondo momento, ora, ci spiega Alex, “si usa la tecnologia Inmold. Il policarbonato della struttura esterna viene saldato ad alte temperature alla calotta interna formata da un mix di polistirolo e materiale anti shock. In base al modello si usa una tecnologia double o triple molding e la scocca può essere chiusa davanti e dietro. Grazie a questo procedimento si ottiene un’unione permanente delle due calotte, estesa sull’intera superficie. Il vantaggio che ne deriva: il casco è estremamente leggero e stabile al tempo stesso.” La calotta esterna è già completa di colorazione e dettagli estetici, vengono montati in un secondo momento gli accessori, il rivestimento interno e le cinghie.

Tutti i caschi sono omologati secondo la direttiva CE EN1078 che mira a garantire i requisiti minimi di robustezza, sicurezza e qualità che un casco da bici deve avere. Alex ci assicura che “i caschi hanno tutti lo stesso livello di sicurezza, le differenze si notano per l’aspetto relativo alla comodità” che ha anche una componente soggettiva.

Foto di Greg Rosenke su Unsplash
Casco da MTB – Foto di Greg Rosenke su Unsplash

Vi sono, poi, alcune differenze sulla struttura del casco da bici in base alla destinazione d’uso. Alex ci spiega che “vi è differenza di come il casco copre la testa o la nuca. Ad esempio un casco da strada rimane più alto a differenza di uno da mtb o enduro che scende sulla parte posteriore della testa e calza la nuca perché in fase di caduta ci sono più rischi dati dagli oggetti esterni come per esempio le radici, i sassi e tutti gli ostacoli del terreno.”

Alcuni caschi sono dotati della tecnologia Mips che Alex ci presenta come “il sistema di sicurezza aggiuntivo, derivante dai caschi da moto, che si può integrare nel casco per smorzare l’urto. Questo inserto, infatti, permette alla calotta interna di oscillare a 360 gradi.

Casco da bici
Pedalando tra le ombre degli alberi

Le cinghie e l’allacciatura di un casco da bici

Una volta analizzate le calotte, un’altra parte di fondamentale importanza in un casco da bici è rappresentata dal sistema di fissaggio. È necessario che il casco sia ben saldo sulla testa del ciclista e non sia soggetto a movimenti che possono scoprire alcune parti sensibili in caso di caduta.

Alex ci racconta che per quanto riguarda l’allacciatura, “solo i caschi da downhill devono seguire degli standard di omologazione: deve essere in metallo, altrimenti non si può accedere alle gare. Per tutte le altre discipline il materiale usato è la termoplastica. I caschi Alpina presentano il sistema Ergomatic che permette di gestire la chiusura con una mano sola, dando la possibilità ad esempio di allentare il cinturino in salita e di stringerlo in discesa. Inoltre, in caso di caduta il meccanismo di chiusura non può aprirsi da solo.”

Spesso un casco da bici presenta le cinghie laterali giunte a y, in questo modo il tessuto non sovrasta l’orecchio causando fastidi e movimenti, ma aderisce perfettamente alla testa. Così, il casco può rimanere stabile in caso di impatto. Alpina utilizza il sistema Y-clip che garantisce in pochi secondi una regolazione estremamente precisa. Un’altra accortezza per garantire la stabilità e l’aderenza del casco è il run system, Alex ci spiega che “grazie a questo sistema di regolazione tramite degli scatti dietro la nuca, il casco è in grado di calzare alla perfezione. Il sistema di regolare Costum Fit permette, poi, di regolare il sistema di fissaggio in altezza per conferire al casco la calzata ottimale a prescindere dalla forma del cranio.

Per i ciclisti con una folta e lunga chioma, un consiglio che ci sentiamo di dare è quello di evitare di legare i capelli facendo la coda. Alex ci ha confermato che “lo spessore del codino potrebbe intercettare l’iter di caduta e causare movimenti del casco”. Personalmente indosso un “collo” come sottocasco raccogliendo i capelli all’interno della fascia, evitando di legarli in modo stretto e creare spessori pericolosi.

Le cinghie del casco passano intorno all'orecchio garantendo aderenza ed evitando fastidi
Le cinghie del casco passano intorno all’orecchio garantendo aderenza ed evitando fastidi

Il confort: rivestimenti interni e ventilazione

Analizzato l’aspetto della sicurezza, in fase di scelta di un casco da bici è importante considerare anche il confort. Ci potremo trovare, infatti, ad indossarlo per molte ore di fila ed è bene che non ci causi fastidi.

Alex ci racconta che “alcuni caschi sono dotati di parti morbide sovrapposte alle attrezzature di sicurezza poste all’interno del casco. Queste donano più confort accogliendo la testa ed evitando fastidiosi attriti. Nel tempo, però perdono spessore ed è bene cambiarli richiedendo l’apposito kit. Altri tipi di caschi, principalmente quelli invernali, sono dotati di una cuffia interna lavabile”.

Inoltre, anche l’aspetto della ventilazione è importante e si declina in diversi modi a seconda della disciplina. Alex, infatti, ci spiega che “il casco urban deve essere ben ventilato e spesso è dotato di una retina che impedisce agli insetti di raggiungere la testa. Inoltre può essere utile avere un sistema di illuminazione o degli inserti rinfrangenti per aumentare la visibilità”. Le stesse caratteristiche, spesso, sono valide per i caschi da cicloturismo.

“I caschi da enduro e mtb – continua Alex – sono dotati di frontalino per proteggere gli occhi dagli schizzi di eventuale fango che si può incontrare. Inoltre, ci evita di rimanere abbagliati tra i passaggi della luce nel bosco quando bisogna affrontare salti e/o ostacoli. Per la bici da strada non rileva il discorso del frontalino perché abbiamo spazi di reazione maggiori e gestiamo meglio un abbaglio improvviso. Il casco da bici da strada presenta delle feritoie longitudinali strette per garantire una buona areazione e stabilità a velocità elevate”.

Le feritoie di ventilazione del casco da bici
Le feritoie di ventilazione del casco da bici

Quando occorre cambiare il casco da bici?

La cura del casco da bici è un aspetto che spesso viene ingiustamente e pericolosamente sottovalutato. Al casco affidiamo la protezione della nostra testa ed è bene avere uno strumento valido e performante a cui affidarci.
Alex ci conferma che “il casco va cambiato subito dopo la prima caduta, anche se, sfortunatamente, avviene un minuto dopo che si è acquistato. Purtroppo non si riesce ancora a revisionare un casco perché non si è in grado di osservarne efficacemente la solidità della struttura interna. Il casco deve rompersi e secondo criteri stabiliti. Spaccandosi disperde la forza d’urto e ogni casco ha criterio di come e dove deve iniziare ad aprirsi e spaccarsi”.

Per quanto seccante possa essere, se cadiamo, se il casco ci scivola dalle mani o se qualche oggetto urta il casco anche quando non lo indossiamo, è bene dismetterlo anche se non presenta danni visibili e sostituirlo con uno nuovo.

La vita del casco, come ci spiega Alex, “non dipende dai chilometri pedalati, ma dalla cura con cui viene tenuto. È importante non esporlo al freddo, all’umidità o lasciarlo vicino ad un vetro (ad esempio una finestra) dove batte il sole. In ogni caso, dopo 3-4 anni sarebbe giusto cambiarlo indipendentemente dall’utilizzo.

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