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Certificazioni ambientali: marketing o sostanza?

Cosa c'è realmente dietro a un marchio di qualità ambientale? Intervista a Bluesign

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

L’eco-sostenibilità dei prodotti che usiamo è un tema sempre più sotto i riflettori, anche sul mercato italiano, sebbene il nostro Paese sia in fondo alla lista per sensibilità ambientale. Le aziende outdoor non fanno eccezione, tanto più che poggiano la loro fortuna sulla bellezza della frequentazione della natura. Spesso esibiscono sigilli di qualità ambientale o certificazioni di eco-sostenibilità: ma questi marchi di garanzia cosa garantiscono realmente? Quanto c’è di marketing e quanto di sostanza dietro al bollino? Ne abbiamo parlato con Christian Dreszig, Head Marketing & Communication di Bluesign, la società di servizi svizzera che offre a molti brand del settore outdoor il suo bagaglio di conoscenze sulle best practices in campo ambientale.

 

Quanto è importante controllare i prodotti che compriamo sul mercato?
Per un brand controlli regolari sui prodotti finiti sono importanti, in alcuni Paesi sono addirittura un requisito di legge. Ma non è una procedura sufficiente ad ottenere un reale cambiamento nella catena di produzione e minimizzare i rischi per l’ambiente e le persone. Un approccio basato sull’Input Stream Management è l’unico modo per eliminare gradualmente le sostanze chimiche pericolose e minimizzare i rischi per le persone e l’ambiente.

Che cos’è l’Input Stream Management?
È l’approccio scientifico messo in atto dal Bluesign System che valuta i rischi comportati dalle sostanze chimiche proprio dal principio, dove cioè le sostanze chimiche vengono prodotte. Comprende un controllo dell’applicazione presso le fabbriche tessili poiché la minimizzazione del rischio ambientale può essere effettuata solo con l’uso delle sostanze chimiche corrette e con le giuste tecnologie di applicazione.

I prodotti finiti, quelli che troviamo nei negozi, indicano se sostanze problematiche sono state utilizzate in processi preliminari al confezionamento del capo d’abbigliamento o se determinati processi e impianti di produzione sono inefficienti da un punto di vista ambientale?
No. Si potrebbero sanzionare le sostanze ancora presenti nei prodotti finali, ma di solito questo caso non si verifica.

Quali elementi considera Bluesign per concedere il proprio sigillo di garanzia?
Fondamentalmente Bluesign considera l’apporto chimico, valutando quanto realmente inquina e quanto potenzialmente rischia di inquinare; valuta l’applicazione delle sostanze chimiche nel momento in cui entrano nella fabbrica, considerandone tutti i rischi a livello di contaminazione dell’aria, dell’acqua, del suolo e dei rifiuti derivati dal processo industriale, infine valuta la sicurezza del prodotto finale nelle mani del consumatore. Inoltre, Bluesign verifica che la comunicazione dei brand sia effettuata con la massima trasparenza.

La sicurezza dei lavoratori è uno degli elementi considerati?
Certo, la salute e la sicurezza dei lavoratori è considerata al pari di quella dei consumatori.

Come vengono effettuati i controlli? Andate di persona a controllare i cicli di produzione o vi fidate delle aziende, o chiedete delle prove?
È un mix di strumenti: analizziamo i dati, facciamo ispezioni in loco, richiediamo certificazioni e prove tangibili, ed effettuiamo test. Le evidenze riscontrate vengono poi confrontate con i criteri Bluesign: facciamo quindi un’analisi del gap, dello scarto tra il reale rilevato e l’ideale a cui puntiamo, così da redigere una tabella di marcia, su cui lavoriamo in contatto regolare con le aziende (dai fornitori di sostanze chimiche, ai produttori di tessuti e finiture, fino ai brand finali) al fine di migliorare la catena produttiva.

Molte aziende importano tessuti da Paesi spesso incriminati per l’uso di sostanza inquinanti, come la Cina o la Tunisia o altri ancora. Come controllate i processi di produzione di quei tessuti?
Il sistema Bluesign considera l’intera catena produttiva, inclusi convertitori e commercianti, non importa dove si trovino.

Se trovate qualcosa di scorretto nei processi di produzione o rispetto a quanto dichiarato dalle aziende, cosa succede?
Vengono messe in atto delle azioni correttive definite all’interno di una roadmap, Bluesign verificherà che i miglioramenti sui prodotti e sui materiali siano effettivamente realizzati prima che questi siano autorizzati a uscire sul mercato con il marchio Bluesign.

I consumatori di oggi sanno perché le certificazioni di sostenibilità ambientale sono importanti?
La maggior parte dei consumatori ne è consapevole e segue in generale quanto dicono le etichette, ma è necessario ancora puntare molto sull’educazione e servono informazioni trasparenti per guidare il consumatore verso la giusta direzione.

E le aziende, lo sanno?
Sì, oggi nessuna azienda può dire di non conoscere l’impatto della propria attività sull’ambiente. Ma come migliorare i processi produttivi in senso di sostenibilità ambientale non è cosa semplice e sono necessarie ulteriori competenze: sono quelle che Bluesign fornisce in qualità di fornitore di servizi di sostenibilità in questo settore.

Come si relazionano oggi le aziende alle certificazioni ambientali?
Spesso la certificazione è vista come una seccatura e non risulta utile concretamente a migliorare il settore. Per questo Bluesign fornisce servizi di reale utilità per i partner del settore, non certificazioni.

Qual è l’obiettivo principale di un’azienda come Bluesign?
Poiché la catena produttiva dell’industria tessile e di industrie simili deve essere sempre più responsabile, Bluesign ispira marchi, produttori e fornitori di prodotti chimici con soluzioni di sostenibilità complete, in modo che l’industria promuova continuamente ambienti di lavoro più sicuri, aumentando i livelli di responsabilità ambientale, valorizzando la qualità aziendale e una più profonda fiducia da parte dei consumatori.

 

 

Photo by Andreas Gücklhorn on Unsplash


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