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Che cos’è il mal di montagna?

Consigli per prevenirlo e curarlo

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

Sentiamo spesso parlare di mal di montagna e probabilmente lo associamo alle grandi spedizioni in Himalaya o nelle Ande. In realtà il mal di montagna è molto più comune di quanto pensiamo e potremmo soffrirne anche durante una semplice escursione sulle nostre Alpi. Ma lo sappiamo riconoscere? E come si cura? Di seguito trovate alcuni consigli utili su come comportarsi.

Sulla cima della Piramide Vincent, 4215 metri, nel gruppo del Monte Rosa

Cosa si intende per alta montagna?

Al contrario di quanto molti possano pensare, viene considerata alta montagna quella zona al di sopra dei 1500-2000 metri. Da questa altezza in poi il nostro corpo comincia a non funzionare allo stesso modo in cui funzionerebbe all’altezza del mare, poiché deve fare i conti con una minore quantità di ossigeno nell’aria. Più ci alziamo di quota, infatti, più la pressione atmosferica diminuisce, e questo significa meno ossigeno.

La maggior parte delle persone, con la giusta acclimatazione, può abituarsi ad altezze di 5000-5500 metri, mentre solo in pochi riescono ad abituarsi ad altezze maggiori. Questo processo è però molto lento, ed è necessario lasciare al corpo abbastanza tempo per adattarsi alla carenza di ossigeno. Una volta adattato, il respiro si farà più veloce e profondo e il corpo produrrà più globuli rossi per trasportare ossigeno in modo più efficiente, così da poter funzionare in maniera adeguata in queste difficili condizioni.

Verso la vetta dell’Aiguille du Tour in Francia, a 3540 metri

Il tempo è quindi l’ingrediente fondamentale per una giusta acclimatazione. Se si sale di quota troppo in fretta si potrebbero manifestare i sintomi di quello che è conosciuto come mal di montagna. Vediamo di cosa si tratta.

Cos’è il mal di montagna e come riconoscerlo

Il mal di montagna o AMS (da Acute Mountain Sickness) non è altro che una condizione causata dal cattivo adattamento del nostro corpo alla carenza di ossigeno dovuta all’altitudine. Il mal di montagna in sé non è troppo rischioso ed è facile da curare, ma se ignorato può portare allo sviluppo di altre patologie gravi che potrebbero metterci in serio pericolo di vita. Queste altre patologie possono essere l’edema cerebrale da alta montagna, o HACE, causato dall’accumulo di liquido nel cervello, e l’edema polmonare da alta montagna, o HAPE, causato invece dall’accumulo di liquido nei polmoni.

Sulla cima del Großvenediger in Tirolo, a 3666 metri

I sintomi più comuni del mal di montagna son mal di testa, nausea, vomito, stanchezza e debolezza, mancanza di respiro, mancanza di appetito, insonnia e vertigini. Possono presentarsi tutti insieme oppure uno o due per volta, e in forme più o meno acute. È importante prendere nota di come e quando questi sintomi appaiono per poter monitorare tutti i componenti del gruppo durante tutta la durata della permanenza ad alta quota, e per poter decidere come comportarsi se dovesse succedere qualcosa. Nascondere questi sintomi per poter continuare con l’escursione o la spedizione potrebbe, come visto prima, causare problemi gravi e complicazioni, fino a diventare una minaccia per la vita. Durante un’escursione ad alta quota è quindi fondamentale essere onesti con sé stessi e con gli altri e informare i compagni di viaggio di qualsiasi sintomo si manifesti. È bene ricordare che, se individuato subito, il mal di montagna non è una minaccia, ma è importante non sottovalutarlo.

Come evitarlo e come curarlo

Per evitare il mal di montagna è fondamentale lasciare al nostro corpo il tempo necessario per adattarsi alla situazione. Con la giusta acclimatazione sarà capace di adattarsi e funzionare anche con una minore quantità di ossigeno rispetto al normale. Questo processo è diverso per ogni persona e può richiedere più o meno tempo. Se siamo ben allenati e andiamo spesso in montagna non è scontato che non soffriremo di mal di montagna e viceversa. Può succedere a tutti anche se non ci è mai successo prima.

La capitale dell’Ecuador, Quito, si trova a 2850 metri di altezza. Photo by Vince Fleming on Unsplash

È fondamentale salire di quota gradualmente, soprattutto quando si superano i 3000 metri. A queste altezze è consigliato non dormire mai più di 300 metri più in alto rispetto alla notte precedente, e per questo si adotta la tecnica del “climb high, sleep low”, ovvero di alzarsi di quota durante il giorno e tornare più in basso per passare la notte. Se questo non è possibile è invece consigliato prendere un giorno di pausa ogni 2/3 giorni.

Se iniziano a comparire i sintomi del mal di montagna, la prima cosa da fare è fermarsi e prendersi un giorno di riposo, così da dare al corpo la possibilità di recuperare. Come già detto, è importante monitorare il progredire o il regredire dei sintomi, per avere la situazione sempre sotto controllo. Se i sintomi migliorano, allora è possibile continuare, gradualmente, e vedere come va. Se invece non dovessero migliorare o se addirittura peggiorano bisogna scendere immediatamente di quota, almeno 500/1000 metri, e lasciare al corpo il tempo di acclimatarsi. Nel caso in cui i sintomi dovessero sparire, si può allora riprovare a salire di quota.

Verso la cima del Cevedale a 3769 metri

È inoltre possibile utilizzare farmaci specifici sia per prevenire che per curare il mal di montagna e i suoi sintomi. In questo caso è importante consultare il medico prima di un’escursione per essere preparati e sapere come e quando assumerli correttamente.

L’acclimatazione è un processo lento ma fondamentale per la buona riuscita di un’escursione ad alta quota ed è importante non sottovalutarlo, rispettando i ritmi del nostro corpo. Quindi niente fretta e prendiamoci il tempo necessario per godere della montagna in modo responsabile.


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