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Prima ripetizione per Roger Cararach in Nepal

La via sul pilastro Est del Tengi Ragi Tau era stata aperta nel 2005 da un team di francesi

Letizia Scritto il
da Letizia Ortalli

ph. Roger Cararach per Kayland ph. Roger Cararach per Kayland

Il catalano Roger Cararach, ambassador Kayland, è una Guida d’Alta Montagna e Arrampicata UIAGM, amante dell’arrampicata e dello scialpinismo, molto attivo tra Alpi e Pirenei. Lo scorso ottobre 2019 ha raggiunto un importante traguardo: la prima ripetizione e salita in stile alpino del pilastro meridionale della punta Est del Tengi Ragi Tau, vetta nepalese di 6660 m, 1100 m 6b/M6/85º.

Ecco il racconto dell’impresa, pieno di colpi di scena, direttamente dalle parole di Roger Cararach:

“Il primo ottobre finalmente siamo arrivati a Lukla dopo essere rimasti quasi una settimana intrappolati nell’aeroporto internazionale di Kathmandu, dato che, per colpa del maltempo, abbiamo volato con 5 giorni di ritardo.

Giunti a Lukla, con l’aiuto dei portatori siamo saliti in tre giorni a Thengpo, 4350 m, dove abbiamo alloggiato in un lodge nelle settimane successive.

Il giorno seguente, senza perdere tempo siamo saliti al colle Tashi Laptsa, a 5700 m, per acclimatarci. Abbiamo approfittato di questa salita per lasciare un deposito di materiale per le ascese successive. Lungo la discesa per tornare al lodge abbiamo incrociato un altro team dagli USA animato dalle nostre stesse intenzioni, con la differenza che loro avevano già tentato la parete in due occasioni precedenti. Così, abbiamo accantonato la nostra intenzione iniziale di scalare la faccia Ovest del Tengi Ragi Tau e abbiamo iniziato a pensare ad altri obiettivi.

Tornati a salire per guadagnare più altitudine prima di tentare qualunque scalata, giunti al deposito, abbiamo scoperto di essere stati derubati di parte dell’equipaggiamento. Questo fatto ci ha costretto a iniziare una ricerca fino a Monjo, 30 km più in basso, dove abbiamo rintracciato il portatore che ci aveva derubato e siamo così riusciti a recuperare il materiale.

Finalmente, dopo tutti questi contrattempi siamo riusciti a concludere l’acclimatamento e definire un nuovo obiettivo.

Abbiamo definito una nuova soluzione che ci sembrava più attraente e più completa del nostro planning iniziale, più improntato sull’ arrampicata, rispetto che sulla neve.

Il 14 ottobre abbiamo iniziato la scalata del pilastro a 5500 m e subito sono iniziate le difficoltà sulla roccia. Poco a poco abbiamo guadagnato metri di pitch con roccia molto buona fino a piantare il primo bivacco a 6600 m di altezza. Il secondo giorno di scalata sono comparse le difficoltà maggiori della via, e questo, sommato a due grandi traversate da compiere, ha fatto sì che guadagnassimo ben poca altezza.

Finalmente abbiamo potuto piazzare il secondo bivacco a 6250 m.

Il terzo giorno abbiamo superato il grande pilastro roccioso che domina la parte alta del pilastro. Ci ha sorpreso la buona roccia da questo lato. Dopo abbiamo iniziato una cresta di neve che ci avrebbe portato alla cima. Questa cresta si presentava con neve difficile e ci ha obbligato a montare un terzo bivacco a 6550 m. Il tratto si è rivelato molto più lungo di quanto ci aspettavamo, per la cattiva condizione della neve e l’impossibilità di assicurare punti quasi verticali di neve polverosa.

Finalmente il quarto giorno dopo due tiri abbiamo raggiunto la cima e lo stesso giorno siamo scesi in corda doppia lungo la via fino all’inizio della parete.

Una volta tornati al lodge di Thame e già dotati di wi-fi abbiamo avuto conferma che la via era già stata aperta nel 2005 da un team francese. Nonostante questo ci è sembrata una bella scalata, molto varia, e ne siamo soddisfatti. Anche se non si tratta di un’apertura, è comunque una prima salita in stile alpino e una prima ripetizione”.

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