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Come ci si prepara per l’alta quota?

Preparazione e conseguenze dell’alta quota sul nostro corpo

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

Con la primavera arrivano le belle giornate, la neve in montagna lascia spazio alle primule e sui larici iniziano a spuntare i nuovi aghi, di un verde acceso. È in primavera che la nostra mente inizia a pianificare, a programmare le vacanze estive e magari a sognare di raggiungere uno dei tanti 4000 delle Alpi. Ed è sempre la primavera il momento migliore per prepararsi, per arrivare all’estate in ottima forma e poter affrontare al meglio qualsiasi progetto. Ma come si fa preparazione per l’alta quota? Ecco alcuni consigli.

Trekking nelle Ande
Plaza de Mulas, il campo base dell’Aconcagua a 4300 metri. Ph. Cecilia Mariani

Quando l’aria si fa sottile

Sappiamo che alle quote più elevate l’aria si fa, per così dire, “sottile” e spesso pensiamo che questo significhi che all’interno di essa sia presente meno ossigeno, ma non è proprio così. La percentuale di ossigeno nell’aria è, infatti, la stessa, ma la ridotta pressione atmosferica delle alte quote fa si che le molecole di ossigeno abbiano più spazio per disperdersi e che, quindi, una quantità minore di ossigeno entri nei nostri polmoni ad ogni respiro.

Il nostro corpo è capace di adattarsi a questa carenza di ossigeno, ma ci vuole del tempo. Questo processo di adattamento si chiama acclimatamento, e se ne sente spesso parlare in relazione alle grandi spedizioni Himalayane, ma non va certo sottovalutato anche sulle nostre Alpi.

Per la preparazione all’alta quota bisogna guadagnare quota lentamente e gradualmente, in modo da lasciare al corpo abbastanza tempo per abituarsi alla nuova situazione. Se saliamo di quota troppo in fretta c’è il rischio che il nostro corpo non riesca a reagire e che si presentino patologie legate all’altitudine, come mal di montagna e edema cerebrale o polmonare, che possono essere molto rischiose per la nostra salute, o addirittura fatali. Ma come funziona l’acclimatamento, e cosa succede al nostro corpo?

Trekking nelle Ande
Acclimatamento nel Parque Provincial Cordón del Plata. Ph. Cecilia Mariani

Acclimatamento

Il modo più immediato che il nostro corpo ha di reagire alla carenza di ossigeno è quello di respirare più velocemente e profondamente; in questo modo riuscirà a far arrivare più ossigeno ai polmoni. Allo stesso tempo, però, il corpo “combatte” l’altitudine aumentando il numero di globuli rossi presenti nel sangue, per poter così incrementare il trasporto dell’ossigeno dai polmoni al resto del corpo. Questo è un processo lento, ed è quindi fondamentale lasciare che il nostro corpo abbia tutto il tempo necessario per abituarsi alla nuova condizione. Ecco quindi che diventa fondamentale seguire alcune linee guida:

  • Salire di quota lentamente e gradualmente, prendersi tutto il tempo necessario, senza fretta;
  • Salire più in alto durante il giorno ma tornare a dormire a quote più basse, in modo da permettere al corpo di abituarsi all’aumento di quota poco alla volta (il cosiddetto principio del “climb high, sleep low”). Sulle Alpi, ad esempio, è possibile stabilire il proprio “campo base” in uno dei tanti centri abitati al di sopra dei 1000 metri, e da lì fare uscite giornaliere aumentando sempre di più la quota massima raggiunta. Oppure passare del tempo in un rifugio;
  • Prendersi un giorno di riposo ogni 3 giorni circa e, ancora una volta, non avere fretta di salire;
  • Accorciare le distanze rispetto a quelle che siamo abituati a percorrere abitualmente e prendersi tutto il tempo per riposare a fine giornata;
  • Assicurarsi di mangiare a sufficienza. In alta montagna è comune perdere l’appetito, ma dobbiamo assicurarci di mangiare e bere abbastanza in modo da recuperare le energie utilizzate durante la giornata;
  • Bere a sufficienza. L’aria secca e lo sforzo fisico facilitano la disidratazione, ed è importante assicurarsi di bere abbastanza, anche più del solito (almeno tre litri al giorno, comprese bevande calde e zuppe). È importante anche regolare la temperatura corporea, per evitare di sudare troppo e perdere troppi liquidi.

Una cosa da ricordare è che il fitness non influisce necessariamente sull’acclimatamento. Possiamo essere in ottima forma e percepire comunque gli effetti dell’altitudine, e viceversa. Può succedere a tutti, anche ai più esperti, a prescindere dalla preparazione.

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Come riconoscere il mal di montagna

È importante saper riconoscere il mal di montagna in fretta, per poter reagire tempestivamente ed evitare che si trasformi in un problema più serio. Spesso viene descritto come una “brutta sbornia”, ma vediamo insieme quali sono i sintomi da tenere d’occhio:

  • Forte mal di testa che non riesce a passare;
  • Nausea e vomito, possibile perdita dell’appetito;
  • Forte senso di affaticamento;
  • Difficoltà a prendere sonno. È normale non riuscire a dormire bene in quota. Se questo però persiste per svariati giorni diventa un sintomo di cattivo acclimatamento, ed è consigliabile scendere.

Altri effetti dell’altitudine sul nostro corpo sono la tosse secca, dovuta all’aria molto fredda e secca, appunto, e una maggiore necessità di urinare. Questa, unita a una maggiore sudorazione, aumentano il rischio di disidratazione, ed è quindi importante reintegrare i liquidi persi.

Il mal di montagna è la prima patologia che si manifesta alle quote più elevate ed è, come vedremo qui sotto, relativamente semplice da curare. Se non trattato nella maniera corretta, il mal di montagna può trasformarsi in patologie più pericolose come l’edema cerebrale e l’edema polmonare da alta quota, potenzialmente mortali se non curati. È quindi fondamentale un intervento tempestivo.

Verso la vetta dell’Aiguille du Tour in Francia, a 3540 metri. Ph. Cecilia Mariani

Come curare il mal di montagna?

La prima cosa da fare in caso di sintomi è fermarsi e smettere di salire. Di solito qualche giorno di riposo alla stessa altezza è abbastanza per riuscire ad acclimatarsi. Se i sintomi però non migliorano, o addirittura peggiorano, è fondamentale perdere quota immediatamente e tornare dove il nostro corpo non manifestava sintomi. Una volta tornati in salute è possibile continuare a salire, magari più lentamente e mantenendo sempre monitorati i sintomi.

Esistono alcuni medicinali che aiutano l’acclimatamento, come ad esempio il Diamox (acetazolamide). Questo però non aiuta nel caso di mal di montagna, ed è quindi necessario trattare qualsiasi sintomo allo stesso modo, sia che abbiamo preso il medicinale oppure no. Un altro farmaco, il Desametasone, viene utilizzato nel trattamento dell’edema cerebrale e dell’edema polmonare causati dall’altitudine. La perdita di quota è comunque fondamentale, e il farmaco non può assolutamente essere usato per facilitare l’ascensione. È comunque importante consultare il medico prima dell’assunzione di qualsiasi medicinale.

Vista sul massiccio del Monte Bianco dal Rifugio Walter Bonatti in Val Ferret, Courmayeur. Ph. Cecilia Mariani

Ecco quindi una semplice guida introduttiva sui problemi legati all’alta quota e all’acclimatamento. Prima di affrontare questo tipo di attività è sempre consigliato consultare il proprio medico, oppure uno specialista in medicina di montagna. Come al solito, se sappiamo di non avere la preparazione o le conoscenze necessarie per affrontare questo tipo di attività in sicurezza, è sempre meglio affidarsi a una guida professionista, che ci saprà aiutare e insegnare come comportarci in ogni situazione.


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