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Fulmini in montagna, come comportarsi?

Consigli della Guida alpina su cosa fare e come evitare di trovarsi in situazioni di pericolo

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

I temporali sono una delle paure più classiche dei bambini, ma quando si scatenano in alta quota anche gli adulti fanno bene ad averne timore. I fulmini in montagna infatti, possono essere molto pericolosi per questo è bene sapere come comportarsi per evitare di prenderli. Ne abbiamo parlato con il geologo e Guida alpina lombarda Michele Comi che ci ha dato qualche buon consiglio anche su come prevenire di trovarsi situazioni malaugurate.

Perché il rischio di prendere i fulmini in montagna è più alto che a quote basse?
La motivazione principale è che il fulmine si scarica su zone convesse, quindi appuntite, come la sommità di una montagna o di una collina, o ancora di più una cresta molto frastagliata e molto aguzza. Questa caratteristica fisica fa si che le zone elevate attirino di più fulmini e folgori.

Se veniamo sorpresi da un temporale in montagna, dove è meglio non sostare?
Dobbiamo evitare di stazionare in una zona convessa: fermarci su una vetta, su una cresta affilata, o sotto un albero isolato particolarmente prominente o che svetta sul resto della foresta. Ma anche un sasso, un monolite posto in una piana, qualsiasi cosa che possa fungere da parafulmine.

Quale altro accorgimento è bene adottare?
Quando percepiamo un’elettricità palpabile nell’aria, quindi sentiamo ronzii o vediamo i capelli che si rizzano, è bene disfarsi di oggetti metallici. Questo se si può naturalmente, perché non sempre è possibile, e in una situazione di pericolo conclamato, evidente. Per esempio se ho una piccozza o una serie di friend a tracolla, conviene non tenerli addosso, lasciarli da qualche parte e raggiungere un luogo più riparato. Non basta metterli nello zaino.

Lo stesso vale per bastoncini da trekking?
Sì, soprattutto se sono bastoncini di carbonio.

Se siamo sotto il temporale, dove possiamo ripararci e cosa è meglio fare?
La cosa migliore è continuare a camminare e spostarsi, portandosi in una zona più pianeggiante e attendendo che il temporale passi. Questo naturalmente se non si trova un riparo come un rifugio, un bivacco che, seppur metallico, se ben chiuso funziona come una Gabbia di Faraday, una baita. Anche le grotte che si aprono nelle pareti rocciose vanno valutate, non sono necessariamente sicure: se per esempio se vi sgocciolano dei rivoli d’acqua che fanno da conduttori, stare nella cavità ci mette nelle grane lo stesso. Un’accortezza, sempre nel caso di una grotta, può essere quella di sostare al centro, lontano dalle pareti.

La cosa migliore comunque è evitare di trovarsi in quella situazione e non correre il rischio di essere colpiti dai fulmini in montagna …
Certo, anche perché le avvisaglie di cumuli temporaleschi quando si avvicinano sono abbastanza chiare, e una volta che si è dentro il temporale non è detto che queste regolette siano sufficienti. Ti faccio un esempio: l’anno scorso mi sono trovato un giorno in cima al Disgrazia, dove c’erano questi cirri che arrivavano da Predarossa in Valmasino. Mentre salivo dall’altro lato della montagna, quindi dalla Valmalenco, non vedevo il cielo nero perché si addensava oltre la montagna. Appena sono arrivato in cima ho avvistato il primo lampo. A quel punto potevo scegliere tra scendere facendo le doppie in parete o camminare in cresta verso il rifugio Ponti. Ho scelto di scendere con le corde dalla parete, evitando così di mettermi in una posizione esposta e di rilievo e di dover percorrere tutta la cresta della montagna che era veramente la zona più rischiosa in cui stare.

Come possiamo evitare di farci sorprendere dal temporale?
La prima cosa è guardare i meteo, che oggi si appoggiano a sistemi di previsione veramente affinati. I radar riescono a definire zone e velocità di progressione anche con anticipi di 48 ore, quindi possiamo farci un’idea di come si svilupperà la perturbazione. Poi magari non è centrata l’ora, ma se per la giornata sono previsti temporali eviterei di infilarmi in una salita senza possibilità di fuga che ci costringa a stare su una cresta tutta esposta ed affilata, ce sia di tipo escursionistico o alpinistico. Il discorso vale ancora di più per le ferrate ovviamente, dove, essendo noi attaccati costantemente a un cavo metallico, anche se il fulmine si scarica 200 m sopra la nostra testa, lo prendiamo lo stesso. Poi c’è un discorso di valutazione locale: vale a dire osservare i cumuli. Il temporale non si scatena con vento da nord, striature alte o nubi lenticolari, ma si scatena quando c’è il cumulo nero a forma di cavolfiore, che è il sistema nuvoloso precursore del temporale. Quindi li devo tenere d’occhio: se mi accorgo che una nuvoletta nera piccolina nel giro di un’ora è cresciuta molto di misura e si avvicina velocemente, deve essere per me un campanello d’allarme a rientrare. Se contiamo un intervallo di tempo di 3 secondi fra un lampo e il tuono sappiamo che significa che il temporale è distante circa 1 km. Se sono diversi giorni che persiste l’alta pressione, con giornate caldo-torride di sole e afa, sappiamo che appena entra dell’aria fredda si scatenano forti temporali. In sostanza tante situazioni, con esperienza e conoscenza, ce le possiamo aspettare e quindi prevenire.

Foto: fulmini in montagna – crediti Layne Lawson su Unsplash


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