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Ipotermia, cos’è e come si manifesta

Come comportarsi nei casi lievi, moderati e gravi nei consigli del Dottor Gege Agazzi

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

Chi ama e frequenta la montagna sa bene che tenersi al caldo è condizione essenziale e che il freddo “vero” può presentarsi non solo d’inverno. Da qui la necessità di vestirsi ed equipaggiarsi bene, con abbigliamento tecnico e calzature adeguate; da qui l’attenzione accurata per i prodotti giusti, capaci cioè di proteggerci anche in condizioni difficili che possono capitare in alta quota. E tuttavia qualche volte la preparazione può non bastare. Oggi scopriamo cos’è l’ipotermia, vale a dire l’abbassamento della temperatura centrale del corpo umano al di sotto dei 35°C. Ce lo spiega il Dottor Gege Agazzi, membro Società Italiana di Medicina di Montagna e della Commissione Centrale Medica CAI.

“Con l’avvicinarsi della stagione invernale aumenta la possibilità di andare incontro a patologie causate dall’esposizione al freddo. Una delle più frequenti è l’ipotermia, situazione clinica conosciuta dai più come assideramento. Infatti, dopo i traumi e le malattie provocate dall’alta quota statisticamente viene l’ipotermia. Il praticare attività fisica all’aria aperta nel corso dell’inverno in ambiente montano può esporre chi la pratica a possibili episodi di ipotermia cosiddetta accidentale. Il termine è stato coniato per differenziarlo dall’ipotermia indotta o da quella di tipo terapeutico.

Per ipotermia si intende un abbassamento della temperatura centrale del corpo umano al di sotto dei 35°C. Casi di ipotermia sono segnalati in etilisti, in persone anziane e nei frequentatori della montagna per lo più d’inverno, ma non solo. Il vento, l’umidità, l’immersione in acqua fredda, la valanga, o la caduta in un crepaccio possono favorire l’ipotermia. In genere la temperatura del corpo umano diminuisce qualora il sistema di termoregolazione sia compromesso. La risposta del corpo allo stress provocato dal freddo è alterata in caso di stato di incoscienza, di immobilizzazione o se la temperatura corporea scende al di sotto dei 30°C in caso di traumi, di intossicazioni o di sfinimento. Se si cammina con un’intensità del 60% del massimo consumo di ossigeno si è in grado di bilanciare le perdite di calore in un ambiente freddo.

 

I gradi dell’ipotermia

Dal punto di vista clinico serve definire i gradi di ipotermia. Esiste, infatti, una classificazione dell’ipotermia messa a punto dalla Società Svizzera di Medicina di Montagna che comprende un’ipotermia lieve (35-32°C), una moderata (32-28°C) e una grave (<28°C). Viene descritta una serie di sintomi che si aggravano con la progressiva diminuzione della temperatura centrale corporea fino all’arresto cardiocircolatorio ed alla morte. Fattori aggravanti l’ipotermia sono i traumi, lo sfinimento, l’uso di droghe e di alcool e l’età evolutiva e quella avanzata. Nella valutazione clinica del paziente ipotermico va per prima cosa rilevata la temperatura centrale corporea per via epitimpanica, tramite l’utilizzo di termistori, o esofagea (nel paziente incosciente) oppure per via rettale.

Come si manifesta

Nei casi di ipotermia lieve compaiono brividi, pelle fredda e pallida, aumento della frequenza cardiaca ed aumento della diuresi. Nell’ipotermia di tipo moderato sopraggiungono perdita della memoria, svenimento, difficoltà nel parlare, riduzione dei brividi, riduzione della frequenza cardiaca, disturbi del ritmo cardiaco e rigidità delle articolazioni. Tipica la comparsa sul tracciato elettrocardiografico delle cosiddette onde di Osborne. Nell’ipotermia grave il paziente perde conoscenza, ha difficoltà nella respirazione e può andare incontro ad arresto respiratorio. Si verifica ipotensione fino all’arresto cardiorespiratorio, con cute fredda e edematosa (gonfia) e pupille midriatiche (dilatate) e perdita dei riflessi.

 

Cosa fare

Per quanto riguarda i provvedimenti terapeutici, occorre prevenire in modo assoluto le perdite di calore, isolando il più possibile il paziente dal freddo e togliendo i vestiti bagnati. Si può ricorrere ad un riscaldamento di tipo passivo (coperte o telini in metallo), oppure di tipo attivo, utilizzando dei presidi in grado di riscaldare il corpo in modo artificiale. Vanno evitati i movimenti eccessivi; se necessario si può somministrare l’ossigeno. Nel paziente cosciente si possono somministrare liquidi caldi. Se il paziente è incosciente, si deve somministrare ossigeno e intubare. Vanno monitorati il polso, il tracciato elettrocardiografico, e gli altri parametri vitali. E’ fondamentale non muovere il corpo, per evitare che il sangue più caldo che si trova al centro dei corpo si mescoli con quello più freddo alla periferia (fenomeno dell’“after drop”) scatenando la fibrillazione ventricolare e l’arresto cardiaco. Molto utile la determinazione del potassio serico ai fini della prognosi. Nei casi gravi i pazienti vanno trasportati in modo rapido presso centri ospedalieri dotati di apparecchiature per la circolazione extra-corporea in grado di riscaldare in modo artificiale il corpo.

In conclusione è di fondamentale importanza la prevenzione dell’ipotermia, utilizzando un abbigliamento adeguato, di qualità, che sia in grado di proteggere dal freddo alpinisti, sci-alpinisti e trekker. La velocità del raffreddamento del corpo umano viene condizionata da fattori ambientali come il gradiente esistente tra corpo e ambiente esterno, la conduttanza termica dell’aria e dell’acqua, il vento e l’umidità presente. Pure la composizione del corpo e la fatica sono determinanti nel provocare uno stato di ipotermia corporea. A tal proposito è importante allenarsi bene anche all’esposizione al freddo e nutrirsi in modo corretto ed evitare la disidratazione. Periodi di inattività favoriscono l’instaurarsi dell’ipotermia.

 

Le statistiche

In Europa si registrano 1-5 casi per 100.000 abitanti di ipotermia accidentale all’anno, mentre negli USA si segnalano 5,6 casi per milione di persone all’anno. Tra il 2012 e il 2013 tra i ricoveri effettuati presso l’ospedale regionale di Aosta a causa di incidenti di montagna il 5,5 % (9/202) era dovuto all’ipotermia. Interessante notare che non vi era differenza tra mesi estivi e invernali.

Da poco è stato messo a punto dal Prof. Beat Walpoth, cardiochirurgo, a Ginevra in Svizzera un registro internazionale che raccoglie tutti i casi di ipotermia a livello mondiale(www.hypothermia-registry.org).”

G.C. Agazzi

 


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