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Racconti sportivi: andata e ritorno da Livigno alla Valmalenco

Andrea Nana condivide la sua emozionante avventura con partenza a arrivo da casa

Alice Dell'Omo Scritto il
da Alice Dell'Omo

Articolo a cura di Andrea Nana.

“Ciao a tutti, mi chiamo Andrea e oggi vi racconto il mio viaggio: un percorso su e giù tra le mie montagne, partendo e tornando direttamente dalla porta di casa e in compagnia di un caro amico. Qui è dove ho portato a termine un grande carico di soddisfazioni che non pensavo potessero arrivare da un’avventura del genere.

La scelta dell’itinerario non è stata complicata, nella testa c’era una sola idea chiara: andata e ritorno, da Livigno alla Valmalenco.

E quello che serviva era poco: una tenda, uno zaino e la voglia di camminare, nelle gambe e nella testa.

Il percorso studiato non è stato programmato nei minimi dettagli. Si sa che in montagna una delle qualità più grandi da avere è quella di sapersi adattare a quello che la natura offre. Infatti abbiamo dovuto farlo, ci siamo dovuti adattare, a quello che andavamo incontro, al meteo ma soprattutto a quello che ci dicevano le nostre gambe.

Si perchè quello che abbiamo portato a casa è stata una serie di piccoli traguardi, uno dopo l’altro.

E punto fondamentale di tutto è poi stata la testa. Il fattore “T”.

Diario di viaggio

Il primo giorno siamo partiti presto la mattina per cercare di guadagnare un po di vantaggio sulla meta finale che c’eravamo prefissati, nelle vicinanze della località Saoseo in Svizzera. Una delle cose che ho potuto notare è che quando cammini nelle zone in cui sei abituato, in quelle valli che conosci, la fatica non la senti, te ne dimentichi quasi.

GIORNO 1: Laghi della Valletta 13/09/20

Quel giorno però è stata una bella prova come inizio. Non contenti della distanza che ci separava dalla meta abbiamo deciso di aggiungerci del dislivello. La nostra prima meta l’abbiamo raggiunta percorrendo la Val delle Mine e la Bocchetta del Corno di Capra. A quota 2950 mt.

Il confine che separa Italia e Svizzera lo abbiamo passato percorrendo la Val Mera fino a Saoseo. E questo è stato il nostro primo giorno.

Diverso invece è stato il secondo giorno dove un’altra lezione è stata quella di capire che in Montagna bisogna avere la capacità di reagire. Perché tante cose le puoi programmare, ma tante altre ti succederanno lo stesso. Il secondo giorno ci ha portati a svalicare nuovamente, dalla Svizzera all’Italia, facendoci spalancare sulle valli malenche passando dalla Val d’Urs.

La secondo notte l’abbiamo passata al coperto. Il Rifugio A. Rusconi ci ha accolti con le luci del tramonto. E lì abbiamo riposato e ci siamo caricati per il giorno dopo.

Quello che poi abbiamo visto camminando, durante il terzo giorno, in Valmalenco è stato un cambio drastico dei panorami e dei colori che fino a prima eravamo abituati. Non più uno sfondo fatto di verde e di roccia, ma il colore principale è diventato il bianco, e la grandezze. La grandezza del gruppo del Bernina ci si è aperta davanti e dove non potevi non sentirti piccolo.

GIORNO 3: Direzione Cimitero degli Alpini 15/09/20

Il percorso dell’Alta Via (perfettamente segnalato) ci ha poi portato a spasso per gran parte dei rifugi che volevamo vedere. Dal Rifugio Bignami alla Marinelli. E ogni montagna, vista da un altro punto di vista, la fa sembrare diversa. È stato come fare un tour attorno al Bernina.

GIORNO 3: Vista sulle dighe di Campo Moro 15/09/20

Dalla notte precedente, passata al rifugio A. Rusconi, le due notti successive hanno avuto invece un gusto diverso. Due notti passate in tenda, in un hotel a cielo aperto.

Dopo aver superato il Rif. Marinelli, ci siamo fermati per passare la notte. Avevo calcolato di fermarci lì, a metà tra la Marinelli e il Rifugio Longoni, e così è stato come da programma.

Il quarto giorno è stato particolarmente importante perché siamo tornati per qualche ora a riconnetterci con la civiltà fermandoci a pranzare a Chiareggio. E questo è stato un momento chiave perché abbiamo fatto il carico di energie che si sono rivelate davvero preziose nei giorni successivi e che ci hanno permesso di dare una svolta al nostro itinerario.

Non sapevamo bene dove ci saremmo spinti quel giorno, ma la destinazione finale ci ha fatto avere un bel vantaggio sulla tabella di marcia. Direzione Maloja, passando la notte al passo del Muretto.

GIORNO 4: Superato il Rifugio Longoni, direzione Chiareggio 16/09/20

Come dicevo prima, anche questa notte l’abbiamo passata in tenda, ma bisogna ammettere non sempre tutto ti va bene e quella notte le ore di sonno sono state poche. L’umidità che c’era nell’aria per via del clima settembrino ci ha fatto ragionare sul fatto che rimanere lì fermi a prendere freddo serviva a poco. E allora siamo partiti tra le ombre e il silenzio di una mattina dove il sole del quinto giorno non era ancora sorto.

E che però come giornata oggi però ci ha regalato tanto. Forse più di tutti gli altri giorni perché nell’aria sentivamo l’odore di casa e l’odore delle nostre montagne.

Un’altra cosa però mi ha colpito. Se vivi in montagna, sei abituato a fare su e giù. Nelle tue gambe la pianura c’entra poco. Un po come se il cervello registrasse quei momenti altalenanti.

È stata una bella cavalcata quel giorno, i laghi dell’Engadina ci hanno accompagnato in tutto il suo percorso. Da Sils Maria a Silvaplana per poi raggiungere St. Moritz.

GIORNO 5: Lago di Silvaplana, direzione Livigno 17/09/20

Però quello che dicevo sul fatto di camminare in pianura, è che se non ci sei abituato ti stanca, ma quel che abbiamo fatto in questa nostra penultima giornata è stata una vera galoppata. Ed è allora che ti accorgi di essere un animale di montagna. Che la pianura è vero stanca, ma quando arriva la salita capisci che allora inizia il divertimento. E così è stato.

Sì perchè la meta finale che ci ha ospitato in questa nostra ultima notte è stata a quota 2858 m. Il monte delle Rezze, grazie al bivacco “Madonnon” creato dagli Alpini esattamente 20 anni fa. E nel mentre che ci avvicinavamo alla nostra ultima meta, la spinta maggiore ci è stata data dalle nostre montagne e dall’aria di casa. Rimaste lì e che intravedavamo in lontananza e ci aspettavano. E’ stato bellissimo rivedere quei panorami che ci hanno accompagnati alla partenza, ma visti dall’atra parte. Come si poteva immaginare anche quella notte ha portato poco sonno. I chilometri nelle gambe sono stati tanti, e il peso dello zaino mi ha dato una bella stropicciata.

La mattina del sesto giorno ci siamo alzati, abbiamo guardato fuori e visto Livigno che si sveglia all’alba con un colore uguale ma che a te sembra diverso. Perché personalmente questo viaggio mi ha riempito dentro, e le soddisfazioni arrivano quando pensi ad un’avventura del genere e le aspettative che ti fai sono tante. Poi piano piano inizi a comporlo e lo realizzi, finchè non capisci che realmente hai portato a termine quello che prima era sono un’idea. Provare per credere si diceva. Ti accorgi così che sei riuscito a fare qualcosa che magari non interessa a tutti, ma che per te sa di speciale. Che l’avventura che hai portato a termine è stata fatta mettendo insieme cose semplici.

E come ho già scritto: “La sensazione più grande che ha ancora più dell’incredibile però è la soddisfazione che ti rimane dentro e ti riempie dall’interno quando sai di aver passato una grande giornata, senza però fare niente di speciale, ma senti che è stata grande

Questa è stata la mia avventura”.

Profilo: Andrea Nana


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