outdoortest.it GUIDA ALL'ACQUISTO DEI TUOI ATTREZZI SPORTIVI
OUTDOORTEST

TORNA AL MAGAZINE

Cicloviaggio in autonomia alla scoperta della Sardegna del nord

Martina ci racconta tutto quello che c'è da sapere su attrezzatura, percorso, emozioni

Alice Dell'Omo Scritto il
da Alice Dell'Omo

Articolo a cura di Martina Tremolada

Pedalare in Sardegna è stato un desiderio che ho cullato per un po’ di tempo finché a Novembre 2021 ho preso il traghetto da Livorno e sono arrivata a Olbia, alla scoperta del nord dell’isola. Per questa avventura non sono sola, ma c’è con me Francesco, anche lui cicloviaggiatore.

Le nostre bici cariche per il viaggio

La scelta del percorso

Nella pianificazione dell’itinerario hanno giocato un ruolo fondamentale, in primis, il tempo a disposizione e, in secondo luogo, le tratte dei traghetti che collegano l’isola al “continente”.
Abbiamo una settimana e i traghetti utili attraccano solo a Olbia, considerato che i mezzi pubblici come treni e bus sono abbastanza difficili da gestire in bassa stagione e per di più con le bici al seguito, decidiamo che faremo un giro ad anello da e per Olbia.
Dapprima pedaleremo lungo la costa nord per arrivare fino a Porto Torres, dove ci fermeremo due notti per avere un giorno da dedicare interamente all’iconica isola dell’Asinara. Il nostro itinerario proseguirà verso sud per raggiungere la città di Alghero, da dove poi taglieremo nell’entroterra per tornare a Olbia.

La traccia del percorso nella totalità dei suoi 490 km

Il programma di massima ci sembra più che soddisfacente. Non pianifichiamo le singole tappe perché – si sa – quando si viaggia in bici l’ingrediente fondamentale è l’elasticità e, pedalando in autonomia, abbiamo la libertà di poterci fermare potenzialmente ovunque.

Altimetria dei 4.000 m d+ totali

Focus: equipaggiamento

L’attrezzatura nelle borse da cicloturismo

Le nostre bici sono cariche dell’essenziale (e – come spesso succede – anche qualcosa in più). Io viaggio in assetto da cicloturismo con le borse laterali Vaude da 15 litri l’una, invece Francesco sceglie la modalità bikepacking.

Attrezzatura da campeggio

Questo viaggio è l’occasione per collaudare due new entry nella mia attrezzatura da campeggio. La tanto anelata tenda Sea to Summit Telos TR2 è la nostra casa,insieme al suo sottotelo per proteggere dai graffi l’ultimo gioiellino sfornato dall’azienda australiana e per isolarci leggermente dal terreno.
Per dormire ho il sacco a pelo Nemo Disco 30, particolare per la sua forma estremamente comoda senza rinunciare troppo a leggerezza e compattezza. A questo sacco in piuma abbastanza caldo, abbino un classico materassino gonfiabile che, viste le temperature tutto sommato miti, con i suoi 5 cm di spessore è sufficiente per isolarmi dal terreno.
Per completare l’attrezzatura, ho un coltellino svizzero Victorinox con il set di pentole e fornello di Odoland che ci consente di essere autonomi anche sui pasti. A questo proposito abbiamo una capacità totale di quasi 6 litri di acqua tra borracce da bici e borracce a sacchetto, da riempire in caso di bisogno.

La SeaToSummit Telos TR2, nostra casa per una settimana
Attrezzatura per la bici

Per la manutenzione della bicicletta porto una camera d’aria, il set di toppe (con mastice e carta vetrata), i leva copertoni, la pompetta per gonfiare le gomme e l’immancabile multitool con cacciaviti per qualsiasi eventuale regolazione e persino lo smaglia catena.

Abbigliamento

Nelle borse da bici non c’è troppo spazio e allora anche sulla scelta dell’abbigliamento bisogna essere completi senza portare capi in eccesso. Come in montagna, è importante vestirsi a strati. La base è composta da due completi da ciclismo estivi, che possono essere combinati con un gilet antivento Montura, una maglietta termica intima Mico, un micropile Mico, il piumino sottoguscio Arc’Teryx e infine il guscio esterno Patagonia. Per proteggere le gambe ho i classici “gambotti” da ciclismo che dalla caviglia coprono fino a dove arriva il pantaloncino e come strato esterno porto i pantaloni impermeabili elasticizzati Mountain Hard Wear. Questi possono servire anche in caso di freddo o di vento e la stessa funzione multipla può essere svolta dai copri scarpe Vaude, anch’essi in Goretex.
Indosso le Fizik Terra Ergolace X2 che, oltre a essere di una comodità rara, sono adatte al viaggio in bicicletta perché permettono di agganciare il piede consentendo una pedalata fluida, ma non sono di impiccio quando ci si ferma a visitare i luoghi: grazie all’attacco spd rientrante nella suola in Vibram, la camminata è naturale.
Ultimo ma fondamentale indumento del corredo da bicicletta è un poncho che ha la possibilità di essere attaccato al manubrio. Sicuramente non è aerodinamico e farà storcere il naso a molti, ma io mi trovo bene in quanto non si crea condensa all’interno e mi permette di essere asciutta anche sotto la pioggia battente.
Infine, ciò che non può mai mancare nel mio bagaglio è una maglietta in cotone che uso per dormire in modo tale da alternarla sulla pelle con i capi tecnici che vesto durante il giorno. Il corredo per i momenti di relax è completato da un paio di pantaloni elasticizzati Montura e un altro micropile così da potermi mettere qualcosa di asciutto nel caso in cui l’altro fosse sudato o bagnato dalla pioggia.

ei (rari) momenti senza pioggia il clima era mite e bastava il gilet. Foto di Francesco, Life in Travel
Extra: beauty, farmacia da viaggio ed elettronica

Il piccolo e compatto beauty è composto da saponi biologici per non disturbare la natura, ciò che serve per l’igiene di base (non possono mancare le salviette umidificate) e un sapone, anch’esso biologico, per il bucato e le stoviglie.
A questo si abbina un kit di primo soccorso di base con l’occorrente per piccole ferite e punture di insetti. Andando in Sardegna, seppur fuori stagione, sono sicura che non serve portare altre medicine potendo trovare facilmente farmacie sulla strada.
Infine, il reparto elettronica, quello più pesante, è composto da GoPro Hero 8, Macchina fotografica compatta, Garmin Oregon 700, luci per la bicicletta, powerbank da 26.000 Mh e telefono.


Il viaggio

La costa settentrionale sarda: da Palau a Porto Torres

La carta del sacchetto, scricchiolando, libera il dolce profumo di brioches calde appena sfornate. Sul mio viso un sorriso stampato e difficile da scalfire. Nemmeno la pioggia che comincia a battere sulla tettoia del bar sembra minacciare l’entusiasmo del viaggio.

Al riparo dalla pioggia sotto la tettoia

La partenza da Palau è stata rallentata perché ci siamo illusi che il prepotente acquazzone potesse finire e abbiamo invano aspettato di poter pedalare all’asciutto. Però, stare al tavolino di un bar a fissare la strada sperando di percorrerla quanto prima, non piace a nessun avventuriero; quindi, ci copriamo con i vestiti impermeabili e cominciamo la nostra giornata che ci condurrà lungo la costa settentrionale.

Essendo un periodo di bassa stagione, possiamo permetterci di viaggiare sulle strade principali che rimangono poco frequentate dalle macchine. Percorrendo la statale 133 verso ovest, la pioggia decide di darci tregua e si affaccia un timido sole.
A pochi chilometri da Palau la nostra attenzione viene attirata da un albergo abbandonato e decidiamo di fermarci per una rapida visita. La prerogativa dei cicloturisti lenti come noi è proprio quella di esplorare la strada, più che percorrerla dalla partenza all’arrivo.

Le strade principali sono semi-deserte e possiamo goderci il panorama

Passata la prima decina di chilometri, teniamo la destra e proseguiamo sulla statale 133 bis che, dopo 20 km, ci porta fino a Santa Teresa di Gallura dove arriviamo sotto la pioggia battente, tornata a innaffiarci.

Il famoso borgo ci appare nella sua cruda versione originaria: non ci sono turisti nei paraggi, i bar e i ristoranti sono chiusi e l’epicentro della vita cittadina è un piccolo supermercato dove ci fermiamo a fare la spesa per la cena che consumeremo una volta montata la tenda.
Prima di ripartire vorremmo visitare la Valle della Luna, altrimenti detta Cala Grande, situata nella parte occidentale del vicino promontorio di Capo Testa. Ci rendiamo conto, però, che il sentiero per arrivarci non è pedalabile, la pioggia continua imperterrita e il sole sta scendendo dietro l’orizzonte.
Decidiamo allora di raggiungere solo Capo Testa per poi proseguire la nostra pedalata verso ovest.

Uscendo dal centro abitato imbocchiamo la strada provinciale Castelsardo – Santa Teresa di Gallura (SP 90), tenendo il mare alla nostra destra dopo una ventina di chilometri arriviamo nel piccolo paese di Vignola. Sono quasi le 20, ma in giro non si vede nessuno.
Piantiamo la tenda nel campeggio di Vignola e finalmente possiamo toglierci i vestiti umidi.
La pedalata di oggi sulla carta sembra decisamente poco impegnativa perché per un totale di 55 km il dislivello positivo è di soli 550 m (e quello negativo di addirittura 600 m). Il meteo avverso e i giorni autunnali sempre più corti rendono davvero soddisfacente la giornata e possiamo considerare meritata la cena.

Risveglio sotto ai raggi del sole

La mattina seguente, ci alziamo quando il sole è già alto. Non ci pare vero e ne approfittiamo per stendere i vestiti mentre ripieghiamo la tenda. Risulta particolarmente utile in questi casi un piccolo panno in microfibra da passare sul telo esterno della tenda in modo tale che questa sia asciutta in poco tempo.

Uscendo dal piccolo centro di Vignola torniamo sulla strada provinciale Castelsardo – Santa Teresa di Gallura. Per la prima dozzina di chilometri la strada sale dolcemente dal livello del mare fino a 200 m di altitudine per poi farci percorre un divertente tratto in gran parte in discesa. Giunti al ventesimo chilometro, ci aspetta un altro giro di giostra che ci porterà, per i successivi 30 km, a oltre 200 m un paio di volte scendendo al livello del mare.

La vista panoramica sul borgo di Castelsardo dalla strada provinciale

Raggiungiamo così il borgo medievale di Castelsardo, dove ci fermiamo per una visita e per pranzo. Proprio mentre siamo al bar prenotiamo l’alloggio per la notte: ci fermeremo a Porto Torres. La ricerca non risulta facile perché, essendo bassa stagione, molte strutture sono chiuse. Troviamo una stanza in un B&B cui chiediamo conferma di poter mettere le bici al sicuro.

Ci rimettiamo in sella sotto la pioggia costante che è tornata a farci compagnia, ma che ormai non temiamo più. Per circa 15 km seguiamo la statale 200 dell’Angiona che costeggia il mare regalandoci uno splendido tramonto. Poi, quando ormai si è fatto buio, imbocchiamo la comoda ciclabile accanto alla strada provinciale (SP81) che ci porta direttamente in città a Porto Torres.

Dopo una meritata e rara doccia, ci prepariamo per cenare. Stavolta non siamo sotto al telo della tenda, ma ci permettiamo il lusso di mettere le gambe sotto a un tavolo di un’osteria tipica per gustare le delizie locali: dai culurgiones (tipica pasta ripiena) alle seadas (tortelli dolci ripieni di pecorino) recuperiamo abbondantemente le energie spese nei 90 km di oggi (dislivello totale di 830 m e negativo di 820 m).

Tiriamo le somme

Il viaggio è durato in totale una settimana piena, è stata pura avventura alla scoperta di una terra a me sconosciuta e che mi ha sempre attirata per la sua realtà davvero affascinante dal punto di vista naturalistico.
L’attrezzatura si è rivelata più che adatta alla tipologia di viaggio. La tenda ha retto ai forti venti (con un paio di picchetti e tiranti in più è in grado di reggere anche a raffiche più violente) e alle incessanti piogge, si è rivelata sicuramente affidabile anche per viaggi più lunghi e impegnativi. Il sacco a pelo, con le sue zip per la regolazione della temperatura, si è dimostrato adatto alle temperature dichiarate (limite -1°C e comfort 5°C che può facilmente salire, visto l’ottimo sistema di areazione). Il resto era tutto già collaudato e si è confermato affidabile.
Il percorso alla fine si è rivelato semplice nella sua oggettività, tanto da non farci cambiare i programmi davanti al meteo avverso che sicuramente ci ha rallentati. Tornerei di certo in terra sarda per percorrere le parti che mi rimangono ancora sconosciute.

La tenda, sferzata dalle raffiche di vento, rimane ben salda

In definitiva, quindi, nemmeno questa avventura è riuscita a scalfire la mia solida passione per i cicloviaggi. In un mondo che corre sempre più veloce, tirare il freno a mano e salire in sella per godersi una lenta e genuina esplorazione di ciò che ci circonda credo sia un toccasana per il corpo e per la mente.

Significa premere il tasto pausa senza rimanere fermi, per continuare a evolversi.

Uno dei tanti spettacolari tramonti che abbiamo vissuto


Potrebbero interessarti anche

Campeggio invernale

Consigli pratici per rendere più confortevole il campeggio invernale: attrezzatura necessaria e come stare al caldo

Altracom s.a.s. di Alfredo Tradati - via Buonarroti 77 I-20063 Cernusco s/N (MI) - P.IVA 05019050961 - info@altracom.eu - Outdoortest.it è una testata giornalistica registrata con Aut.Trib.di Milano n. 127/2020. Direttore Responsabile: Alfredo Tradati

Made by

Pin It on Pinterest