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Si possono prevedere le valanghe?

Scopriamo perché risulta così difficile dara una risposta a questa domanda e quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per cercare di evitare di essere coinvolti in un incidente

Scritto il
da Luca Tessore

Chiunque frequenti la montagna innevata, inevitabilmente finirà per porsi la domanda: “è sempre possibile prevedere le valanghe?”. Molto probabilmente avete in mente una risposta, ma in questo articolo si vuole andare oltre, cercando di analizzare come mai sia un tema così complesso.

La risposta è … dipende!

Una risposta piuttosto insoddisfacente ma vediamo di capire il perché vi è una simile incertezza.

Ad oggi è molto più semplice mandare l’uomo sulla luna che prevedere una valanga. Quindi, per rispondere alla nostra domanda se “è possibile prevedere le valanghe”, l’unica risposta possibile è: dipende a quale scala spaziale e temporale vogliamo lavorare. Il problema principale sono le innumerevoli variabili, che in un sistema naturale diventano talmente alte che diventa impossibile costruire un modello da cui ricavare una previsione affidabile per qualsiasi dimensione spaziale e temporale. Tuttavia, viene in nostro aiuto il concetto di probabilità alla scala sinottica (almeno 100 km2), ossia quella con con cui il bollettino valanghe viene elaborato, il quale tende a quantificare statisticamente i pendii pericolosi (quelli più ripidi di 30°) con una suddivisione che va da “pochissimi” a “sulla maggior parte”. Quindi, nonostante sia impossibile prevedere una valanga specifica in un singolo punto di un pendio, per muoverci con maggiore consapevolezza possiamo utilizzare il concetto di probabilità, riferito a tutti i pendii ripidi definiti pericolosi in un’area omogenea di almeno 100 km2, adottando misure di gestione del nostro rischio (esposizione al pericolo e riduzione delle conseguenze in caso di evento).

Prevedere le valanghe
Fonte UNV Reg Autonoma FVG AINEVA

Il peso della probabilità

Prevedere una valanga o, meglio, valutare la stabilità di un manto nevoso, significa correlare tutte le informazioni che abbiamo e decidere quanto il distacco sia probabile. L’incertezza maggiore per un escursionista risiede proprio nel valutare se il manto nevoso reggerà il carico improvviso esercitato dal suo passaggio.

Infatti, la maggior parte degli incidenti da valanga (95% dei casi) sono provocati dalle stesse vittime che di certo non avevano previsto che si sarebbe staccata una valanga sotto i loro piedi, ma avrebbero potuto prevederla?

Come abbiamo detto le valanghe non si prevedono a scala locale (singolo pendio o tratto di pendio); a volte si va davvero vicino al superamento della soglia di frattura, e ignari continuiamo la nostra escursione senza nemmeno accorgercene. Tuttavia, resta il fatto che se causiamo una valanga abbiamo sbagliato le nostre valutazioni con o senza consapevolezza, il risultato è lo stesso.

Prevedere le valanghe
Fonte UNV VdA AINEVA e FMS

Bollettino valanghe e prevedibilità

L’unica strategia che possiamo adottare, e che in un certo senso ci permette di “prevedere” le valanghe, è quella di scegliere itinerari seguendo le indicazioni riportate sul bollettino. Di fatto, dobbiamo evitare tutte quelle aree considerate pericolose in quella determinata giornata. Questo strumento non ci dirà con esatta precisione  dove e quando ci sarà un distacco o se quel preciso pendio reggerà o meno il nostro passaggio, ma ci fornirà un criterio per valutare le zone in cui è più probabile essere coinvolti in un incidente da valanga. Ecco che i nostri itinerari devono nascere da casa escludendo quelle zone.

Grado di pericolo e incidenti

Se prendiamo in considerazione la curva degli incidenti da valanga, in relazione al grado di pericolo (scala da 1-debole a 5-molto forte), notiamo che la maggior parte degli incidenti avvengono con grado 3-marcato seguito dal grado 2-moderato. Un dato statistico poco intuitivo, che in realtà ci spiega benissimo quanto pesa la probabilità nel valutare un manto nevoso e quindi nel prevedere un distacco.

Infatti, su una scala che va da 1 a 5, il grado di pericolo 3 sta apparentemente nel mezzo, una posizione ambigua che molti, erroneamente, valutano come condizione favorevole più o meno ovunque. Alcuni escursionisti nel valutare le condizioni di stabilità abusano della statistica e più o meno consapevolmente radicano un’idea semplificata del bollettino. Fino al grado 3 posso andare più o meno ovunque, con grado 4 e 5 non esco di casa. Una sorta di on/off, come una scala ridotta a 2 gradi di pericolo che diventa una semplificazione pericolosa in un mondo variegato come lo è la montagna. Come ci ricorda il Dott. Geol. Igor Chiambretti, responsabile tecnico dell’AINEVA, “la scala di pericolo valanghe, infatti, non è una scala lineare bensì esponenziale: ossia, la probabilità di distacco valanghe (provocate o spontanee) più che raddoppia passando da un grado a quello successivo e già con il grado 1 – debole, per quanto remota e molto localizzata, esiste una probabilità di circa il 2% di attività valanghiva“.

Prevedere le valanghe
Fonte CVA ARPAV AINEVA

L’attendibilità dei test di stabilità

Talvolta può capitare che, nonostante la pianificazione dettagliata dell’itinerario in relazione al grado di pericolo, ci ritroviamo in condizioni peggiori di quelle previste. Valutare il manto nevoso in quel preciso pendio non è una cosa semplice, a volte neanche per gli esperti.

Purtroppo, nel prevedere una valanga, nemmeno le prove di stabilità come il blocco di slittamento o il test della pala ci dicono con certezza se un pendio è stabile. Infatti, eseguendo diverse prove di blocco di slittamento su un pendio di trenta metri per quindici, si sono registrati valori discordanti. Capirete bene che su un intero pendio la variabilità aumenterebbe ulteriormente. Per questo i test di stabilità servono esclusivamente per darci delle indicazioni in più e non come strumenti decisionali.

Il singolo test di stabilità, precisa il Dott. Igor Chiambretti, consente di valutare correttamente la stabilità/instabilità del manto nevoso solo nel 65-70% dei casi. Solo un secondo test di stabilità, effettuato a 25 – 30 m di distanza dal primo e che fornisca risultati simili ci consente di migliorare la nostra valutazione ad un 85-95% lasciando comunque un’incertezza residua. In ogni caso, inoltre, la valutazione locale della stabilità/instabilità del manto nevoso deve sempre utilizzare, oltra ai test di stabilità, ulteriori indizi/osservazioni (attività valanghiva spontanea, osservazione della formazione di crepe nel manto nevoso nei punti di applicazione del sovraccarico, whumpfs) che oggettivizzino la valutazione.

Le valanghe si “prevedono” da casa, ma attenzione agli imprevisti!

Difronte ad un pendio incerto è molto difficile valutarne la stabilità e capire se reggerà il tuo passaggio. Se ti ritrovi in questa situazione significa che hai fatto male i conti a casa e durante l’avvicinamento a quel pendio. Infatti, come abbiamo detto l’unica possibilità che abbiamo per “prevedere” una valanga è durante la pianificazione di un itinerario e lungo il percorso che ci conduce a quel sito. Soltanto con il ragionamento basato sui dati del bollettino nivometeorologico, lo studio della cartografia e l’esperienza potrai pianificare l’itinerario più sicuro, evitando tutti quei luoghi e passaggi obbligati in cui si rischierebbe di essere coinvolti da un incidente da valanga. Ecco che imparare a leggere e interpretare correttamente il bollettino è fondamentale (scopri come si interpreta il bollettino valanghe).

Tuttavia, durante l’escursione si dovrà comunque prestare attenzione a quelli che sono definiti i segnali di pericolo (per scoprirli leggi QUI) che potrebbero comunque presentarsi in quanto il bollettino dà  un’indicazione generale e non puntuale di quella che è la situazione nivometeorologica di un’area vasta.

prevedere le valanghe
Distacco da forte sovraccarico_Fonte AINEVA

Si dovrà pertanto essere sempre pronti a variazioni o rinunce, un atteggiamento indispensabile per qualsiasi escursionista. Se proprio vorrete percorrere un pendio che ritenete potenzialmente pericoloso, adottate almeno delle misure volte a contenere le conseguenze:

  • transitare una persona alla volta (con ARTVA naturalmente in trasmissione e correttamente indossato)
  • osservare a vista il compagno che percorre il pendio stazionando in luoghi sicuri;
  • muoversi cercando di esercitare solo un debole sovraccarico (evitando curve in conduzione o saltate, velocità eccessiva, cadute);
  • avere bocca e naso protetti ed indossare la giacca a vento od altri indumenti protettivi e caldi;
  • bastoncini impugnati senza laccioli.


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